Saggistica Storia e biografie Sopravvissuta ad Auschwitz
 

Sopravvissuta ad Auschwitz Sopravvissuta ad Auschwitz

Sopravvissuta ad Auschwitz

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Quando fu liberata, con l'arrivo degli Alleati, Liliana Segre aveva 14 anni e pesava 32 kg. Come abbia potuto sopravvivere nell'inferno di Auschwitz in quelle condizioni, non sa spiegarselo ancora oggi. Non è mai più ritornata ad Auschwitz. Dopo tanti anni di voluto silenzio, la donna ha deciso di testimoniare per una serie di ragioni private e universali insieme: il debito verso i suoi cari scomparsi ad Auschwitz; la fede nel valore della memoria, e nella necessità di tenerla viva per tutti coloro che verranno dopo. Per tutti è importante conoscere ciò che successe allora e ricordare? Perché simili aberrazioni della storia non si ripetano più.



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Sopravvissuta ad Auschwitz 2018-01-27 20:00:42 siti
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siti Opinione inserita da siti    27 Gennaio, 2018
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INSTACABILE TESTIMONE

È notizia di questi giorni la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e da quasi trent’anni instancabile testimone pubblica della Shoah. Lo è diventata quando in lei è maturata l’esigenza profonda di condividere la sua esperienza, prima aveva taciuto ma ovvio dirlo mai rimosso. Era ormai una donna adulta, una sessantenne, una famiglia felice a coronare la sua tranquillità. E proprio in quel momento ha deciso di muoversi, di visitare una scuola una volta alla settimana, dapprima proponendosi lei alle istituzioni e poi gradualmente venendo così invasa dalle richieste da dover diventare selettiva, nel numero degli ascoltatori (il maggiore possibile), nelle motivazioni dell’invito ma soprattutto nella predisposizione necessaria per vivere un’esperienza del genere. Nessuna superficialità o mediocrità tollerabili. Serietà e compostezza dovute ad una persona che racconta un vissuto unico col solo intento di pagare il debito verso chi dai lager non è mai tornato e passare il testimone alle nuove generazioni, per ricordare, per non dimenticare, per rendere tutti meglio consapevoli del proprio vissuto, qualunque esso sia. La sua decisione è ben argomentata nella seconda sezione di questo libro e devo dire che mi ha profondamente scossa conoscere la genesi, l’origine di un così nobile intento e tutte le difficoltà che esso comporta, compresa la distanza che si viene a creare, paradossalmente, con i propri cari, con le persone più intime, salvo scoprire che in realtà loro, marito e figli, quello hanno indirettamente respirato, ogni giorno, nutrendosene e arricchendosi mentre lei cercava di proteggerli. La prima parte è invece il doloroso resoconto di un’infanzia rapita, deformata, mostruosamente deviata dall’esperienza delle limitazioni subite a causa delle leggi razziali, dal tentativo di fuga in Svizzera, dall’incarcerazione a San Vittore, dall’internamento nel campo di sterminio, dalla sua funzionale ed efficiente organizzazione, dalla sopravvivenza a tutto questo e dalla bulimica ripresa della vita, ancora più pericolosa. La normalità, la devianza, dentro tutto ciò che ti può distruggere, la sopravvivenza durante ma soprattutto dopo, nell’immediato e poi giorno dopo giorno a ricostruirti, a rieducarti e infine ad educare gli altri. La terza parte contiene infine una selezione di lettere inviate da chi ha sentito dal vivo la testimonianza della signora Segre, non solo ragazzi.
Consiglio vivamente la lettura a tutti ma in particolare ai ragazzi perché questo è il racconto di una ragazza e non c’è voce più potente per loro di quella di un loro coetaneo. Sapere che oggi ha ottantasette anni e che il nostro Presidente le ha conferito la nomina di senatrice a vita a mio parere è un motivo di orgoglio per la nostra Italia.

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