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Vestivamo alla marinara Vestivamo alla marinara

Vestivamo alla marinara

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Gli Agnelli, i principi dell'aristocrazia industriale italiana. Una famiglia in cui non è facile essere bimbi, adolescenti, giovani. Lo ricorda Susanna Agnelli in questo libro che è, a un tempo, una vivace raccolta di memorie familiari e un brillante ritratto dell'alta società negli anni compresi tra l'apogeo del fascismo e la fine della guerra. Un piacevolissimo intreccio di sentimenti e di avventure, di vita privata e vita pubblica, un sorprendente saccato di storia italiana.



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Vestivamo alla marinara 2022-03-19 11:31:59 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    19 Marzo, 2022
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RICORDI DI UNA DONNA STRAORDINARIA

“Vestivamo sempre alla marinara: blu d’inverno, bianca e blu a mezza stagione e bianca in estate. Per pranzo ci mettevamo il vestito elegante e le calze di seta corte. Mio fratello Gianni si metteva un’altra marinara. L’ora del bagno era chiassosa, piena di scherzi e di spruzzi; ci affollavamo nella camera del bagno, nella bagnarola, e le cameriere impazzivano. Ci spazzolavano e pettinavano i capelli lunghi e ricci, poi li legavano con enormi nastri neri”.

Nell’Avvertenza, Susanna (Suni per gli amici e i familiari) Agnelli, precisa che ha scritto”nel linguaggio che le è abituale nel parlare” i suoi ricordi d’infanzia fino al matrimonio con Urbano Rattazzi nel 1945. Un documento interessante per scoprire la vita delle famiglie dai grandi nomi nel ventennio fascista e durante la seconda guerra mondiale: il racconto di una parte della vita di questa donna straordinaria, diventata poi senatrice intelligente e lungimirante, sorella di Maria Sole, di Clara, legatissima all’amato Gianni, alla madre, donna Virginia, vedova anzitempo, che aveva dato alla luce ben sette figli.

Un nome importante che spesso sarà per lei un peso, e in altre occasione un indubbio vantaggio: i piccoli di casa Agnelli non hanno avuto certo vita facile nonostante la ricchezza. Governanti zelanti, un rigido rituale a tavola, libertà vigilata, merende poco gradite…Un papà sparito troppo presto e un nonno che riesce all’istante a togliere la potestà genitoriale alla nuora, per la relazione nata tra lei e Curzio Malaparte

“…bello, in una strana maniera esotica. Aveva i capelli neri, liscissimi, lucidi come velluto, tirati all’indietro su una testa molto rotonda. Le ciglia, che erano una cornice spessa intorno agli occhi scuri e brillanti, facevano parte del suo sguardo. Quando sorrideva le sue labbra si incurvavano e scomparivano; (…) Era una narratore affascinante”.

I primi anni scorrono tra Torino e Roma, luogo di vacanza, dove Suni conosce Raimondo, il suo primo amore giovanile e Galeazzo Ciano, circondato di adulatori, di cui l’autrice parla con affetto, ma non con particolare stima.
Dopo aver letto il libro, ho desiderato sapere di più su di lei, ho cercato immagini e interviste, testimonianze e mi sono resa conto che forse si parla veramente poco di lei, come di tutte le donne che hanno rischiato la vita sulle navi ospedale per curare, confortare soldati, italiani, alleati o nemici, indistintamente. Suni non aveva ancora l’età minima richiesta, ventun anni, quando insistette presso la madre affinché intercedesse per lei per farla lavorare nella Croce Rossa.
Incredibili e anche attuali, da mettere i brividi, le pagine in cui l’autrice racconta l’esperienza di crocerossina:

“L’estate è finita. Mi hanno imbarcato su un’altra nave. Siamo andati in Jugoslavia, Albania, Grecia a raccogliere i soldati feriti, disfatti, malati; non c’era luce nei loro occhi, nessun futuro a cui guardare”.

Con uno stile asciutto e cristallino, l’autrice racconta a brevi tratti, ma incisivi, quello che provava in quel tempo, i primi amori, i primi dispiaceri, l’importanza dell’amicizia, con una spontaneità disarmante. E viene fuori tutto il carattere di Susanna Agnelli: non era certo una donna dai facili sentimentalismi, insicura, anzi! era pragmatica, determinata, libera ed indipendente:

“Pensavo che ero stata una sciocca a interrompere gli studi. Mi sarebbe piaciuto diventare medico e capivo che dovevo fare in modo che la mia vita dipendesse soltanto da me stessa, senza costringere un’altra persona a creare per me il paradiso o l’inferno”.

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Vestivamo alla marinara 2012-02-03 16:13:51 isabella82
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isabella82 Opinione inserita da isabella82    03 Febbraio, 2012
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L'italia che non c'è più

Tra un viaggio a Torino e una tappa nella memoria bambina, ho riscoperto un bellissimo libro, Vestivamo alla Marinara. Trovo che sia uno spaccato ben descritto e socialmente interessante che ci parla di un paese sotto l'urgenza della guerra e del cambiamento, visto con gli occhi di una protagonista della nostra storia. Figlia di una famiglia potente e giovane ragazza piena di sogni e interessi, Susanna Agnelli dipana il racconto dall'infanzia segnata dal rigido distacco con i genitori, fino alla prima maturità, ovvero il matrimonio con Urbano Rattazzi. Nel mezzo troviamo le regole severe del mondo aristocratico e borghese, la ricerca di un'identità personale e il fortissimo legame con il fratello Gianni. La lettura è piacevole e ricca di spunti di riflessione. Chi poteva immaginare che una ragazza giovane e viziata potesse arruolarsi nella Croce Rossa durante la seconda guerra mondiale? Susanna Agnelli ci insegna a guardare oltre le apparenze, aprendoci le porte di un mondo che è stato l'Italia tra le due guerre.

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Vestivamo alla marinara 2011-01-01 09:42:02 barbara78E
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barbara78E Opinione inserita da barbara78E    01 Gennaio, 2011
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Vestivamo alla marinara

In Italia, credo che l’unica rappresentante dell’aristocrazia industriale sia la famiglia Agnelli. Questo non solo per la ricchezza, ma soprattutto per il loro stile di vita. Susanna, Suni, ce lo rivela, narrando la sua vita fino al matrimonio. E si scopre che i bambini Agnelli, quello che lasciavano sul piatto, se lo ritrovavano al pasto successivo, che erano seguiti da un’istitutrice inglese e che i contatti con gli “augusti” genitori avvenivano di rado poiché i figli li “annoiavano”.
Siamo in pieno fascismo, Galeazzo è di casa e Susanna Agnelli descrive uno spaccato che è anche storia di’Italia: il suo ingresso nella Croce Rossa, l’istituzione di un servizio di ambulanze durante l’avanzata degli Alleati, la fine del fascismo.
Lo stile pulito e scorrevole può far credere ad un romanzo, invece Suni racconta cosa vuol dire avere un nonno chiamato “il Senatore”, capace di togliere i figli alla nuora alla morte del padre di Susanna, così come aveva fatto con la figlia alla morte del genero, in una Torino popolata di nobili, istitutrici inglesi e balie.

In un’intervista ad Enzo Biagi, Suni disse che quando aveva dato il manoscritto al fratello Gianni, l’”Avvocato”, per avere un suo parere, questi era convinto che non l’avrebbe letto nessuno. Invece diventa un best-seller tradotto in molte lingue ed entrato nelle aule scolastiche: ricordo infatti, che c’erano alcune parti tratte da “Vestivamo alla marinara” nel mio libro di letture delle elementari.

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