La storia manipolata
Saggistica
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La verità storica
Non è facile fare lo storico, perché il suo obiettivo è di raccontare ciò che è effettivamente avvenuto e per far questo deve trovare il maggior numero possibile di fonti - valutando di volta se hanno scritto il vero -, nonché atti e documenti ufficiali pertinenti, ma anche in questo caso avendo la capacità e la pazienza certosina per discernere i falsi e gli autentici, e per questi ultimi verificare il loro grado di attendibilità. Da che mondo è mondo gli uomini, per diversi motivi, hanno cercato di manipolare la storia, capi di stato hanno costruito prove altrimenti inesistenti, hanno taciuto su elementi probanti o addirittura li hanno cancellati.
Questo breve saggio di Denis Mack Smith ci parla di questa contraffazione, limitata solo all’Italia e per il periodo che va dal Risorgimento in avanti, di cui lo storico inglese è notoriamente assai competente. Su Cavour, su Giolitti, su Vittorio Emanuele III, su Mussolini e perfino su certi nostri politici ancora sulla cresta dell’onda è sceso implacabile lo sguardo dell’autore, dimostrando tante falsità considerate invece verità e mettendo in luce verità da sempre indicate come falsità. E non è solo questione di ragion di stato, ma molti vollero creare una storia parallela, opportunamente roboante, in contrapposizione a una realtà spesso meschina o addirittura tragica.
Qualcuno potrà obiettare che era logico attendersi questo saggio dissacrante da un inglese, visto che i figli di Albione hanno sempre mostrato un tono di sprezzante sufficienza nei confronti degli italiani, ma in questo caso ci si sbaglia. Smith é uno dei più grandi storici del nostro risorgimento e non si può certo pensare che questa sua opera sia frutto di preconcetti, anche perché è facile dimostrare che se la manipolazione della storia colpisce ogni paese, pur tuttavia nel caso del nostro è una costante assidua, come se dovesse esistere una storia per il popolo e un’altra per pochi eletti. Il pensare che a scuola si studiano le vicende del nostro paese e che queste spesso sono inficiate da omissioni, da modifiche o addirittura da invenzioni mi fa sinceramente paura, perché questo significa che sì il popolo deve sapere, ma solo quello che torna di vantaggio a chi comanda e nelle forme e verità da lui imposte.
Sono convinto, pertanto, che la lettura, peraltro gradevole, di questo saggio non sia solo doverosa, ma addirittura indispensabile.