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La Principessa del Nord La Principessa del Nord

La Principessa del Nord

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Eroina del Risorgimento, liberale e antiaustriaca, colta, intelligente, coraggiosa riformatrice, sostenitrice della parità tra i sessi, autentica “prima donna d’Italia” come la definirono Giuseppe Garibaldi e Carlo Cattaneo, Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso scandalizzò la società di metà Ottocento con il suo spirito brillante, in un’epoca in cui alle donne era consentito al massimo confezionare coccarde tricolori. Fu una vera “madre della patria”, ma è stata cancellata dalla storia: le donne non le perdonavano la bellezza, gli uomini l’intelligenza. Quella che era stata la regina dei salotti politico-culturali parigini, la cui sensualità affascinò Balzac, Listz, Chopin e Hugo, fu calunniata e dimenticata. In queste pagine Arrigo Petacco le restituisce il ruolo ed il valore storico che le spettano, quello di una protagonista della rivoluzione italiana del 1848, pronta a rompere tutti gli schemi.



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La Principessa del Nord 2016-10-15 10:07:55 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    15 Ottobre, 2016
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Nata troppo presto

Cristina Trivulzio di Belgioioso nacque Milano il 28 giugno 1808 e lì morì il 5 luglio 1871. Benché nobile per nascita (i Trivulzio erano una nota famiglia aristocratica milanese) divenne principessa a seguito del matrimonio con il giovane e avvenente principe Emilio Barbiano di Belgioioso, uno scapestrato, che dilapidò una bella fetta del patrimonio della moglie e che le trasmise anche la sifilide. Questa donna, che fu una delle più importanti figure del nostro Risorgimento, é quasi sempre dimenticata negli insegnamenti scolastici o, al più, se ne da un breve cenno, come se fosse stata, in quel grande teatro della rinascita nazionale, poco più di una comparsa. Forse questa trascuratezza é dovuta al sesso, ma se si guarda bene la sua vita, di cui Arrigo Petacco ha scritto ampiamente, si potrà notare che vi sono altri motivi, ben più rilevanti. Già alla sua epoca le donne non le perdonavano la sua notevole bellezza e gli uomini la sua prodigiosa intelligenza, ma c’é ben altro in questo personaggio che oserei definire unico, nato probabilmente troppo presto (sarebbe stato meglio accolto nella seconda metà del secolo successivo). Benché nobile e ricchissima era convinta che solo con l’istruzione dei suoi cittadini uno stato avrebbe potuto dar corso alle riforme che gli erano necessarie e che potevano così essere comprese da tutti. Per quanto questo straordinario principio fosse all’epoca non solo bel lungi dall’essere messo in pratica, ma nemmeno ipotizzabile, lei diede prova che poteva essere realizzato e così nella sua proprietà di Locate creò una scuola pubblica, aperta anche alle donne. Per chi deteneva le leve del potere, e non si trattava solo della corte di Vienna, ma anche di milanesi illustri, la cosa non garbò, tanto che Alessandro Manzoni, sì il celebre scrittore, considerò questa iniziativa un evidente sintomo della follia di Cristina. In effetti, chi portava avanti idee avveniristiche, allora come oggi, era visto come un essere non in pieno possesso delle facoltà mentali, soprattutto da quelle menti ristrette e bacchettone, fra le quali possiamo annoverare anche Manzoni, che a quei tempi pretendevano di imporre il loro grigio e monotono stile di vita. Carbonara, antiaustriaca, egalitaria con idee che si potrebbero definire socialiste Cristina Trivulzio aveva tutto quanto per indispettire chi comandava e per quanto abbia dato un notevole contributo al nostro Risorgimento non ha risparmiato nei suoi scritti accuse ai politici, avulsi dalla realtà, come oggi, e tesi solo al . predominio del loro interesse. Scriveva senza remore, diceva sempre ciò che pensava – e pensava bene -, mettendo in piazza tutto quanto non era di dominio pubblico (e non erano bagatelle), insomma é facile ora comprendere perché una simile protagonista non abbia ancor oggi il rilievo che meriterebbe e una riprova ulteriore è data dal fatto che al suo funerale non presenziò nessuno dei politici di quella Italia che lei, disinteressatamente e con passione, aveva contribuito a unire.
Ripeto che era nata troppo presto, ma non è troppo tardi per riconoscerle quegli onori che tanto meriterebbe.
La biografia di Petacco é puntuale, ma il personaggio è vulcanico, si sposta di continuo e, pur con la cura e l’abilità dell’autore, non è difficile perdere il filo del discorso, e allora il riallacciarlo ogni tanto è l’occasione per comprendere pienamente la grandezza di questa donna.

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