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Tappe della disfatta Tappe della disfatta

Tappe della disfatta

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La Grande Guerra raccontata dall'altra parte delle linee, quella dei nemici austriaci. A descrivere le carneficine degli attacchi in massa, il terrore dei bombardamenti e l'inferno della trincea è un tenente d'artiglieria che in quei lunghi mesi visse le fasi alterne del conflitto su tutti i settori del fronte italiano. Un'opera di grande valore storico che, nello stesso tempo, rispecchia gli effetti emotivi di un'esperienza sconvolgente, fatta di sudore e sangue, coraggio e rassegnazione. Dagli altopiani dell'Isonzo al Pasubio, da Caporetto all'ultima offensiva sul Piave del giugno 1918, la dimensione autobiografica si dilata per coinvolgere il destino di centinaia di migliaia di uomini. Tutti uguali nell'orrore, tutti vittime del fuoco che brucia le nazioni.



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Tappe della disfatta 2013-04-08 15:58:33 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    08 Aprile, 2013
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Dall'altra parte del filo spinato

La prima guerra mondiale vide direttamente impegnati, l'uno contro l'altro, il Regno d'Italia e l'Impero d'Austria, quest'ultimo anche pesantemente coinvolto nel conflitto con la Russia zarista.
C'è un'abbondante storiografia italiana riguardante quella che fu chiamata "La Grande Guerra" , pubblicazioni di abbastanza facile reperibilità nelle librerie; meno facile è trovare qualche opera della parte avversa, degli sconfitti, e in tal senso c'è da ringraziare la Casa Editrice Mursia che ha dato alle stampe tre volumetti di Fritz Weber, di cui uno oggetto della presente disamina.
Il valore di "Tappe della disfatta" sta soprattutto nel fatto che il suo autore racconta la sua esperienza diretta in questo immane conflitto; tenente di artiglieria, operò su tutti i settori del fronte: dagli Altipiani di Folgaria e di Lavarone a quelli dell'Isonzo, dal Pasubio a Caporetto, fino all'ultima fallita offensiva sul Piave.
Lo stile, sobrio, ma avvincente, fa rivivere nel lettore grandi eventi e la vita di ogni giorno di questi nostri nemici che certamente penavano al pari de nostri soldati, verso i quali l'autore ha parole da avversario, da contendente equilibrato, mettendo in luce le pecche, che non erano poche, dei nostri alti comandi, ma evidenziando un rispetto profondo per noi italiani.
Ci sono pagine che fanno rabbrividire e altre che muovono alla commozione, ma su tutto emerge chiara l'insensatezza di un conflitto come risoluzione dei problemi.
Non ha forse il carisma di "Niente di nuovo sul fronte occidentale", più romanzo, per quanto stupendo, ma riesce a delineare con un'efficacia incredibile il quadro di una guerra
crudele e le fasi del disgregamento di quello che fu il grande impero austro-ungarico.
Per quanto ovvio, nel descrivere gli eventi si avverte lo spirito di parte, ma non trascende mai e, soprattutto, non stravolge le verità.
Per gli appassionati di storia della prima guerra mondiale sono dell'idea che questo libro sia imperdibile.

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