Un bicchiere di acqua fresca
Saggistica
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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Di grande interesse
Ljudmila Ulickaja è una delle più grandi scrittrici russe contemporanee, ma in questo libro la sua mano si percepisce appena, se non per la scorrevolezza del testo che rende veloce la lettura e l’efficace struttura narrativa che la rende interessante. La vera voce protagonista, infatti, quella che permane la narrazione, è quella dei testimoni: volontari, dottori, pazienti, genitori e bambini che hanno contribuito a creare e sviluppare la clinica pediatrica R.D.K.B. di Mosca o ne hanno usufruito. E per dare un volto alle voci, il volume è corredato da diverse fotografie, ritratti di persone e luoghi. Il racconto dell’Associazione è un collage di esperienze vere, testimonianze che rendono viva, coinvolgente, la cronaca di un progetto nato dall'impegno di un solo uomo, Padre Aleksandr Men, e perseguito negli anni da un gruppo sempre più vasto di volontari.
Lasciare che siano i diretti protagonisti a parlare è senza dubbio il mezzo più efficace per coinvolgere il lettore e aiutarlo a calarsi nella realtà descritta. Dà vita e calore a storie che parlano sì, di grande sofferenza, ma sono anche la testimonianza di ciò che l’uomo è in grado di fare con la propria volontà. Persone comuni come Lina Saltykova (presidente del gruppo volontari, attiva in prima linea quando ancora nemmeno esisteva un vero progetto), Kostja Sedov (uno dei primi volontari che hanno portato la clown therapy nella clinica, cosa impensabile fino ad allora), Serëža ed Elena piccoli pazienti che a distanza di anni descrivono le loro esperienze in modo semplice, diretto, narrando la loro realtà così com'è: con il suo lato crudo, duro, ma anche nelle esperienze di crescita personale, gioia, gratitudine. Una cronaca di vita e morte, o meglio, di vita in tutte le sue molteplici sfumature.
Il centro del volume è lo sviluppo della clinica pediatrica, ma non solo. Il punto di vista che ci viene mostrato si allarga e travalica i confini delle mura della struttura. L’intento di far conoscere il lavoro della clinica e soprattutto dell’associazione “Aiutateci a salvare i bambini Onlus” è evidente, ma l’importanza del libro, come enuncia lo stesso Ennio Bordato nella prefazione italiana, e anche ciò che contribuisce a rendere maggiormente interessante la lettura, è lo spaccato storico e sociale della Russia che viene mostrato e che è difficile anche solo da immaginare, per chi non l’ha vissuto direttamente. Qui traspare dal primo impatto con una struttura nuova ma abbandonata a se stessa, dove i bambini e le loro famiglie sono mandati dallo Stato quando affetti da malattie sconosciute o incurabili, anche per mancanza di medicine; dall'assassinio, a tutt'oggi irrisolto, del primo fondatore del gruppo volontari della clinica all'avvento dei primi cambiamenti e passi avanti; dallo sviluppo, con progressi discontinui, a tentoni, di una clinica ed un’associazione diventata oggi un punto di riferimento, fino alla scoperta di una Russia, citando gli stessi protagonisti: solidale, e fin ad allora sconosciuta dai suoi stessi cittadini. Un intero capitolo è dedicato agli eventi tragici di Beslan (2004).