Nulla è nero Nulla è nero

Nulla è nero

Saggistica

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Tutto è allegria, tutto è politica. Tutto abbatte i pudori e i tabù alle serate mondane di Tina Modotti. Frida l’ha conosciuta quando, liberatasi del busto ortopedico in cui, dopo l’Incidente, era racchiusa come una crisalide, ha cominciato a bazzicare la sede del PCM, il partito comunista messicano. Con il suo naso italiano, il suo petto scultoreo, il ritmo ciarliero del suo eloquio staccato, Tina ha aperto subito una breccia nel suo cuore. A una serata particolarmente festosa della fotografa italiana, dove si beve, si sbraita, si canta, e si ride più del solito, Frida vede per la prima volta Diego Rivera, el gran pintor del Messico, l’artista che, con Orozco e Siqueiros, ha portato la pittura fuori dai salotti borghesi, ha ritrovato la vocazione del colore e della smisuratezza, ha dipinto meravigliosi affreschi in cui uomini e donne si ergono, fieri, a tre metri di altezza. È un pachiderma o, meglio, una piovra dai tentacoli ammalianti, un uomo elefantesco dall’agilità contro natura, un ammasso di carne rosea che suscita, tuttavia, un sapore immediato e irresistibile di proibito. È, soprattutto, una figura irresistibile per Frida, che non esita, nei giorni successivi, a presentarsi al suo cospetto da sola, senza soggezione. Lei, la meticcia di Coyoacán che ha vent’anni di meno, la colonna spezzata, le gambe arrugginite, al cospetto del grande pittore. La passione esplode immediata. Frida non ha timore a concedersi a quell’uomo, un gigantesco totem che ha dieci vite di vantaggio su di lei. Gli racconta della sua esistenza, del tragico Incidente dello schianto dell’autobus e del suo corpo. Gli mostra le sue opere. Diego comprende subito che una forza inusitata anima quella piccola meticcia di Coyoacán, un’ostinazione a vivere e ad amare al di là di ogni capriccio del destino.



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Nulla è nero 2021-11-03 16:59:48 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    03 Novembre, 2021
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Una vita a colori

Claire Berest in un libro a metà strada tra romanzo e biografia, racconta l’amore totalizzante tra Frida Kahlo (“indossa gonne i cui orli racchiudono messaggi erotici ricamati da lei stessa….si acconcia secondo un rituale prezioso e con la stessa attenzione che mette nel dipingere”) e Diego Rivera (“una figura scenografica, mezzo pachiderma mezzo piovra….Diego Rivera magnetizza le donne senza che queste ne siano del tutto coscienti”). Una passione vissuta tra ispirazioni artistiche, tradimenti e conflitti coniugali di questi due grandi “pintores messicani”, rappresentata ricorrendo ad un azzeccatissimo espediente narrativo: la divisione in macro capitoli avviene sulla base dei principali colori. Attraverso il colore infatti il pittore veicola il messaggio che intende comunicare agli spettatori della sua opera, e così diventa ugualmente possibile veicolare al lettore il contenuto delle vite di questi due grandissimi artisti.

Si comincia con il blu che descrive la prima giovinezza di Frida, il terribile incidente che subisce -lo scontro tra il bus su cui viaggiava ed un tram- che la condizionerà fisicamente e psicologicamente per il resto dei suoi giorni. Ma è proprio a seguito di questo evento che Frida inizia a dipingere, come necessità per trascorrere il tempo durante il periodo di degenza (“Dipingere le dà sollievo. Dipinge perché è inchiodata al letto”) e proprio in questi anni avrà l’occasione di conoscere Diego.

Si prosegue quindi con il rosso, colore della passione, del sangue, dell’amore viscerale che lega Frida a Diego, croce e delizia della sua vita a causa dei continui tradimenti coniugali, della sfacciataggine con cui compiva le sue scappatelle mentre Frida sopportava e piangeva in silenzio (“Sai perché piango? Perché nella mia vita sono stata vittima di due incidenti orribili, Diego, il primo è stato il tram. L’altro quando ti ho incontrato”). Il rosso definisce anche il periodo artistico forse più rappresentativo e prolifico per Diego che assieme a Frida si sposta negli Stati Uniti per diverse commesse artistiche tra San Francisco, Detroit e New York.

A seguire il giallo, colore che rappresenta invece il momento della maturità artistica per Frida. Questa volta infatti sarà lei a soggiornare per lungo tempo negli Stati Uniti dove il suo talento espressivo trova pieno riconoscimento. Ma la lontananza da Diego si fa sentire, i pensieri che gli rivolge, le lettere che gli scrive ne sono un esempio (“è per te che io dipingo, perché tu possa guardare quello che c’è dentro la mia testa”). La lontananza tuttavia anziché sanare vecchie ferite acuisce un senso di disagio nella coppia, in particolare in Diego.

Infine il nero, colore che apparentemente evoca oscurità, negatività un epilogo nefasto. Ma riprendendo il titolo del libro nulla è nero e nulla può scalfire un legame realmente indissolubile come questo. Perché nonostante tutto anche l’amore di Diego nei confronti di Frida è indissolubile e niente potrà mai separare questa coppia che continua a vivere ai nostri giorni, e che continuerà nell’eternità, come risulta facilmente intuibile dalle parole di Frida:

“Tutto quello che i miei occhi vedono e che il mio io tocca, quale che sia la distanza che ci separa, è Diego. Diego, il colore del colore”.

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