Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi
Saggistica
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La discriminazione delle italiane
“Le ragazze, oggi, siedono sulle spalle di giganti. Ed è bene che lo sappiano. E che lo sappiano anche gli uomini, fosse solo per ridurre il loro terrore delle donne forti e i loro pregiudizi nei confronti di quelle “devianti”. Serve per scrivere una storia plurale, più complessa, magari contraddittoria, ma senz’altro più completa. Le scrittrici l’hanno raccontata. Tocca a noi, per costruire un presente più consapevole, il compito di inserirle nelle nostre fonti autorevoli e dare ascolto alla loro voce.”
Il saggio di Valeria Palumbo “Non per me sola” ci offre una lettura della storia delle italiane prendendo come punto di partenza i romanzi delle scrittrici troppo spesso senza una degna motivazione, dimenticate. Questo studio quindi inizia dall’analisi delle opere di autrici come Grazia Deledda, Matilde Serao, Sibilla Aleramo, Anna Maria Ortese e molte altre, purtroppo semi sconosciute, per raccontare la difficile condizione della donna in Italia dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni ’80-’90 del Novecento, quando le rivendicazioni dei movimenti femministi hanno trovato una prima applicazione concreta nella società.
Ciò che più emerge dalla lettura di questo interessantissimo saggio è proprio la cruda chiarezza di quanto la donna sia stata discriminata per lungo tempo e di quanta strada le donne italiane di oggi abbiano percorso rispetto a un secolo e mezzo fa. E’ evidente che tuttora sono presenti nella nostra società episodi di violenza sulle donne, discriminazione, retaggi di una cultura maschilista e retrograda, ma, leggiamoci queste pagine per rinfrescarci un po’ la memoria su quello che voleva dire essere donna soltanto un centinaio di anni fa. Palumbo infatti prende come punto di partenza lo studio delle opere delle scrittrici ma compie in realtà una accurata analisi storica analizzando anche fonti giuridiche, statistiche, canzoni popolari, dipinti, che ci restituiscono chiaramente il quadro reale della effettiva condizione femminile nell’Italia ottocentesca e novecentesca. Si tratta di una umanità pesantemente vessata, discriminata, oppressa. Le venivano negati i più basilari diritti politici e civili ed era esclusa dalla sfera pubblica, veniva pesantemente ostacolata negli studi, nel lavoro, nella libertà di movimento, obbligata a subire un destino di solo sacrificio e rassegnazione.
Noi sappiamo tutto questo ma sarà utile leggere queste pagine per acquisire una maggiore consapevolezza della nostra emancipazione. Infatti l’interrogativo che più forte emerge dalla riflessione provocata da questa lettura è: perché le donne hanno accettato questo ruolo subalterno per tanto tempo, perché hanno subito tutta questa sopraffazione così a lungo senza protestare? Spesso noi donne abbiamo talmente introiettato i modelli culturali maschilisti e patriarcali che abbiamo pensato seguendo questi stereotipi senza nemmeno interrogarci sulla loro effettiva bontà.
Alla luce di tutto questo, perché quindi continuare a escludere dal canone degli autori studiati a scuola quasi tutti i nomi delle scrittrici italiane? Potremmo provare ad introdurne qualcuna di comprovata qualità letteraria che, attraverso il suo punto di vista alternativo sul mondo, metta in luce una narrazione storica più inclusiva.