Saggistica Storia e biografie La morte fra la piazza e la stazione
 

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La morte fra la piazza e la stazione

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Fra il 12 Dicembre 1969 e il 2 Agosto 1980, vale a dire fra la strage di Piazza Fontana e la strage di Bologna, l’Italia ha visto srotolarsi tutti gli anni Settanta attraverso una macabra sequela di fatti di sangue, violenze gratuite, oscure repressioni e tacite alleanze. A quarant’anni dalla genesi degli Anni di Piombo, alcuna comprovata spiegazione e cronistoria è ancora possibile: La Notte della Repubblica, come Zavoli ebbe a definire tale periodo, continua ad avvolgere la nostra capacità di fare luce, e quindi di comprendere. Ad ogni modo, innumerevoli sono le tracce ed i riflessi che le nere e crudeli storie che qui si vengono a raccontare, ancora emanano; ed è lavorando su queste - e su un clinico scavo delle fonti storiche, archivistiche, giudiziarie e giornalistiche - che “La morte fra la Piazza e la Stazione - storia e cultura politica del terrorismo -” giunge a proporci una visione coerente e stimolante del dipanarsi di estremismi, falliti golpe ed azioni armate. Si tratta non solo di storiografia del terrorismo, ma di analisi delle culture politiche sottostanti gli opposti terrorismi, di monitoraggio della stampa dell’epoca, di interviste a coloro che più di altri hanno potuto valutare il fenomeno, il tutto senza tralasciare il quadro internazionale, all’interno del quale l’Italia si trovava ad operare.



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La morte fra la piazza e la stazione 2008-07-10 00:46:55 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    10 Luglio, 2008
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Tutto quello che c'è da sapere sugli anni di piom

Nella storia del nostro paese c’è stato un periodo, che va dal 12 dicembre 1969 al 2 agosto 1980, in cui la vita era diventata un optional. Uscivi per andare al lavoro nel timore di non fare poi ritorno a casa, la nazione viveva poi in una specie di stato d’assedio, con frequenti attentati, esecuzioni mirate in pieno giorno, insomma una sorta di incubo che accompagnava le giornate. Già allora si parlava di eversione nera e di eversione rossa, di un terrorismo che sembrava perfino protetto in alto loco. Tutto è iniziato quel 12 dicembre 1969 con l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano ed è finito a Bologna il 2 agosto 1980 con un’autentica strage nella stazione ferroviaria.

Ci sono immagini che non potrò mai dimenticare, macerie avvolte in una nube di polvere, le urla dei feriti, lo strazio dei morenti, cittadini semplici come noi, in attesa di partire per le vacanze o dell’arrivo di congiunti in quel caldo agosto del 1980.

Ebbene, al di là di quanto accaduto in quel tragico periodo, senza voler nemmeno pensare all’orrore, ciò che sgomenta di più è che nessun colpevole è in galera, finendo con l’avvalorare le ipotesi che allora la gente comune formulava e cioè di una strategia della tensione, in cui un unico burattinaio muoveva a suo piacimento sia i terroristi neri che quelli rossi.

Sono passati quasi ventotto anni da quel 2 agosto 1980, dalla fine di quella scia di delitti e oggi ancora sappiamo ben poco.

Per fortuna che è uscito questo bel libro di Domenico Guzzo, un’opera per certi versi straordinaria e indispensabile per ricordare affinché certe cose non accadano più e per approfondire il discorso, le ricerche, per fare un po’ più luce in una buia verità.

L’autore è riuscito a scrivere un saggio di notevole completezza e ben strutturato organicamente.

Infatti nulla è stato trascurato e il quadro che ne risulta delinea una situazione sotto tutti gli aspetti possibili, dalla politica di quegli anni dell’egemone americano, alle culture politiche di destra e di sinistra, alla storia dei gruppi armati, agli studi di caso, alle conclusioni e perfino a due illuminanti interviste ad altrettanti magistrati.

Ne risulta un testo di grandissima qualità, indispensabile sia per conoscere quel periodo sia per mettere mano ad altri studi sullo stesso.

Non manca proprio nulla, nemmeno pagine dedicate al fallito golpe di Junio Valerio Borghese oppure a una trattazione incisiva ed esauriente del sequestro di Aldo Moro.

Alla fine della lettura non c’è da attendersi la notizia clamorosa, tanto per intenderci quella che fa il nome o i nomi delle menti di questa folle strategia, perché questo è tuttora impossibile, per quanto, soffermandoci sui vari punti, qualche idea abbastanza plausibile può essere fatta, anche se si tratta ancora di ipotesi non verificabili, anzi temo che mai si potrà sapere con certezza nemmeno fra un secolo.

Tuttavia, per chi ha vissuto quel periodo e per chi invece non era ancora nato, questo libro rappresenta una provvidenziale fonte di conoscenza.

E proprio per questi motivi non solo è opportuno, ma è addirittura indispensabile leggerlo.

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