Le cento battaglie che hanno cambiato la storia
Saggistica
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100 bivi della Storia risolti con 100 battaglie
E’ vero, la storia non è fatta solo di conflitti e di guerre tra popoli. Tuttavia, per quanto la cosa possa non piacere, nessuno può negare che sono proprio questi sanguinosi scontri che hanno impresso un’orma più profonda sull'evolversi delle vicende umane. Più di ogni altra attività le battaglie hanno imposto una direzione al flusso degli eventi. Alcune di esse, più di altre, hanno avuto un incisiva influenza e, ancora oggi, subiamo il retaggio di quelle antiche carneficine.
La letteratura mondiale è particolarmente ricca di “dizionari”, che elencano in ordine cronologico o alfabetico le grandi battaglie della storia umana. Ce ne sono moltissimi in lingua inglese, ma ce ne sono parecchi anche in Italia. La Newton Compton, in particolare, ha ospitato una serie non piccola di opere di Andrea Frediani, specialista nostrano di storia militare.
Questo volume di Davis si discosta dalla massa degli altri. Da un lato, non si limita allo scarno resoconto dell’episodio bellico singolo, ma, ricostruendo anche gli antefatti, riesce a ben inquadrare storicamente la posizione dei vari contendenti rendendone più chiare le motivazioni e le posizioni di forza reciproche. Dall'altro (e questa è la particolarità maggiore), si cimenta nel difficile compito di analizzare quali siano stati gli effetti a lungo termine di quella battaglia. Se, in alcuni casi, come ad esempio per la battaglia di Salamina (che impedì l’invasione dell’Europa da parte dei Persiani) o per quella di Badr (che consentì a Maometto di battere le tribù arabe che volevano spegnere sul nascere la sua rivoluzione religiosa) la speculazione può essere agevole, in altri è più difficile districarsi nelle trame dei vari “e se..”. Quindi un’analisi più approfondita non può che essere gradita e, in alcuni casi, può riserbare non poche sorprese.
L’opera, rigorosamente in ordine cronologico, riesce a fornire una discreta carrellata a partire dalla battaglia di Megiddo (la prima storicamente documentata) sino alla prima Guerra del Golfo del 1991. Quindi procedendo nella lettura in modo continuativo e lineare si riesce ad avere una ricostruzione non troppo frammentaria della storia dell’umanità attraverso gli eventi bellici. Il libro, però, può essere letto anche per singola voce, senza causare alcun disorientamento nel lettore, poiché il riassunto del contesto storico permette di avere un quadro abbastanza nitido della situazione presa in esame.
Interessante notare, poi, come siano state tenute in considerazione anche battaglie normalmente misconosciute dalla storia tradizionale, perché avvenute in Estremo Oriente o in aree non ancora toccate dall'espansionismo europeo. Tuttavia, come viene fatto correttamente notare, anche quelle battaglie lontane ebbero un peso tutt'altro che marginale sugli eventi e sullo stesso assetto mondiale come oggi lo conosciamo.
Lo stile di Davis è chiaro e scorrevole ed il frequente inserimento di cartine e mappe consente di comprendere tattiche e schieramenti sul terreno anche ai non esperti di tecniche militari.
Pochi gli appunti critici all'opera: a mio avviso c’è una eccessiva visione “di parte” in relazione ad alcuni eventi, che sono letti da una angolazione marcatamente influenzata dalle opinioni e dall'orientamento “politico” (in senso lato) dell’Autore e dei suoi collaboratori (non tutti i pezzi sono a firma del D.). Inoltre alcune delle conseguenze che si ritengono derivanti dall'esito della battaglia non mi sono sembrate pienamente convincenti o, quantomeno, non mi è sembrato che siano state le uniche o le più rilevanti. Infine le vicende italiane non sono state certo trascurate, ma l’attenzione che vi è stata data mi sembra inferiore a quanto forse avrebbero meritato, vista l’importanza che complessivamente hanno avuto nei secoli gli episodi bellici accaduti nella nostra penisola.
Un ultimo appunto: sono stato costretto a notare, purtroppo, come la traduzione in italiano abbia reso un pessimo servizio all'autore, ad esempio, confondendo gli Sciti (popolo dell’antica Persia) con gli Sciiti (ramo scismatico nell'Islam), definendo “Inglesi” gli avversari di Guglielmo il Conquistatore, quando sarebbe stato più coerente definirli Sassoni o Anglosassoni o, ancor più macroscopico, affermando che dopo la battaglia di Bouvines sia stato nominato imperatore del Sacro romano impero Enrico VI (ahilui, morto già da 17 anni!) invece del figlio Federico II. Un editing più accorto avrebbe evitato questi scivoloni e anche qualche refuso davvero grossolano. Errori e refusi che, purtroppo, possono trarre seriamente in inganno i meno accorti dei lettori. Peccato, perché l'opera meritava maggiore attenzione editoriale.