Saggistica Storia e biografie Precursori dello sterminio
 

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Precursori dello sterminio

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Nella Germania nazista degli anni trenta del Novecento fu all’opera un ceto di intellettuali che fornì le motivazioni razziali ed economiche alla base delle politiche criminali del decennio successivo. Tra loro si contavano colti professori universitari e brillanti tecnocrati, impregnati di un’ideologia eugenista che giungeva ad auspicare la soppressione dei malati di mente e dei disabili. Ma ancor prima dell’avvento di Hitler al potere, tra i primi sostenitori della necessità di procedere alla eliminazione di tali vite umane erano stati i professori Karl Binding e Alfred Hoche – giurista il primo, medico il secondo – che agli inizi degli anni Venti avevano immaginato quello che doveva essere il programma dello Stato tedesco. Nell’abiura dei più elementari principi umanitari, questi precursori dello sterminio, che predicavano la soppressione di tutti quei malati giudicati dalla scienza medica inguaribili, affidarono il loro messaggio a un breve testo, La liberalizzazione dell’eliminazione delle vite non degne di essere vissute, destinato a fare scuola. Per la prima volta tradotto in italiano, il testo di Hoche e Binding viene qui presentato e commentato da Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti.



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Precursori dello sterminio 2012-05-04 13:09:14 misu
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misu Opinione inserita da misu    04 Mag, 2012
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Le radici dell’orrore

Dopo la scoperta degli orrori dei campi di concentramento e di sterminio da parte degli eserciti angloamericano e sovietico nel corso della loro avanzata verso il cuore del Terzo Reich in agonia, la storiografia del scondo dopoguerra doveva trovare una risposta ad una domanda : come è stato possibile un tale massacro?
Per trovare una risposta esauriente a questo quesito però bisognava fare un passo indietro e chiedersi quale significato aveva assunto il termine ‘zavorra’ per la società in detreminati circoli intellettuali nella Germania prehitleria.
In sostanza giuristi come Karl Binding e psichiatri come Alfred Hoche avavano apertamente sostenuto la necessità di procedere ad eliminizioni programmate di minorati psichici e malati di mente, a loro dire soggetti non produttivi, dunque dannosi ed a carico della società.
Il libro che abbiamo di fronte affronta il problema dell’ eutanasia di stato. Termini ‘zavarre ‘o ‘vite indegne di essere vissute’ divennero il lessico comune del nazionalscialismo. La logica dello sterminio non era il prodotto eclusivo dell’ideologia nazista ma aveva delle radici in certi ambienti scientifici e giuridici della società tedesca che si prefiggeva di sterilizzare ‘il corpo della nazione’ eliminando da esso individui non perfettamente sani. Il valore della vita veniva duncque legato al concetto di essere produttivi per la società.
Chi prenderà in mano questo libro deve tenere presente il contesto storico nel quale sono maturate queste idee. Hitler aveva bisogno di un popolo tedesco geneticamente sano per poter avviare il suo progetto di assoluto dominio razziale in Europa, perciò l’eliminazione dei cosiddetti diversi era giustificabile, anzi doveroso per il bene della nazione tedesca. Il ‘rinnovamento della razza’ del popolo tedesco passava attraverso la sua epurazione genetica.
Dato l’argomento trattato è chiaro che si tratta di una lettura impegnativa. In sostanza il lettore prende visione non solo delle giustificazioni scientifiche ma anche di quelle giuridiche dell’ omicidio di stato ovvero dell’eutanasia.
Questo testo rappresenta in defintiva un utile tassello senza il quale può risultare meno chiara la politica razziale e di sterminio del regime nazista in Germania con la famigerata Aktion T che prevedeva la definitiva ‘rimozione delle vite potenzialmente inquietanti’ ed altrove dove venne in seguito attuato lo sterminio delle razze inferiori a quella ariana.
In conclusione un libro da leggere per chi desideri capire il retroscena dello sterminio in Europa.

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Si consiglia di leggere testi storiografici sul nazismo e sulla storia della Grmania
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