Saggistica Storia e biografie Un bicchiere di acqua fresca
 

Un bicchiere di acqua fresca Un bicchiere di acqua fresca

Un bicchiere di acqua fresca

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Difficilmente il lettore italiano potrà rendersi pienamente conto della situazione nella quale la Russia si trovò (e per alcuni versi si trova tuttora) nella fase ultima della Perestrojka (detta popolarmente Katastrojka) e nei primi anni della “nuova Russia”, seguiti all’implosione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche negli anni a cavallo fra i due millenni. A tale comprensione potrà in parte contribuire il libro della più grande scrittrice russa contemporanea: Ljudmila Ulickaja. Questo è un libro importante. Non tanto per lo stile della narrazione o per essere uno degli ultimi scritti di Ljudmila Ulickaja; è importante per le cronache della vita quotidiana narrate e per i personaggi. Persone comuni che, improvvisamente, passano da una vita assolutamente normale al dramma della malattia del figlio. Un dramma in un contesto di difficoltà materiali e psicologiche spesso acutissime. Questo libro è importante perché aiuta il lettore italiano a comprendere l’opera, ormai decennale, dell’Associazione “Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus” ed il contesto in cui detta Associazione ha operato ed opera attualmente. Vi si narra con rara maestria dei problemi della vita di persone comuni nella Russia del passaggio dall’economia di Piano ad una società nuova contraddistinta da profonde contraddizioni. Contraddizioni ancor più stridenti nella società di un Paese, la Russia, così ricco di materie prime ma dove sono presenti al contempo il disagio, l’abbandono, vecchie e nuove povertà.



Recensione della Redazione QLibri

 
Un bicchiere di acqua fresca 2012-11-07 10:33:55 lilith shadows
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuti 
 
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Approfondimento 
 
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lilith shadows Opinione inserita da lilith shadows    07 Novembre, 2012
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Di grande interesse

Ljudmila Ulickaja è una delle più grandi scrittrici russe contemporanee, ma in questo libro la sua mano si percepisce appena, se non per la scorrevolezza del testo che rende veloce la lettura e l’efficace struttura narrativa che la rende interessante. La vera voce protagonista, infatti, quella che permane la narrazione, è quella dei testimoni: volontari, dottori, pazienti, genitori e bambini che hanno contribuito a creare e sviluppare la clinica pediatrica R.D.K.B. di Mosca o ne hanno usufruito. E per dare un volto alle voci, il volume è corredato da diverse fotografie, ritratti di persone e luoghi. Il racconto dell’Associazione è un collage di esperienze vere, testimonianze che rendono viva, coinvolgente, la cronaca di un progetto nato dall'impegno di un solo uomo, Padre Aleksandr Men, e perseguito negli anni da un gruppo sempre più vasto di volontari.
Lasciare che siano i diretti protagonisti a parlare è senza dubbio il mezzo più efficace per coinvolgere il lettore e aiutarlo a calarsi nella realtà descritta. Dà vita e calore a storie che parlano sì, di grande sofferenza, ma sono anche la testimonianza di ciò che l’uomo è in grado di fare con la propria volontà. Persone comuni come Lina Saltykova (presidente del gruppo volontari, attiva in prima linea quando ancora nemmeno esisteva un vero progetto), Kostja Sedov (uno dei primi volontari che hanno portato la clown therapy nella clinica, cosa impensabile fino ad allora), Serëža ed Elena piccoli pazienti che a distanza di anni descrivono le loro esperienze in modo semplice, diretto, narrando la loro realtà così com'è: con il suo lato crudo, duro, ma anche nelle esperienze di crescita personale, gioia, gratitudine. Una cronaca di vita e morte, o meglio, di vita in tutte le sue molteplici sfumature.
Il centro del volume è lo sviluppo della clinica pediatrica, ma non solo. Il punto di vista che ci viene mostrato si allarga e travalica i confini delle mura della struttura. L’intento di far conoscere il lavoro della clinica e soprattutto dell’associazione “Aiutateci a salvare i bambini Onlus” è evidente, ma l’importanza del libro, come enuncia lo stesso Ennio Bordato nella prefazione italiana, e anche ciò che contribuisce a rendere maggiormente interessante la lettura, è lo spaccato storico e sociale della Russia che viene mostrato e che è difficile anche solo da immaginare, per chi non l’ha vissuto direttamente. Qui traspare dal primo impatto con una struttura nuova ma abbandonata a se stessa, dove i bambini e le loro famiglie sono mandati dallo Stato quando affetti da malattie sconosciute o incurabili, anche per mancanza di medicine; dall'assassinio, a tutt'oggi irrisolto, del primo fondatore del gruppo volontari della clinica all'avvento dei primi cambiamenti e passi avanti; dallo sviluppo, con progressi discontinui, a tentoni, di una clinica ed un’associazione diventata oggi un punto di riferimento, fino alla scoperta di una Russia, citando gli stessi protagonisti: solidale, e fin ad allora sconosciuta dai suoi stessi cittadini. Un intero capitolo è dedicato agli eventi tragici di Beslan (2004).

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