V. Thomas Pynchon
Sono infine riuscita a trovare questo volume, che cercavo nella mia libreria da tempo.
Come tutti sapete Pynchon è un autore molto particolare e a quanto dicono di non facile lettura, ho deciso di iniziare da questo V. che è un'entità misteriosa, forse è il principio stesso della femminilità. V. assume molteplici aspetti e sembianze, e sfugge ad ogni precisa identificazione. V. è di volta in vlta la dea Venere e il pineta Venere, la Vergine, la città della Valetta a Malta, il Venezuela, l'immaginaria terra di Vheissu. V. è anche molte donne: Vittoria, Veronica, Violet...
Bene mi butto nella lettura nella speranza che qualcuno mi accompagni....A presto
Come tutti sapete Pynchon è un autore molto particolare e a quanto dicono di non facile lettura, ho deciso di iniziare da questo V. che è un'entità misteriosa, forse è il principio stesso della femminilità. V. assume molteplici aspetti e sembianze, e sfugge ad ogni precisa identificazione. V. è di volta in vlta la dea Venere e il pineta Venere, la Vergine, la città della Valetta a Malta, il Venezuela, l'immaginaria terra di Vheissu. V. è anche molte donne: Vittoria, Veronica, Violet...
Bene mi butto nella lettura nella speranza che qualcuno mi accompagni....A presto
Discussione iniziata da silvia toccafondi , 4387 giorni fa
Risposte
Anni fa, incuriosita dal commento superlativo di un'amica lettrice, comprai (pur non sapendo minimamente chi fosse Pynchon) un tomo gigantesco dal titolo: "Un giorno". Ancora lo devo aprire, intimorita nel corso degli anni, dai commenti sulla difficoltà di scrittura di questo autore Ma siccome amo le sfide, prima o poi la sfida verrà da me accettata. Silvia complimenti per le tue belle, interessanti e impegnative letture
Sono felice di averti incuriosito, è già un successo per me. Io credo che sia un'opera davvero interessante e importante, anche se non ho letto altro di Pynchon, sono convinta che a breve leggerò tutta la sua bibliografia.
Grazie Silvia! Del diario e dell'informazione, credo di aver capito il genere, ora aspetto la recensione. Sono sicuro di leggerlo qui a poco, non so perchè, ma ci sono libri che anche s enon hai mai sentito nominare ti colpiscono e assillano.
Conclusa la lettura e quest'avventura fantastica posso solo affermare di non riuscire a capire le critiche mosse da molti lettori sull'inaccessibilità della lettura. Lo stile è molto semplice, la trama è un groviglio di fili che attraversano tutte le tonalità del grigio. V. viene in qualche modo circoscritta, descritta e compresa, ma è un'entità sfuggente, evanescente, ma allo stesso tempo tangibile ed umana. Non è la trama che si deve cercare, ma il trasporto delle descrizioni, l'attenta rappresentazione della società che cambiava, di un'america i cui giovani sono allo sbando, senza più giuda senza ideali senza futuro e allora Stecil uno scopo se lo inventa, la ricerca di V. per ricercare un passato che ha perduto e creare un futuro che non esiste e Pynchon rende reale ciò che è falso e falso quasi raccapricciante e incredibile ciò che davvero è accaduto.
Forse sarebbe necessaria una guida alla lettura per la quantità infinita di citazioni, riferimenti di qualunque genere, dalla storia, (dall'ottocento fino al presente del libro), alla musica. Non si può per definizione definire un romanzo generazionale, ma lo è, non si può definire un romanzo storico, ma lo è, non si può definire un romanzo d'amore, ma a suo modo lo è, non si può definire un romanzo di formazione ma lo è...è un' opera meravigliosa, completa, simpatica e onirica; il lettore deve lasciarsi trasportare dalle immagini senza fissarsi sulla trama che è irrilevante ai fini delle numerose metafore che compongono questo poliedrico gioco di specchi, i personaggi sono pedine che non creano empatia, ma permettono all'autore di sviluppare il suo pensiero, libero e contrario ad ogni forma di oppressione.
Credo che sia un'opera che non può mancare nel bagaglio culturale, ma che deve seguire un iter cronologico nella sperimentazione che ha avuto luogo nel novecento, cominciando con Proust, proseguendo con Joyce e Faulkner, altrimenti rimane quasi incomprensibile, quasi un crittogramma si cui manca la chiave di lettura.
Buona lettura.
PS. A Daniele: non c'è ombra di speranza, l'idea che si ha è di una storia che si riflette e che si ripropone sempre uguale a se stessa, agghindata in modo diverso ma sempre la medesima.
Forse sarebbe necessaria una guida alla lettura per la quantità infinita di citazioni, riferimenti di qualunque genere, dalla storia, (dall'ottocento fino al presente del libro), alla musica. Non si può per definizione definire un romanzo generazionale, ma lo è, non si può definire un romanzo storico, ma lo è, non si può definire un romanzo d'amore, ma a suo modo lo è, non si può definire un romanzo di formazione ma lo è...è un' opera meravigliosa, completa, simpatica e onirica; il lettore deve lasciarsi trasportare dalle immagini senza fissarsi sulla trama che è irrilevante ai fini delle numerose metafore che compongono questo poliedrico gioco di specchi, i personaggi sono pedine che non creano empatia, ma permettono all'autore di sviluppare il suo pensiero, libero e contrario ad ogni forma di oppressione.
Credo che sia un'opera che non può mancare nel bagaglio culturale, ma che deve seguire un iter cronologico nella sperimentazione che ha avuto luogo nel novecento, cominciando con Proust, proseguendo con Joyce e Faulkner, altrimenti rimane quasi incomprensibile, quasi un crittogramma si cui manca la chiave di lettura.
Buona lettura.
PS. A Daniele: non c'è ombra di speranza, l'idea che si ha è di una storia che si riflette e che si ripropone sempre uguale a se stessa, agghindata in modo diverso ma sempre la medesima.
Quasi giunta alla fine di questo libro, meravigliosa opera post moderna, non posso che fare un mea colpa per non essermi avvicinata prima alla lettura. Si respira un'aria sensazionale, tangibile, quasi reale. La ricerca di V. passa per molti vicoli, molte strade, per mare e per città lontane, come la ricerca di qualcosa di importante, ma di sconosciuto, qualcosa che esiste ma che non è mai stato visto. Ciò che più risalta agli occhi è la conoscenza dei fatti narrati, tale da incuriosire e da rendere ogni personaggio e ce ne sono tantissimi, del tutto calato nel contesto, caratterizzandolo in modo preciso e molto definito. Stencil, il protagonista appare in tutta la sua umanità, fatta di curiosità e di paure, di istinti e di rimorsi e cresce durante tutto il romanzo così come Profane, ossessionato dagli oggetti inanimati si rende protagonista della maggior parte degli eventi importanti suo malgrado.
Conto domani di finirlo e poter dare una visione d'insieme più ampia e definitiva.
Conto domani di finirlo e poter dare una visione d'insieme più ampia e definitiva.
Diciamo che V. non si può considerare un romanzo storico, poiché tratta di argomenti svolti al massimo nel 1904 ed egli è nato nel 1937, per cui i racconti possono essergli stati raccontati, mentre un romanzo si può definire storico solo quando l'autore può basarsi solo su documenti. Il libro è stato pubblicato la prima volta nel '61 e il presente narrato è tra il 55 e il 56 per cui sia la prima che la seconda guerra mondiale sono state combattute e il capitolo in cui parla della guerra degli Herero fa riferimento ai genocidi e in modo neanche troppo velato la memoria corre alla Germania nazista e in questo senso i cicli vengono ripetuti, anche il modo in cui gli Herero vengono descritti, per bocca di Foppl, che combatteva con von Trotha che mandò alla popolazione questo avvertimento: « Il popolo Herero deve lasciare il paese. Ogni Herero che sarà trovato all'interno dei confini tedeschi, con o senza un'arma, con o senza bestiame, verrà ucciso. Non accolgo più né donne né bambini: li ricaccerò alla loro gente o farò sparare loro addosso. Queste sono le mie parole per il popolo Herero. »;sembra quasi che gli Herero siano insetti fastidiosi, i bambini vengono lanciati in aria e infilzati nelle baionette e soprattutto quando la guerra finisce Foppl sente la mancanza di tutto questo. Pynchon non o dice in modo chiaro, ma la crudezza nelle descrizioni è un atto di denuncia al razzismo e al genocidio.
Per quanto riguarda la speranza..... per il momento non c'è n'è traccia, ma mi mancano ancora un duecento pagine, magari compare...
Per quanto riguarda la speranza..... per il momento non c'è n'è traccia, ma mi mancano ancora un duecento pagine, magari compare...
Interessanti considerazioni, in particolare l'osservazione relativa al caratere enciclopedico degli scrittori del primo novecento, e che forse continua ancora oggi, forse in modi diversi (penso ad esempio ai libri di Eco, tutti permeati da una moltitudine di storie che s'intrecciano a creare meravigliosi affreschi di epoche che si vogliono di nuovo agguantare) anche se in effetti un'impronta cosìdecisa, mutuata da una chiara visione della Storia, e quindi cifra del pensiero dell'autore, si perde oggi spesso nella memoria, nel ricordo, che sono in realtà l'anti-storia, sia per il carattere spesso cronicistico sia per il tipico tono drammatico contemporaneo. E' raro trovare romanzi (escludo quindi i saggi che appartegono ad un'altra area) con un'impronta storica decisa. MI viene in mente un romanzo Q, scitto da un gruppo di scrittori sotto pseudonimo, che però si rifà ad un periodo storico anteriore, mentre da quello che credo di capire, Pynchon tratta di un'epoca a lui coeva,
A parte questo volevo chiederti se la visione della storia da parte dell'autore tende più al pessimismo (che mi pare di inture quando scrivi "totale mancanza di apprendimento da parte degli uomini"), oppure privilegi una sorta di rassegnazione ad una ciclicità immutabile ed eterna, oppure se c'è un po' di speranza che brilla qua e là....?
A parte questo volevo chiederti se la visione della storia da parte dell'autore tende più al pessimismo (che mi pare di inture quando scrivi "totale mancanza di apprendimento da parte degli uomini"), oppure privilegi una sorta di rassegnazione ad una ciclicità immutabile ed eterna, oppure se c'è un po' di speranza che brilla qua e là....?
Di pagina in pagina il lettore si trova a camminare sul filo di una ragnatela, intricata e appiccicosa, la trama diviene complicata, i personaggi numerosi, gli avvenimenti storici distorti, ma le atmosfere sono tangibile e reali.
Stecil, colui che è alla ricerca di V. non è solo un uomo, è "la ricerca di V." , è tutto ciò che porta a V., è chiunque cerchi V. e in un capito Pynchon gli fa assumere otto personalità diverse, tutte quante intente a cercare V.
Nel post precedente ho detto che gli avvenimenti storici sono rappresentati quasi come irreali, ne è un esempio la vicenda del genocidio degli Herero e dei Nama che è rappresentata in modo crudo, ma ben inserita nel contesto, a rappresentare l'essenza stessa degli uomini, senza che mai l'autore faccia trapelare una sorta di giudizio. Presente, passato e futuro ( ne è un esempio le conversazioni di Profane, quello dei coccodrilli per intenderci, con gli automi Schok e Shroud, manichino per testare gli incidenti automobilistici il primo e le radiazioni il secondo, che porta d una profonda riflessone sullo stato dell'anima umana e dell'umanità in generale) si fondono, quasi a rappresentare un ciclo continuo e la totale mancanza di apprendimento da prte degli uomini. Per il momento, ma conto di terminare molto presto il volume, quello che davvero stupisce è la cultura enciclopedica di quest'uomo, la coscienza approfondita di tantissimi avvenimenti che traspaiono ad ogni parola, ad ogni frase.
Un po' tutto gli autori della prima parte del novecento hanno questa gradevolissima caratteristica, scrivere romanzi in cui non sia narrata solo una storia, ma ci sia la Storia, che rimanga ai posteri come testimonianza del loro modo di vedere le cose e di interpretarle.
Stecil, colui che è alla ricerca di V. non è solo un uomo, è "la ricerca di V." , è tutto ciò che porta a V., è chiunque cerchi V. e in un capito Pynchon gli fa assumere otto personalità diverse, tutte quante intente a cercare V.
Nel post precedente ho detto che gli avvenimenti storici sono rappresentati quasi come irreali, ne è un esempio la vicenda del genocidio degli Herero e dei Nama che è rappresentata in modo crudo, ma ben inserita nel contesto, a rappresentare l'essenza stessa degli uomini, senza che mai l'autore faccia trapelare una sorta di giudizio. Presente, passato e futuro ( ne è un esempio le conversazioni di Profane, quello dei coccodrilli per intenderci, con gli automi Schok e Shroud, manichino per testare gli incidenti automobilistici il primo e le radiazioni il secondo, che porta d una profonda riflessone sullo stato dell'anima umana e dell'umanità in generale) si fondono, quasi a rappresentare un ciclo continuo e la totale mancanza di apprendimento da prte degli uomini. Per il momento, ma conto di terminare molto presto il volume, quello che davvero stupisce è la cultura enciclopedica di quest'uomo, la coscienza approfondita di tantissimi avvenimenti che traspaiono ad ogni parola, ad ogni frase.
Un po' tutto gli autori della prima parte del novecento hanno questa gradevolissima caratteristica, scrivere romanzi in cui non sia narrata solo una storia, ma ci sia la Storia, che rimanga ai posteri come testimonianza del loro modo di vedere le cose e di interpretarle.
Direi di iniziare con qualche notizia su questo autore, contemporaneo, statunitense del '37. E' un personaggio molto particolare dato che non si hanno che poche foto, vive rintanato da qualche parte senza né ritirare premi, né rilasciare interviste. A tal riguardo c'è chi dice che sia una strategia commerciale e chi, secondo me a ragione, ch'egli voglia comunicare col suo pubblico solo attraverso le sue opere. tutto questo ha creato una specie di alone leggendario intorno a Pynchon, ma non per questo meno interessante, infatti questa sua prima opera fu subito un successo di critica. Il genere è il post moderno, una sublime sequela di parole delle quali non è possibile modificarne neppure una, tale e tanta è la perfezione.
Per il momento ho letto solo 250 pagine e lo stile è molto semplice, quasi minimalista, quasi in antitesi con la complessità del contenuto, la ricerca di qualcosa di evanescente, ma allo stesso tempo concreto e Pynchon si diverte a giocare con la storia, facendo apparire irreali vicende storiche e pura realtà avvenimenti frutto solo della sua fantasia, in un gioco di specchi nel quale un lettore disattento si perde per non trovarsi più.
Una curiosità, non so se abbia inizio proprio da questo volume o se anche Pynchon vi abbia attinto, ma uno dei protagonisti è un cacciatore e non indovinereste mai di cosa: coccodrilli albini buttati nel water e cresciuti nelle fogne di New York, proprio come la leggenda metropolitana.
Lo stile, dicevo, è essenziale, ma completo, appassionante, ogni descrizione e ce ne sono tante, è necessaria e il capitolo in cui si parla di Firenze è davvero incredibile, sembra di essere nelle strade, tra l'altro ancora identiche ad allora e di respirare gli odori e sentire i rumore e scorgere da Palazzo Vecchio le vecchie strade e gli Uffizzi, ma tutto questo è solo il sottofondo a tutta la vicenda alla ricerca di V. per scoprire chi è o cosa è. Tutto parte da questo:
« Dentro V., dentro lei, c'è molto di più di quanto nessuno abbia mai sospettato.
Il problema non è tanto sapere "chi" è, ma "che cosa". Che cos'è? Dio non voglia che io sia mai chiamato a fornire questa risposta, né in questa sede, né in qualsiasi rapporto ufficiale. », una frase trovata in un manoscritto e da lì un lungo piano sequenza che almeno fino a questo momento ha reso la lettura un onirico viaggio nel tempo e nello spazio, negli odori e nei sapori.
Per il momento ho letto solo 250 pagine e lo stile è molto semplice, quasi minimalista, quasi in antitesi con la complessità del contenuto, la ricerca di qualcosa di evanescente, ma allo stesso tempo concreto e Pynchon si diverte a giocare con la storia, facendo apparire irreali vicende storiche e pura realtà avvenimenti frutto solo della sua fantasia, in un gioco di specchi nel quale un lettore disattento si perde per non trovarsi più.
Una curiosità, non so se abbia inizio proprio da questo volume o se anche Pynchon vi abbia attinto, ma uno dei protagonisti è un cacciatore e non indovinereste mai di cosa: coccodrilli albini buttati nel water e cresciuti nelle fogne di New York, proprio come la leggenda metropolitana.
Lo stile, dicevo, è essenziale, ma completo, appassionante, ogni descrizione e ce ne sono tante, è necessaria e il capitolo in cui si parla di Firenze è davvero incredibile, sembra di essere nelle strade, tra l'altro ancora identiche ad allora e di respirare gli odori e sentire i rumore e scorgere da Palazzo Vecchio le vecchie strade e gli Uffizzi, ma tutto questo è solo il sottofondo a tutta la vicenda alla ricerca di V. per scoprire chi è o cosa è. Tutto parte da questo:
« Dentro V., dentro lei, c'è molto di più di quanto nessuno abbia mai sospettato.
Il problema non è tanto sapere "chi" è, ma "che cosa". Che cos'è? Dio non voglia che io sia mai chiamato a fornire questa risposta, né in questa sede, né in qualsiasi rapporto ufficiale. », una frase trovata in un manoscritto e da lì un lungo piano sequenza che almeno fino a questo momento ha reso la lettura un onirico viaggio nel tempo e nello spazio, negli odori e nei sapori.
Nè conosco l'autore, nè tantomeno il libro, ma leggerò con piacere il tuo "blog" di lettura, a giudicare dalle premesse del volume :-)
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