Saggistica Storia e biografie Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana
 

Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

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La presentazione e le recensioni di Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, opera a cura di Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli edita da Einaudi. Centododici partigiani e patrioti vengono catturati dai tedeschi o dai fascisti e già sanno (o presentono) che saranno «giustiziati», cioè uccisi dal plotone d'esecuzione o dalle torture che verranno loro inflitte. Scrivono ai familiari, alla madre, alla moglie, alla fidanzata, ai compagni di studio, di lavoro, di vita. Appartengono alle realtà sociali e culturali piú diverse, sono stati presi (e saranno soppressi) nei luoghi e nelle condizioni piú disparate. Tutti vivono, per la prima e l'ultima volta, l'atroce esperienza di «un tempo breve eppure spaventosamente lungo, in cui si toglie all'uomo il suo piú intimo bene, la speranza», e in cui sono costretti, in preda allo smarrimento e all'angoscia, a «dare ordine» al proprio destino e al proprio animo.



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Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana 2014-06-10 18:32:27 Lea
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Lea Opinione inserita da Lea    10 Giugno, 2014
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"Fra qualche ora io non sarò più"

Lasciando da parte le polemiche sulle figure dei partigiani e sul loro operato durante i burrascoso periodo della Resistenza (1943-1945), le lettere raccolte in questo libro mettono in scena parabole di vita di uomini e donne non disposti a sottomettersi ai comandi del regime mussoliniano e quindi condannati a morte tramite sentenza di un processo-farsa o con un'esecuzione barbara sul luogo di cattura.
Chi si racconta lo fa giorni prima della condanna, ma anche poche ore prima della morte, con toni aspri e malinconici, teneri e causali, quasi per non far pesare ai destinatari la propria scomparsa: sono in molti a dichiararsi tranquilli nell'ora suprema, forse più per rassicurare la famiglia e addolcire la pillola amarissima, molti ad essere fieri delle proprie azioni e fedeli al proprio credo fino alla fine.
Ma vicino a questi leoni combattenti ci sono anche le lettere più commoventi, gli addii ai figli, alle mogli, alle madri, le preoccupazioni di chi lascia famiglie senza sostentamento, le invocazioni ferventi a Dio e ad amici affinché si prendano cura di coloro che sono rimasti, i ricordi struggenti del tempo passato tra i cari che ora si dovranno lasciare indietro.
Per ogni lettera e carteggio c'è una breve introduzione al partigiano, con dettagli storici completi senza troppo scendere nello specifico, e l'età giovane della maggior parte è un ulteriore grido d'accusa alle crudeltà della guerra e dei regimi.
Ci sono lettere che fanno sorridere perché un po' sgrammaticate, ma la maggior parte è limpida e concisa, priva di enfasi ulteriore che non è necessaria.
Sebbene siano i ricordi, gli affetti e le raccomandazioni ad avere il ruolo principale, la scenografia tragica della lotta contro il fascismo incombe sempre minacciosa.
Non è un libro difficile, ma chi non è appassionato di storia forse si troverà meglio diluire la lettura, a tratti un po' greve e ripetitiva.
E' comunque un viaggio dolceamaro tra le anime dei combattenti per la libertà che difficilmente lascerà indifferenti, spettatori delle ultime ore di chi ha aggiunto un tassello alla storia.

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