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La carica degli Ottanta
Avete mai sentito un bisogno incontenibile di spingervi oltre le pagine, di intrufolarvi nella sfera privata di uno scrittore? Durante una lettura appassionante, avete mai desiderato di trovarvi di fronte l’uomo o la donna che la composero?
Un volto, i pennini, il legno logorato di una vecchia scrivania. Occhiali dimenticati sul davanzale di una finestra imperlata di pioggia, la cornice che racchiude un premio letterario, il completo di un dandy, un ritratto ad olio, una magione vittoriana.
Io sì.
Un giovane Mishima infatti, sullo sfondo di una libreria dai titoli illeggibili, mi osserva emblematico ogni volta che entro in casa; uno scorcio di Monk’s House -poco distante- e’ il mio giardino dell’Eden.
Fu così che durante l’ennesimo pellegrinaggio in libreria incrociai l’algido volto di Virginia Woolf ragazza (ed il Pennuto armava l’arco) per poi aprire il libro a caso e crollare sull’abitazione di legno in cui Natsume Soseki compose “Io sono un gatto” (la freccia dall’Olimpo era ormai penetrata nel mio cuore grondante d’ amore).
Probabilmente riduttivo per intellettuali ed accademici, SCRITTORI e’ un trastullo immancabile per ogni piccolo buon feticista della letteratura.
Risicato sarebbe assegnarlo alla categoria dei coffee table books, riconosciamone i meriti.
Da Dante Alighieri a Mo Yan, trattasi di ben ottanta autori principali, suddivisi per epoca, cui si dedicano grandi pagine comprendenti una breve ma esaustiva biografia, un bellissimo ritratto fotografico, cenni alle opere principali, alcune citazioni celebri e dettagli curiosi.
Dai vicoli colombiani di Aracataca, città natale di Garcia Màrquez che ispirò Macondo, rimpallo alla Hogarth Press dei Woolf stringendo tra le mani una prima edizione cucita a mano de ”Gli anni”.
Mentre Nabokov e’ intento nella dettatura alla moglie Vera dai cartoncini su cui componeva, mi distraggo sulla macchina da scrivere Royal di Hemingway. Chiedo venia se sono di fretta, in partenza per il Sussex, vivrò nella grande tenuta in cui si stabilì Kipling fino alla morte, in valigia la scatola da scrittura delle sorelle Bronte.
Il mix ben studiato di testo ed immagini confluisce in una raccolta davvero armoniosa ed indubbiamente interessante.
Chiudo il mio lungo sproloquio confessando che sì, fosse stato commestibile, dopo averlo letto con tanto brio che nemmeno Alice saltellando per Wonderland avrebbe osato, lo avrei pure mangiato.
Bon appétit.