Maria Antonietta. Una vita involontariamente eroica
Saggistica
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Dalla Hofburg di Vienna alla Conciergerie di Parig
È stata una lettura davvero molto interessante e appassionante, quella offerta dal saggio biografico che Stefan Zweig dedicò a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena (1755-1793), regina di Francia e moglie di Luigi XVI.
Pubblicata nel 1932, tale opera del celebre autore austriaco si basa - come lui stesso ci tiene a sottolineare nella sua lunga nota finale - sulla documentazione ritenuta storicamente affidabile che emerge dalla sovrabbondanza di materiale saltato fuori all'improvviso molto probabilmente per trarne lucro (lettere falsificate, memorie di cameriere, personale di servizio a vario titolo, etc.). Il ritratto che scaturisce da queste pagine è quello di una donna che scoprì di essere regina quando ormai non lo era più. Al pari di innumerevoli sovrane per nulla famose, la figura di Maria Antonietta, infatti, non avrebbe lasciato traccia nella Storia se non le fosse toccato un epilogo tanto drammatico; frivola e mediocre, non dedita a letture e restia a prestare attenzione alle questioni serie e importanti, questa figlia della grande Maria Teresa d'Austria non fu, per gran parte della sua breve vita, neanche la lontana ombra della figura materna.
Maria Antonietta, "questa bimba troppo presto venduta alla politica", si ritrovò suo malgrado a vivere per davvero un'esistenza involontariamente eroica a partire dal 1789, quando, abbandonata da consanguinei e aristocratici, dagli sfarzi di Versailles precipitò a poco a poco negli abissi più cupi della Rivoluzione che avrebbe finito per reclamare a gran voce la sua testa e quella del consorte. Libro consigliatissimo!
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Identità reale o reale identità?
Corposa biografia consegnata al mondo nel lontano 1932, testo che ebbe il merito di bilanciare la verità storica restituendo identità reale ad una regina ma prima ancora ad una donna. Zweig chiarisce fin dal sottotitolo e poi attraverso la breve nota introduttiva, il taglio dato al suo lavoro: parla semplicemente di “una donna comune, non troppo intelligente” , di una donna “media” che la storia ha plasmato in eroina involontaria dandole la possibilità di riscattare ,con gli ultimi anni ,la sua esistenza insignificante seppur contestualizzata in una cornice dorata. L’autore ripercorre gli anni di questa esistenza con la professionalità dello storico più scrupoloso, evitando di cadere nella tentazione di infiocchettare una narrazione, di per sé dall’oggetto evidentemente popolare, con l’insieme di dicerie, leggende, documenti falsati, che da soli animano un romanzo nel romanzo. Ribadisce a più riprese il fine lavoro di espunzione di tali materiali e dal suo scritto e dalla sua mente, rendendosi capace di offrire la storia in una brillante trasposizione, animata dunque da altissimo genio creativo. Opera ardua non confondere le fonti, non annebbiare la mente, non oltrepassare il limite del reale per addentrarsi nel baratro dell’immaginazione, della calunnia, della falsificazione, della mistificazione. Rigoroso Zweig legge le fonti, non solo quelle scritte, studia il personaggio, contestualizza i fatti, arma la sua penna e difende il vero entrando in un’epoca e restituendocela nella sua integrità. Parlandoci di Maria Antonietta inneggia alla Dea Libertà, sorride sornione sui disastrosi esiti storici di quell’insieme di azioni e reazioni che è passato alla storia col nome di Rivoluzione Francese. Acutissimo riesce a rianimare la storia, lavora finemente alla psicologia dell’arciduchessa d’Austria, ne fa rivivere incoscienza e incapacità nei suoi deliziosi anni adolescenziali. La rappresenta nelle amarezze di un matrimonio non consumato per ben sette anni, la ritrae soprattutto con le parole della madre Maria Teresa d’Austria, solo le parole di una madre sono capaci di rendere i limiti di una figlia. Assurge quasi a suo paladino quando nella condotta dei suoi ultimi anni, dopo averci minuziosamente dilettati con la rassegna dei divertimenti e delle debolezze reali, riesce a cogliere l’attecchire dei presaghi moniti materni e l’evolversi del suo spirito in quello di una donna vera ora , non più l’emblema di un’epoca ma la compiutezza di un individuo.
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La sublimazione di uno spirito mediocre
La Storia è pregna di personaggi eroici e grandiosi: Alessandro Magno,il quale re di un piccolo e barbaro regno costruì un immenso impero che si estendeva dall'Egeo all'Indo; Giulio Cesare, nobile indebitato che riuscì a conquistare la Gallia, vincere Pompeo e il ceto senatorio e a porre le basi del futuro impero; Carlo Magno, cadetto della famiglia reale francese che riuscì a ricreare le vestigia della potenza romana; Napoleone, figlio di un avvocato corso che in breve tempo riuscì a conquistare il potere della Francia del Direttorio e ad estenderlo alla Spagna, all'Italia terrorizzando gli Asburgo , i Romanov, i Borbone.
Tuttavia, “come talvolta un artista, per dar prova delle proprie energie creative, cerca di proposito un soggetto esteriormente modesto invece di uno patetico e universale, così di tanto in tanto il destino cerca un eroe insignificante per dimostrare come anche da una materia scadente possa svilupparsi la più alta tensione, da un'anima debole e mal disposta una grandiosa tragedia. E una simile tragedia, una tra le più belle di questo eroismo involontario, ha nome Maria Antonietta”. Questo è lo scopo dell'intellettuale austriaco Stefan Zweig (1881-1942) il quale con rigore e metodo scientifico tenta e riesce meravigliosamente a emendare da tale storico personaggio gli insulti sia le cafonaggini della Rivoluzione che la presentò come la perversa e lasciva Madame Deficit sia le adulatorie iperboli della Restaurazione che la presentò come la santa ed eroica paladina della regalità, svelando invece la sua indole media con le sue virtù (la sincerità estrema, la bontà, la grazia) ma anche i suoi vizi (la superficialità ,la leggerezza, la pigrizia intellettuale).
Dopo tanti secoli di battaglie e rivalità che risalgono alla battaglia di Nancy del 1477, finalmente gli Asburgo e i Borbone si sono spossati e hanno aperto gli occhi. La loro insaziabile gelosia non ha fatto che aprire la strada ad altre dinastie: l'Inghilterra è divenuta una superpotenza commerciale ed economica, la marca del Brandeburgo si è trasformata nella solida monarchia prussiana, la Russia zarista sta sempre più premendo alle porte dell'Europa. È necessario che Francia e Austria si alleino per non rimanere schiacciate e cosa c'è di migliore di un'unione dinastica? La zelante imperatrice Maria Teresa (strenua sostenitrice del motto della casa asburgica “bella gerant alii, tu felix Austria, nube!) trova in breve tempo la soluzione: far sposare la sua più giovane figlia Maria Antonia con il nipote di Luigi XV, il delfino Luigi Augusto.
Dopo lo spossante tergiversare di Versailles, finalmente il 16 maggio 1770 viene celebrato il matrimonio. I due sposi, però, sono l'uno l'opposto dell'altro: il sedicenne delfino è un ragazzo schivo, apatico, indeciso, pigro che passa le sue giornate a cacciare e a forgiare chiavistelli mentre la sua quindicenne sposa è frizzante, attiva, loquace, aperta, desiderosa di divertimento, insofferente di ogni tipo di costrizione, che ama la mondanità. Tale divergenza di caratteri, insieme alla fimosi della quale è affetto Luigi Augusto, si riverbera nell'intimità della coppia: per 7 lunghi anni il talamo nuziale resterà candido, disperando l'imperatrice Maria Teresa che, insieme all'ambasciatore austriaco a Versailles Mercy, sommergono Madame la Dauphine di esortazioni alla consumazione del matrimonio e di rimproveri per i piaceri futili e costosi e gli scandali che la sommergono. Infatti la giovane Maria Antonietta snervata da questo imbarazzante rapporto con il marito cerca in tutti i modi di evitare l'augusto letto in una dispendiosa vita notturna contraddistinta da promiscui balli in maschera a Parigi, cene e soprattutto case da gioco. Inoltre sperpera cifre da capogiro in piramidali capigliature e immensi vestiti di broccato ed evita in ogni modo possibile discorsi seri e la lettura ( sconvolgendo l'austera e rigorosa madre). Infine, mediante l'intervento diretto del fratello Giuseppe II, questa “coppia di pasticcioni”( termini utilizzati da Giuseppe stesso) riesce a compiere il loro dovere e nel dicembre del 1778, nasce la principessa Maria Teresa Carlotta, seguita poi da Luigi Giuseppe ( l'agognato delfino), Luigi Carlo e Sofia Elena Beatrice( che morirà a 11 mesi di vita). Nonostante la consumazione del matrimonio Maria Antonietta continua a spendere molto denaro questa volta investito nella ristrutturazione del Petit Trianon ( una dependance immersa nei giardini della reggia) all'interno del quale essa si rinchiude insieme alla cricca dei suoi pseudo-amici,guidati dalla duchessa di Polignac, e di questa la regina diviene “schiava”. Cosicché essendo il re succube della regina e la regina succube del circolo dei Polignac sono quest'ultimi a reggere in maniera equivoca e superficiale un regno dilaniato da un deficit terrificante. È proprio questo isolarsi della regina nel suo bucolico Trianon, escludendo la grande aristocrazia francese, che causerà la perdita del favore del popolo e la rivoluzione che è partita proprio da quegli aristocratici esclusi dai favori della regina. Ma quando costei se ne accorgerà sarà troppo tardi...
Stefan Zweig con uno stile che affianca poesia a razionalità creando un meraviglioso equilibrio che richiama la prosa sallustiana ( nonostante quest'ultimo deformi alcuni avvenimenti per salvaguardare la reputazione di Cesare) riesce a analizzare il comportamento della sovrana che subisce un cambiamento sbalorditivo nel bel mezzo della rivoluzione quando la monarchia ormai è morta e i sovrani sono spettatori obbligati del suo funerale. Proprio nel momento in cui la famiglia reale sarà abbandonata da tutti e soggetta alla vendetta del popolo, in questa frivola e mediocre creatura si riaccendono tutte le forze, l'orgoglio, la capacità degli Asburgo rimasti sopiti per tanto tempo. Proprio di fronte ad una fine tragica e irremovibile Maria Antonietta diventa da leggera Regina del Rococò un'eroina infaticabile, ferma, coraggiosa e tenace agli infamanti attacchi dei sanculotti e alla morte stessa. Così questo incredibile personaggio(il quale per tenacia e orgoglio richiama in un certo senso Rossela O'Hara di Via col vento), che indubbiamente sarebbe stata sconosciuta ai posteri senza l'intervento del fato che le assegnato una drammatica ma memorabile fine, si erge al di sopra della propria mediocrità conquistando un posto nella storia come ultima e strenua difenditrice dell'ancien regime che non troverà eguali nella storia (basti pensare all'ultima zarina di Russia, Alexandra Feodorvna la quale subì una tragedia che le ha permesso di entrare negli annali della storia ma non di superare la sua natura modesta).
Tuttavia ancora i libri di storia presentano Maria Antonietta come l'intrigante spia austriaca che pronunciò la famosissima ( ma falsissima) sentenza: “S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche”( se non hanno più pane che mangino brioche).
Proprio per questo noi tutti abbiamo il compito di combattere queste esecrande deformazioni purtroppo ancora molte radicate ( come la malvagità di Lucrezia Borgia o come Nerone il quale suonava la lira di fronte a Roma che bruciava). E in questa doverosa missione ci aiutano molto i biografi e - nel caso di Maria Antonietta- in primis, Zweig il quale con la sua opera pubblicata nel 1932 iniziò il processo di “ritorno all'originale” che oggi è lo scopo che si prefigurano tutti gli storici.
Perciò per la sublimità delle immagini, per il metodo rigoroso e impeccabile, per la brevitas e la pregnanza dello stile, per l'ironia dissacrante dell'autore contro il pedante cerimoniale di corte francese( uno dei più acerrimi nemici dell'ultima regina di Francia), per il labor limae che sta dietro a questo capolavoro di biografia ( utilizzato come modello ancora oggi per chi si cimenta o opera in questo genere letterario) consiglio ardentemente questo gioiello di Zweig, unico e irripetibile, del quale sicuramente non rimarrete delusi. Buona lettura!
PS: Perdonate la lunghezza del mio commento ma era indispensabile.
Inoltre se siete interessati a quest'opera affrettatevi in quanto è stato ripubblicato proprio
questo anno mentre prima era introvabile.