Non c'è silenzio che non abbia fine
Saggistica
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Prigioniera nella giungla
E' una storia vera, che racconta la prigionia dell'autrice e la sua difesa, di se stessa, della sua dignità, in questi lunghi terribili anni. lei racconta ogni particolare di questi anni, in un'alternanza tra presente e passato, nel ricordo. Sono anni in cui, nonostante tutto, ha vinto più di quanto ha perso, perchè chi l'ha sequestrata non è riuscita a trasformarla in un mostro assetato di vendetta. Comprende che ci sono cose più importanti della vita: la famiglia, che è il dono più prezioso che abbiamo. Ci sono momenti in cui l'angoscia le paralizza il cervello, in cui si sforza e concentra, per recuperare il mondo dentro di sè. Molto bella la parte in cui racconta della sua fuga dalla gabbia. Splendido il messaggio che permea ogni pagina: l'importanza di difendere l'essenza della persona.
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Così così
Inizio col dire che si tratta di un libro di ben settecento pagine. Quando entrai in un negozio e vidi innanzi a me questo libro pensai che era grandicello ma che, data l' importanza del tema trattato, ne sarebbe valsa la pena. Il testo è interamente scritto da Igrid Betancourt, candidata alla presidenza della Colombia nel 2002 e rapita dai guerriglieri delle FARC nello stesso anno, resa libera soltanto nel 2008. Non posso dire che mi sia piaciuto moltissimo. Merita di essere letto anche solo per informarsi su quello che, ancora oggi, accade nel mondo ma se devo essere sincera mi è sembrato un pò troppo descrittivo. Quasi tutto il libro è dedicato alla descrizione dei vari campi in cui la Betancourt veniva di volta in volta trasportata, del carattere dei militari, spesso molto violento e crudele come è facile intuire e, generalmente parlando, delle condizioni in cui visse durante il periodo di prigionia. Ci sono anche alcuni tratti più personali in cui esterna i suoi sentimenti rispetto alla sua condizione di prigioniera ma devo dire che non mi hanno soddisfatta, ne aspettavo molti di più in quanto, come ho scritto, il libro si muove più sulla scia della descrizione degli accampamenti e del carattere dei militari nonchè delle condizioni igieniche che su quella del profilo personale. Ma anche la descrizione degli accampamenti risulta ad un certo punto noiosa data la somiglianza fra essi e non sono riuscita a capire il perchè dell' ostinazione della scrittrice nel descriverli tutti data appunto la loro somiglianza. Detto ciò bisogna comunque dire che si tratta di un libro che fa comprendere meglio come funzioni il sistema di certi Paesi ancora oggi dove la paura e l' ansia sono sentimenti all' ordine del giorno e, anche dal punto di vista sentimentale, è commuovente il finale, quando, dopo tanti anni, la Betancourt e i suoi compagni saranno liberati. Una storia tratta dalla realtà che vale la pena conoscere ma che, a parer mio, andava scritta diversamente, con meno descrizioni e dettagli.
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