Ultime lettere da Stalingrado
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“[... ]finché non verrà Hitler a tirarci fuori.”
Naturalmente, Hitler non sarebbe mai andato a tirarli fuori da quel pantano che si rivelò Stalingrado nel 1942. Al Führer non importava niente della carne da macello né delle sofferenze di tutto il suo popolo. In verità, a nessuno di coloro che organizzano e guidano le guerre a tavolino sta a cuore la sorte di chi combatte.
Chi scrisse quelle parole rappresenta un’eccezione; la maggior parte dei soldati della 6^ Armata tedesca sapeva bene che la fine era segnata. E tale amarissima consapevolezza emerge in modo inequivocabile da queste lettere, partite con l’ultimo volo da Stalingrado assediata, sequestrate in patria dalla censura e raccolte infine in questo libro, così come da esse traspare tutta la disillusione nei confronti della cosiddetta Grande Germania. Sono le drammatiche voci dei vari Hans, Hermann e Franz che non fecero più ritorno a casa dai propri familiari; tutta gente che un tempo gridava “Heil Hitler!” ma che, in punto di morte, diede prova di aver compreso di aver commesso l’errore più grande della propria vita.
Trentanove lettere, trentanove vite stroncate nell’inferno dell’inverno russo. Un’unica corale testimonianza contro l’orrore e l’assurdità non solo di quella, ma di tutte le guerre.