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Volevamo uccidere Hitler Volevamo uccidere Hitler

Volevamo uccidere Hitler

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18 luglio 1944. Philipp von Boeselager, giovane ufficiale di cavalleria della Wehrmacht durante il secondo conflitto mondiale, si trova sul fronte orientale e ha una missione per i suoi 1200 uomini a cavallo, una missione che conosce soltanto lui: tornare a Berlino in tutta fretta e occupare i centri di potere del Terzo Reich. Hitler fra poco verrà assassinato e Philipp fa parte del complotto. Bisogna salvare la Germania dal disastro della guerra e dall'infamia dei crimini nazisti: il regime sta distruggendo il vero spirito della nazione tedesca e l'esercito è ormai solo uno strumento in mano alla dittatura, che lo utilizza per compiere violenze, delitti e massacri. Figlio di un ex ufficiale della Grande guerra, di nobile discendenza renana, aristocratico, educato alla libertà di pensiero, al rigore morale e al patriottismo, Philipp von Boeselager è entrato nella Wehrmacht per tradizione familiare e, come molti suoi compagni, non ha intuito subito la reale pericolosità di Hitler. Ma quando le prove dell'orrore nazista diventano inequivocabili, la sua incredulità iniziale si tramuta in presa di coscienza di una realtà inconcepibile e inaccettabile. Come impedire altre morti inutili? Come arrestare il flagello incarnato dal Führer? Coltivare per sempre rimorsi e lacerazioni interiori oppure reagire? Pur essendo consapevole che i complotti contro il regime saranno considerati tradimento e crimine di Stato, Philipp è comunque convinto che la ribellione è il modo più nobile per rendere servizio e mostrare fedeltà alla propria patria. Diventa così parte attiva, insieme al fratello Georg, del piccolo gruppo di cospiratori Tresckow, composto da alti ufficiali e capeggiato da Claus von Stauffenberg. Tuttavia il 20 luglio 1944 il complotto, denominato operazione Valchiria, fallisce: lo scoppio della borsa esplosiva collocata nella sala riunioni della Wolfsschanze, il quartier generale di Hitler nella Prussia orientale, uccide tre persone, ma non il capo supremo del Reich. Von Stauffenberg e i suoi complici vengono individuati e giustiziati, mentre Philipp si salva: non viene tradito dai compagni e la disfatta militare tedesca impedirà la conduzione di un'inchiesta approfondita. Terminata la guerra, il giovane si stabilisce in Francia dove muore il 1° maggio 2008, ultimo sopravvissuto dei partecipanti all'operazione. Poco prima della sua scomparsa lascerà questa esclusiva e straordinaria testimonianza, una storia appassionante che sembra il frutto dell'invenzione di un romanziere, caratterizzata al tempo stesso da una grande onestà storica, che non indulge mai nella retorica o nel racconto edificante.



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Volevamo uccidere Hitler 2017-09-30 15:50:05 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    30 Settembre, 2017
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Viva la Resistenza tedesca, e tutte le Resistenze!

Amo leggere libri di questo genere che sono una testimonianza diretta di chi allora c’era. Il tema della Resistenza tedesca, poi, m’interessa e mi appassiona in modo particolare: penso che essa riscatti l’immagine di un Paese e di un’intera nazione che avrebbe meritato ben altro. Personaggi come Claus von Stauffenberg e tutti i congiurati della celebre Operazione Valchiria, così come i ragazzi della Rosa Bianca (dico un nome per tutti: Sophie Scholl) e tanti altri che pagarono a caro prezzo l’opposizione al regime, rappresentano infatti l’altro volto, quello decisamente migliore, della Germania della poco gloriosa epoca nazionalsocialista. Non dimentichiamo – e di questo sono fermamente convinta – che la prima vittima del regime hitleriano fu proprio lo stesso popolo tedesco, dal momento che fu intenzionalmente programmata l’eliminazione fisica dei disabili e di tutti i “diversi”, mentre un’intera generazione di giovani, nata e cresciuta a partire dai primi anni Trenta, veniva snaturata e allevata soltanto al fine di odiare il prossimo e combattere all’insegna dei falsi e insani miti della Grande Germania e della purezza della razza. Uomini come Stauffenberg, Tresckow, Philipp von Boeselager, autore di questo libro, ma anche personaggi come il generale Rommel, appartenevano invece a un’altra generazione che aveva conservato onore e cuore: militari sì, ma non macellai e anche se qualcuno fra loro aveva inizialmente gridato “Heil Hitler” sulle ceneri della Repubblica di Weimar (andiamo a rivedere, per favore, le pesanti responsabilità del Trattato di Versailles del 1919 e pure del cosiddetto appeasement di Francia e Inghilterra poco prima del ’39…), si era presto reso conto dello schifo che il führer e tutta la feccia intorno a lui (Göring, Himmler, Goebbels, solo per citare illustre parte di quella merda) stavano compiendo ai danni del Paese. Un regime che, a dimostrazione di quanto tenesse al popolo tedesco, non cessò di innalzare forche ed eseguire sommariamente condanne a morte fino all’ultimo, con i russi ormai alle porte di Berlino.
Questo libro di Philipp von Boeselager, militare di professione insieme al fratello Georg e salvatosi solo perché qualcuno dei congiurati, pur sotto tortura, non fece il suo nome, mette in luce come buona parte della Wehrmacht, persino ad alti livelli, non fosse a conoscenza della reale portata dei crimini nazisti da parte delle unità paramilitari delle SS e se quel maledetto 20 luglio 1944 l’Operazione Valchiria avesse avuto fortuna, essa avrebbe anticipato, sia pur di nemmeno un anno rispetto a quel che poi fu, la fine della guerra salvando, a dir poco, milioni di vite umane.
A chi ancora oggi si permette di affermare che «per i tedeschi i campi di concentramento non ci sono stati» (e non faccio nomi), consiglio di andare a rivedere la storica foto di Willy Brandt (un altro perseguitato tedesco, non a caso, durante quegli anni tremendi) in ginocchio al ghetto di Varsavia e a chi abbia avuto la pazienza di leggere fino alla fine questo mio commento al libro in questione di guardare (o riguardare) le scene finali di un noto film dedicato all’Operazione Valchiria:

http://germanhistorydocs.ghi-dc.org/sub_image.cfm?image_id=161&language=german

https://www.youtube.com/watch?v=15r-CX992DU

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... altri testi sulla resistenza tedesca (saggi, romanzi) e sulla storia della Germania nazista.
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Volevamo uccidere Hitler 2011-12-24 13:06:38 misu
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misu Opinione inserita da misu    24 Dicembre, 2011
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Contro il dittatore nazista

Questo libro affronta un argomento per così dire di nicchia : l’opposizione antihitleriana nella Wehrmacht. Chi prenderà in mano questo libro, si troverà di fronte alla testimonianza di un testime oculare degli avvenimenti che avrebbero potuto cambiare la storia della Germania. L’autore del libro non fu solo un testimone del complotto contro Hitler ma vi partecipò anche attivamente come membro del movimento di resistenza antinazista sviluppatosi nella Wehrmacht. Questo movimento tentò di elimianre Hitler nell’estate 1944.
Davanti al lettore prende corpo la maturazione di un giovane ufficiale che prende coscienza della brutalità e dei crimini comessi dal regime nazista. Questa sua presa di coscienza viene illustrata molto chiarmente nelle pagine del libro : esprienza diretta al fronte, l’opportuntà di incontrare ufficiali delle SS, che non mostrarono nessun segno di pentimento o di vergogna nel raccontare i massacri da loro perpetuati sul fronte orientale, racconti dei suoi colleghi ufficiali testimoni di eccidi contro la popolazione civile e dei soprusi inflitti ai prigionieri di guerra dell’Armata Rossa da parte di commilitoni o reparti delle SS.
L’orrore vissuto in prima linea aprì gli occhi al giovane ufficiale che scelse di fare qualcosa contro Hitler e i suoi sguaci.
Leggendo il libro un lettore attento può cogliere il travaglio psicologico e morele dell’ autore nel dovere sceglire tra due opzioni; seguire la proria coscienza e opporsi a Hitler o mantenere il giuramento alla sua persona. Questa scelta che apprentemente sembrava facile dal lato morale, non lo era invece secondo il codice militare della Wehrmacht: infrangere il giuramento avrebbe significato non solo tradire Hitler ma anche la Germania e il popolo tedeco. La domada che tra le righe ci pone l’autore è di persé molto semplice e sempre attuale: fino a che punto è lecito eseguire gli ordini se questi non sono in sintonia con i diritti civili di ogni sigla persona?
Presa di coscienza e decisione personale di aderire al movimento antihitlerinano dettate entrmabe dal credo religioso e dalle convizioni politche, questi due elmenti emergono con forza tra le righe di questo libro, che il lettore può precepire percorrendo lo stesso percorso di maturazione politica e morale intrapreso dall’autore.
Gli uomini come l’autore avevano trovato la risposta dopo un lugo travaglio morele e di riflessione profoda segliendo la via della resistenza nelle file dell’esrcito. La loro scelta era dettata dalla coscienza, dai valori morali e dalla visione politica nella quale era previsto un futuro diverso per il loro paese nella famiglia dei popoli europei.
In conclusione un libro da leggere per potere capire anche la Germania di oggi. Data la specificità del argomento trattato è utile acompagnare la lettura di questo testo con ulteriori libri sul argometo del nazismo e dell’ antinazismo in Germania.

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Tenendo conto del contenuto specifico del testo è utile avere delle nozioni sulla storia della Germania : potere nazista e forme di opposizione al regime hitleriano.
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