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La maschera infranta La maschera infranta

La maschera infranta

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Nel luglio del 1949 Mishima scrive: "Questo libro è un testamento che lascio nel territorio della morte dove ho vissuto finora. Scrivere quest'opera è stato per me come un suicidio alla rovescia. Se filmiamo un uomo che si getta giù da una rupe e poi proiettiamo il filmato al contrario, vediamo il suicida fare un velocissimo salto all'indietro dal fondovalle alla cima e ritornare in vita. Questo è quello che ho tentato di fare scrivendo questo libro, cercare un mezzo per recuperare la vita". L'opera a cui si riferisce è "Confessioni di una maschera", comparso sulla scena letteraria da pochi mesi. Ma qual era il "territorio della morte" dove aveva vissuto finora? Cosa intendeva per "recuperare la vita"?



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La maschera infranta 2015-09-21 13:21:22 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    21 Settembre, 2015
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Confessione non significa autobiografia

"Unione di bellezza e spirito, evocazione dell'estetica classica e pensiero moderno, razionalita'e misticismo ". Un sunto efficace della sua opera letteraria, cui io aggiungerei complessita' e sfuggevolezza.
Complessita' se di fronte a un suo lavoro si scavalca la mera narrazione per procedere in profondita' alla ricerca delle motivazioni, delle spinte personali, di origami che al di là della bellezza della forma o dell'attrattiva del contenuto abbiano un ritorno nella realta' effettiva dell'autore, ammesso che esistano.
 Sfuggevolezza perche' l'analisi psicologica di un soggetto così criptico resta opinione, non un dato certo.
Il risultato dell'unione di queste caratteristiche e' di insaziabilita', il quadro non mi e' mai esattamente chiaro, e temo mai lo sara' quando si parla di Mishima Yukio. Ecco perche' la ricerca non puo' avere fine, ecco perche' ogni tassello non porta chiarezza ma un passo avanti e' comunque una vittoria. Il mio passo oggi avviene per mezzo di Emanuele Ciccarella, docente di letteratura e lingua giapponese nonche' traduttore di importanti autori del Novecento nipponico.
Nel qui presente saggio l'analisi cade su "Confessioni di una maschera", opera che lo stesso Mishima defini' un suicidio alla rovescia, il tentativo di trovare un mezzo per tornare alla vita.
Non mi fermo sui contenuti del Ciccarella perche' francamente non sono in grado di sintetizzarli in poche righe, mi limito a circoscrivere la mia opinione al traguardo di un bilancio. Raffinata ed efficace la scrittura dell'accademico, il breve e intenso saggio si orienta verso una interpretazione filosofica e psicologica del testo. Attraverso essa  si cerca il contatto con quello che fu l'uomo che scrisse, ripercorrendo i tratti biografici che segnarono la sua vita e intrecciandoli con l'opera e le sue maschere, con il romanzo confessione dai connotati molteplici e sfuggenti.
Interessante e complesso come complesso e' il suo protagonista, piu' masticabile per chi ha qualche base di filosofia ma comunque conciliabile con qualche rilettura per chi basi non ne avesse, da leggere dopo avere affrontato "Confessioni di una maschera" e magari altri suoi titoli significativi.
Buona lettura in un percorso piu' emozionale che realistico, in fondo confessione non significa autobiografia.

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