Nazisti in fuga
Saggistica
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Complicità insospettabili
L’attempato signore della foto di copertina, dall’aria mite e che sembra un contabile, è invece uno dei più famigerati criminali nazisti, responsabile dei trasporti che hanno consentito la “soluzione finale”. È troppo noto perchè non abbiate potuto riconoscerlo, se non altro per l’ardita operazione che consentì ai servizi segreti israeliani di prelevarlo in Argentina, di portarlo in Israele, dove subì un processo conclusosi con la sua condanna a morte, regolarmente eseguita. Sì, è proprio lui, l’ex colonnello delle SS Adolf Eichmann. Come era riuscito alla fine della guerra a scampare alla cattura, rifugiandosi nella compiacente Argentina? E in che modo tanti altri criminali nazisti poterono fuggire, per approdare nell’America del Sud, o in Egitto, o in Siria o in Libano?
Di questa fuga, per nulla disorganizzata, parla questo libro di Arrigo Petacco. Emergono così, non come illazioni, ma come verità tanti complici, alcuni dei quali del tutto insospettabili. Finita la guerra già se ne profilava un’altra, che per fortuna fu solo fredda, cioè incruenta, fra gli alleati occidentali e l’Unione Sovietica, che, nonostante gli accordi presi a suo tempo a Yalta, non vedeva l’ora di estendere il suo dominio dall’Europa orientale a quella occidentale.
E poiché machiavellicamente il fine giustifica i mezzi ci fu chi intendeva avvalersi dell’esperta collaborazione degli ex nazisti, per certo anticomunisti. Così alcuni criminali furono protetti dalla CIA, altri, la maggior parte, trovarono un aiuto fattivo nella chiesa cattolica, approdando prima a Roma, dove cambiavano identità, grazie a un nuovo passaporto, per andare a Genova e imbarcarsi per l’America Meridionale. Poiché l’apparato nazista già nutriva seri dubbi fin dal 1942 su una vittoria del Reich, fu predisposto un complesso piano di fuga, furono trovati i compiacenti rifugi definitivi (in Argentina non era un mistero che il populista Peron nutrisse simpatia per il nazionalsocialismo), approntando anche i fondi necessari, non solo per l’itinerario da seguire per sfuggire alla cattura, ma per potersi ricreare una bella vita in un porto sicuro, magari da lì riprendendo il sogno pazzesco di Hitler di sottomettere il mondo. Con tanta abbondanza di mezzi, implementata anche dalle razzie nei paesi occupati, è difficile credere che l’obolo di San Pietro non ne abbia beneficiato e che magari qualche alto prelato non abbia teso la mano solo per un aiuto disinteressato. Meno probabile è che la CIA abbia approfittato di questi fondi, mentre è pressoché certo che alcuni regimi sudamericani si siano non poco ingrassati. A Petacco preme, più che approfondire il tema dei fiancheggiatori, fornire un quadro generale affinchè si sappia come fu che i più grandi criminali della storia finirono i loro giorni sereni e beati. Ricorrono nomi che fanno rabbrividire, come quello dell’angelo della morte, il famigerato Dott. Mengele, appunto di Adolf Eichmann, un grande esperto in spedizioni, o il grande cacciatore di ebrei Alois Brunner, che peraltro era un mezzo ebreo; peraltro, Petacco non fa mancare un capitolo dedicato alla storia dell’antisemitismo, pagine che sono importanti anche per comprendere come mai ancor oggi ci siano, in diversi popoli, gruppi che vedono l’ebreo come l’origine di tutti i mali, come responsabile delle loro sfortune.
Se è vero che grazie a una scrittura snella e a una struttura ben equilibrata il libro si legge come un thriller, anche se invece è un saggio storico, è ancor più vero che aiuterà non poco l’attuale generazione a comprendere come l’aberrante teoria della razza superiore possa portare solo a infamie e lutti, nonché a sapere che se il crimine dell’Olocausto è il più grande di tutti, non deve essere considerato da meno di quello commesso da chi aiutò e ospitò i nazisti in fuga.