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Le conseguenze economiche della pace Le conseguenze economiche della pace

Le conseguenze economiche della pace

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"Anche in queste ultime, angosciose settimane ho continuato a sperare che trovaste un modo qualunque per fare del trattato un documento giusto e realistico. Ma ora è troppo tardi, evidentemente. La battaglia è perduta". Il 7 giugno del 1919, con queste parole, John Maynard Keynes comunica a Lloyd George le proprie dimissioni dall'incarico di rappresentante del Tesoro alla Conferenza di Versailles. Poco dopo parte alla volta di Charleston, nel Sussex, apparentemente per un periodo di vacanza, in realtà per scrivere, in due mesi scarsi, un libro destinato ad avere vaste conseguenze: questo. Keynes non aveva mai sottoscritto la convinzione dei vincitori di avere combattuto, secondo la celebre formula di Wilson, la "guerra che avrebbe posto fine a ogni guerra"; e si era opposto invano alla miopia di Clemenceau, Lloyd George e dello stesso Wilson, distanti in tutto, ma concordi nel ridurre i problemi del dopoguerra a un mero fatto di "frontiere e sovranità". Prima ancora, era certo che le durissime riparazioni imposte alla Germania avrebbero portato il continente, nel giro di due o tre decenni, a un secondo conflitto e, come scriveva alla madre già in una lettera del 1917, alla "scomparsa dell'ordine sociale come lo abbiamo fin qui conosciuto". Se a distanza di nove decenni gran parte di tali questioni sono ancora all'ordine del giorno, si capirà immediatamente l'immensa fortuna del libro, e anche l'immenso scandalo che ha suscitato.



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Le conseguenze economiche della pace 2018-04-21 18:21:36 oscar
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oscar Opinione inserita da oscar    21 Aprile, 2018
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Inascoltato visionario

Il libro è un amaro sfogo di un intellettuale estremamente lungimirante, che in esso, scarica tutta la sua frustrazione per l’ottusità dimostrata dai delegati che hanno partecipato alla conferenza di Versailles del 1919. L’autore dimostra, con la forza incontrovertibile dei numeri, l’impossibilità per la Germania di far fronte alle dure condizioni di pace impostele dai “vincitori”. La sua convinzione era che la Germania dovesse risarcire gli stati danneggiati nel corso delle operazioni militari, ma tali indennizzi, non dovessero avere come conseguenza quella di “affamare” il popolo tedesco. Purtroppo le sue argomentazioni erano minoritarie, e non venne ascoltato neanche quando suggerì di “annullare” tutti i debiti di guerra, a favore di una politica economica basata sull’accensione di prestiti internazionali verso i paesi maggiormente indeboliti dagli eventi bellici. Anche questo fu un errore commesso dai leader politici del tempo, i quali si preoccuparono di ottenere qualche illusorio ed effimero risultato da “spendere” in patria piuttosto che di costruire le basi per un percorso di pacificazione stabile e duraturo. Keynes che partecipò alle fasi iniziali della conferenza come membro della delegazione britannica, rinunciò al proprio incarico appena si rese conto che ormai “il dado era tratto” e nulla poteva essere fatto per impedire la severa e (ahime!!!) controproducente “punizione dell’Unno”.



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