Saggistica Storia e biografie La guerra dei nostri nonni
 

La guerra dei nostri nonni La guerra dei nostri nonni

La guerra dei nostri nonni

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Aldo Cazzullo ha scelto di raccontare la Prima guerra mondiale attraverso i ricordi dei pochi sopravvissuti. Nelle piazze di ogni paese, anche del più sperduto e disabitato, c'è sempre una lapide a ricordare una generazione, i ragazzi nati alla fine dell'Ottocento, spazzata via dalla guerra al fronte. Una guerra che combatterono poveri fanti nelle trincee, mal armati, denutriti e impreparati a vivere condizioni estreme. E in pochi ebbero la fortuna di tornare per raccontarla. A cento anni dall'inizio di quell'ecatombe, Cazzullo ricorda e riannoda i fili di un passato lontano.



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La guerra dei nostri nonni 2015-09-20 06:02:31 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    20 Settembre, 2015
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Poveri nonni!

Sto seguendo sul quotidiano locale una rubrica intitolata “I diari raccontano della Grande Guerra”. È una lettura molto interessante anche se non ci sono commenti o approfondimenti, ma solo le pagine dei diari o le lettere inviate a casa dai nostri soldati. Si tratta di piccole storie, di drammi individuali, ma proprio per questo riescono a dare un’idea di quel che esattamente fu per i nostri nonni la Grande Guerra. Appreso che Aldo Cazzullo aveva scritto un libro non relativo ai grandi nomi di quel conflitto, ma a chi, a casa o al fronte, era impegnato ogni giorno a vivere e a combattere questa guerra ho deciso pertanto di procurarmelo con rapidità, perché la storia, vista dal basso, dalla moltitudine degli esseri umani ha una sua particolare valenza, svelando sentimenti autentici e mai intrisi di retorica.
Purtroppo l’autore, nonostante l’abbondanza del materiale a disposizione, non è riuscito a trasmettere a chi legge le sensazioni, le emozioni e anche gli aneliti di chi, in battaglia o sul fronte interno, fu impegnato in quel sanguinoso conflitto. I motivi sono più d’uno: l’impostazione dell’opera, senza idee ben precise sul messaggio che con essa si voleva comunicare; il taglio giornalistico della scrittura, imputabile anche al fatto che Cazzullo è inviato ed editorialista del Corriere della Sera; il tono, che non è mai in linea con ciò che si sta scrivendo, nel senso che è distaccato quando l’autore dovrebbe essere partecipe ed è invece enfatico quando invece occorrerebbe la logica freddezza di un necessario approfondimento; ed è proprio nell’approfondimento che è carente, nel senso che manca questa caratteristica indispensabile per definire saggio storico il libro, che invece finisce con il trascinarsi in notizie, peraltro già ben note. Forse il desiderio di raccontare tutto è andato a discapito della qualità, ma questa è una colpa dell’autore che doveva senz’altro parlare della Grande Guerra nell’ottica degli umili soldati che l’hanno combattuta, ma poi questo obiettivo si deve essere perso per strada, fra tanti capitoli di argomenti diversi, che non hanno neppure un filo logico che li unisca. Ne risulta una sorta di minestrone, che se non è indigesto, però risulta anche senza sapore, al punto che dopo aver letto mi sono pentito di essermelo procurato. Dulcis in fundo le fonti non vengono citate ed è logico in un libro che non dice nulla di più di quanto già sapessimo, scritto per onorare la memoria dei nostri nonni che, però, se fossero ancora vivi, avrebbero non poco da risentirsi.
Per quanto ovvio, non mi sento di consigliarne la lettura.

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