Saggistica Storia e biografie Lei così amata
 

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Lei così amata

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Annemarie fu scrittrice, fotografa, giornalista; colta, ricca e bellissima, "sembrava incarnare tutta la storia d'Europa". Sullo sfondo della società letteraria cosmopolita degli anni Trenta fu una donna sempre in attesa, in fuga, che non smetteva mai di cercare: parole per i suoi libri, immagini per i suoi reportage, donne da sedurre, uomini da incantare. Senza realizzare mai il suo sogno di vivere di scrittura. Avrebbe potuto avere una vita agiata e oziosa invece ha scelto di portare il suo corpo androgino, il volto nobile, i fluenti capelli biondi tagliati corti continuamente in viaggio: ha attraversato l'Europa in guerra, l'Afganistan, l'Iran, il Congo da sola per far fotografie, alla ricerca di un senso. Scelse di essere fedele a se stessa pagandone le conseguenze. Ruppe con la famiglia, con una madre che detestava la sua libertà, e scivolò in una vita errabonda, in amicizie appassionate e distruttive, come quella con i terribili figli di Thomas Mann che la iniziarono alla tossicodipendenza, fino alla morte. Melania Mazzucco, con l'attentissimo e appassionante "Lei così amata", toglie dall'oblio "una vita che riassume in sé i grandi classici delle esperienze della gioventù del '900: dalla ribellione contro la società borghese, al desiderio di essere eterni adolescenti, senza doveri e responsabilità. Eppure è anche la storia di un'utopia: di essere salvati dalla scrittura. Quella che si infila nelle crepe della vita".



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Lei così amata 2020-05-15 15:30:46 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    15 Mag, 2020
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Un capolavoro di sintesi tra verità documentaria e

Meravigliose pagine di atmosfera decadente che fanno pensare al Visconti de La morte a Venezia, film tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann, quelle del romanzo-documento di Melania Mazzucco “Lei così amata”. Ed è inevitabile pensare a Mann, poiché la sua arte e la sua figura sono sempre presenti in tutta la narrazione che si svolge intorno al personaggio di Anne Marie Schwarzenbach, scrittrice di nazionalità svizzera nata ai primi del novecento e morta nel 1942. Una vita breve trascorsa nell’ansiosa ricerca di dare un senso alla sua tormentata esistenza, sempre in viaggio tra l’Europa e il resto del mondo, con l’aspirazione di descrivere le realtà con le quali veniva a contatto in qualità di giornalista e scrittrice.
Un fisico gracile e delicato, palesemente androgino, attraente nella sua fragilità, Anne Marie non è molto diversa nell’aspetto dal Tadzio di Mann. “Si vede androgina, esigente, severa. Un angelo del Botticelli e un’aggressiva Giovanna d’Arco”. La sua insicurezza le condiziona la vita nella tormentata ricerca di un legame duraturo che tuttavia non riesce a stabilire né con le donne che ha amato né con gli uomini a cui si è legata. Il tempo e il destino la condannano all’emarginazione, inevitabile in quell’ambiente dell’alta borghesia a cui appartiene e che si trova ad appoggiare l’ascesa del nazismo da lei deprecato e osteggiato.
Conosce il tradimento e l’abbandono degli amici più cari, dei gemelli Mann, in particolare, Erika e Klaus, che lei ama entrambi, ma che la lasciano sola nelle sue inquietudini ricorrenti. Neanche Klaus che con lei ha condiviso l’esperienza devastante della droga, ha il coraggio di seguirla e entrambi conosceranno separatamente la solitudine e la disperazione. Il viaggio di Anne Marie procederà attraverso l’inferno delle carceri e dei manicomi americani. A un passo dalla follia, riesce a riemergere, ma per breve tempo rifiutando di aggrapparsi a colui che, unico, le aveva offerto un porto sicuro, il marito Claude.
Il suo interminabile peregrinare è una continua fuga dalla vita e dalla morte. “Mi hanno spinta a partire la paura di vivere e il desiderio di morire. Ma anche il desiderio di vivere e la paura di morire” Anne Marie è in fondo alla ricerca di quella libertà che le è sempre stata negata, che le è stata concessa solo in apparenza, in un mondo imbarbarito. La ricerca della libertà è anche ricerca d’amore e dunque la sua vita s’è sempre dibattuta tra Eros e Thanatos perché Anne Marie è consapevole che solo la morte può restituirle la libertà. I suoi libri non sono apprezzati, sono considerati il frutto di una gioventù degenerata, senza valori, e scrivere è un segno di debolezza, come lo è l’arte in genere. Ed è qui che la vicenda di Anne Marie si lega più significativamente all’opera di Thomas Mann che pone sempre al centro il conflitto tra arte e società.
Una prosa bellissima, una capacità di entrare nell’animo dei personaggi e di esprimerne i sentimenti, Melania Mazzucco è una delle migliori scrittrici del nostro tempo.

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Lei così amata 2012-05-07 14:19:34 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    07 Mag, 2012
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Lei così amata

La Mazzucco elabora un romanzo complesso e incredibile attorno alla figura di una donna il cui ricordo col passare degli anni si è sbiadito fino ad essere dimenticato: si tratta di Annemarie Schwarzenbach (1908-1942), cittadina svizzera , figlia di aristocratici e industriali, scrittrice e giornalista.
Quella di Annemarie fu una vita complicata, corrosa da un mal di vivere, dalla ricerca continua e disperata di un felicità che sguscia via, compromessa dall'uso di droghe, annientata dalla solitudine, sfruttata da amici non sinceri.
Quale è l'intento della Mazzucco? Scrivere una biografia?
Ebbene no.
La penna poderosa e geniale dell'autrice, partendo da un lavoro di ricostruzione fedele e minuzioso, ci regala l'anima di una donna d'altri tempi, estremamente moderna nella sua forma mentis, nel suo sentire, nel suo provare emozioni, nel suo bisogno di svincolarsi dagli stereotipi impostigli dalla famiglia e dalla società cui appartiene; un'anima libera e intrappolata al tempo stesso, un'anima incompresa anche da chi la dovrebbe amare incondizionatamente, un'anima che cerca appagamento e serenità.
I dolori e le inquietudini di Annemarie bucano queste pagine prepotentemente, non per rispondere ad un puro dovere cronachistico; bensì per farne il simbolo di tutte le persone che si sentono nate in un tempo ed in un luogo sbagliato, di tutte le persone che si gettano a capofitto in esperienze folli e pericolose alla ricerca di una luce sfuggente, di tutte le persone in fuga da una vita stretta e insoddisfacente.

La narrazione calda e corposa della Mazzucco riporta alla vita una donna dimenticata dalla storia e dalle cronache, una donna scomoda da ricordare, una donna ribelle e controcorrente che scandalizzò la sua epoca tanto da interpretare la sua diversità e la sua tristezza come sintomo di pazzia.

Un ritratto forte e affascinante, che trasmette tanta commozione al pubblico; un racconto che scorre come un fiume in piena, impetuoso e inarrestabile.
Per chi conosce lo stile raffinato e rigoglioso dell'autrice, questo romanzo ne conferma la grandezza e la potenza di un narrare in profondità, entrando nel cuore del suo personaggio, cogliendone le sfumature, i pensieri, come pochi sono in grado di fare.
Per coloro che non conoscono la Mazzucco, l'impatto provocato da questa lettura, a tratti può essere soffocante, in quanto l'autrice non concede pause, ma ti trascina in una galleria di osservazioni e di analisi, dove il particolare assurge ad elemento chiave per comprendere l'animo dei sui protagonisti.
Ben studiata e pertinente l'amalgama creata tra i fatti realmente accaduti e documentati dai diari dell'epoca, e le immagini partorite dalla fantasia dell'autrice; nessuna stonatura, nessuna incongruenza, anzi, la fluidità narrativa è impeccabile.

E' una lettura impegnativa ma preziosa, ricca, avvolgente, che ci consente di confermare la Mazzucco tra le più grandi narratrici italiane contemporanee.

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