Saggistica Storia e biografie La disobbedienza civile
 

La disobbedienza civile La disobbedienza civile

La disobbedienza civile

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"La disobbedienza civile" nasce da un'occasione personale. La frugalità è un metodo per Thoreau: se un lago del New England gli suggerisce la natura primordiale, una notte in prigione è il cataclisma da cui sorge, incandescente, la sua critica alla democrazia. Thoreau fu arrestato nel luglio 1846, mentre viveva nei boschi, per non avere pagato le tasse: questa era stata la sua protesta individuale contro un paese schiavista impegnato in una guerra contro il Messico che egli giudicava imperialistica. Liberato per l'intervento di amici, definì l'avventura, con l'ironia che è la forma costante della sua lucidità, "le mie prigioni". Sapeva per primo che il gesto, senza l'enunciazione del principio, non avrebbe avuto forza d'urto. Allora pronunciò "La disobbedienza civile" due anni dopo, in forma di orazione, e successivamente, nel 1849, la pubblicò come saggio.



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La disobbedienza civile 2021-11-14 23:07:05 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    15 Novembre, 2021
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«That government is best which governs least».

Pubblicato nell’ormai lontano 1849, il breve saggio “La disobbedienza civile” di Henry David Thoreau (1817-1862) offre una lettura molto piacevole e interessante, il cui contenuto si rivela di sorprendente attualità e adattabilità a ogni luogo, sebbene esso si riferisca espressamente in più punti al contesto polico-sociale statunitense dell'epoca.
Richiamando, nell'incipit, un motto rimasto celebre, il filosofo e scrittore americano imposta un ragionamento che rischia forse di far storcere il naso ai benpensanti della politica, ma del quale si deve riconoscere la validità.

«Deve il cittadino rimettere la sua coscienza – anche per un solo istante, o in minimo grado – al legislatore? [...]»

L'uomo senza coscienza rischia di ridursi a un qualcosa che non sarebbe degno della sua intrinseca natura; rinunciare alla propria coscienza dinnanzi allo Stato in molti casi potrebbe significare accettare e appoggiare l'ingiustizia, rendendosi pertanto complici di un sistema tendente ad opprimere la popolazione nel suo insieme o, come la Storia c'insegna, particolari minoranze.

«[...] In ultima analisi, la ragione effettiva per cui a una maggioranza è concesso di governare, e per lungo tratto, mentre originariamente il potere è nelle mani del popolo, non sta nel fatto che la maggioranza sia nel giusto più verosimilmente della minoranza; neppure perché si reputi corretto che la minoranza ceda; il fatto è che la maggioranza è fisicamente più forte. Ma un governo in cui la maggioranza decida su tutto non può essere fondato sulla giustizia, nemmeno sulla giustizia relativa al discernimento umano. [...]»

«[...] ma se è di tal fatta che voi dovete essere agenti dell'ingiustizia verso altri, allora, dico, infrangete la legge. Fate in modo che la vostra vita sviluppi un contro attrito e arresti la macchina. [...]»

Antischiavista e antimilitarista, disposto a entrare in un carcere pur di non cedere di fronte a ciò che reputa ingiusta richiesta dall’alto e restare così fedele ai suoi principî, Thoreau quando invita a non rispettare la legge – si badi bene – rifugge da ogni violenza e non esorta certo a far cadere la tirannia a suon di fucilate. La personale guerra che l'autore dichiara allo Stato non prende nemmeno in considerazione tale metodo, mentre lo Stato stesso si rivela armato soltanto di forza fisica e coercizione, non certo di onestà. Come egli afferma, occorre solo adottare un modus vivendi che “arresti la macchina”.
Innegabilmente, questo volumetto di Thoreau, nonostante la sua brevità, grazie a una scrittura coinvolgente ed entusiasmante si presta ancora oggi ad aprire un ampio dibattito e a fornire innumerevoli spunti di riflessione sulla materia in questione; non a caso, è stato ben citato dal critico Goffedo Fofi nel suo "Elogio della disobbedienza civile" (nottetempo, 2015) .
Davvero degna di nota, infine, la pagina conclusiva del saggio, dove ci si sofferma su temi quali democrazia, diritti umani e progresso politico passante attraverso il rispetto del singolo: «[...] Ma la democrazia, come la conosciamo, è davvero l'ultimo, insuperabile perfezionamento nel governo? […] Mai ci sarà uno Stato davvero libero e illuminato, finché lo Stato non riconoscerà il singolo come potere superiore e indipendente, da cui deriva ogni suo potere e autorità, e lo tratterà di conseguenza. Mi piace immaginare uno Stato talmente avanzato da riuscire a essere giusto con tutti gli uomini, e a trattare il singolo con il rispetto dovuto a un vicino; che non reputi incompatibile con la sua autorità che alcuni vivano in disparte […]. Uno Stato che producesse frutti di sorta, e ne tollerasse il distacco una volta maturi, preparerebbe l'avvento di uno Stato ancora più perfetto e glorioso, che pure ho immaginato, senza vederlo finora in alcun dove.»

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... "Elogio della disobbedienza civile" di Goffredo Fofi (nottetempo, 2015).
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La disobbedienza civile 2009-01-04 12:25:37 prupitto
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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Gennaio, 2009
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LA DISOBBIDIENZA CIVILE

Thoreau(1817-1862) poeta,saggista e soprattutto pensatore libertario americano tra I piu' celebri scrisse il breve saggio sulla disubbidienza nel 1849 in occasione del suo arresto avvenuto nel 1846 per non aver pagato le tasse di un governo-quale quello americano-che promuoveva sia lo schiavismo che l'imperialismo.D'altronde, l'atteggiamento dell'autore verso il governo o il potere politico in senso lato, era esplicitamente ostile e non ebbe esitazione alcuna a manifestare l'auspicio che l'evoluzione dell'uomo consentisse all'umanita' tutta -in un futuro indefinito- di fare a meno dello stato e dell'esercito permanente,istituzione quest'ultima che si pone senza alcuno scrupolo al servizio di una ristretta oligarchia come una macchina docile e ubbidiente al punto che se I soldati fossero burattini di legno sarebbero altrettanto adeguati allo scopo per il quale sono stati fabbricati.D'altra parte,gli stessi funzionari statali non avendo alcuna coscienza morale sarebbero in grado di servire in modo inconsapevole-perche' meccanico-sia dio che il demonio.Al contrario, un uomo libero, negando ubbidienza al governo,resistendo ad esso dimostra che non solo non e' ammissibile ignorare l'ingiustizia ma che questa va combattuta apertamente e dimostra in tal modo' che l'acquiscienza della massa determina sostegno e obbedienza.Per onorare l'imperativo di liberta' della propria coscienza, bisogna essere disposti ad andare fino in fondo anche accettando la prigione che in fondo e' l'unico luogo dove un uomo libero possa abitare.D'altra parte, lo stato ha soltanto una superiorita' fisica e non di certo morale e il tentativo della massa di assimilare un uomo libero e' destinato al fallimento poiche' un uomo libero nella mente e' uomo che non potra' mai essere realmente imprigionato dal momento che qualsiasi potere per sussistere ha bisogno del consenso,consenso che non gli verra' mai dato da colui che esercita con giuzidio la propria capacita' critica.Fiducioso- nonostante tutto- verso I propri simili, il pensatore libertario deve sotto il profilo sociale contribuire a realizzare istituzioni politiche che siano giuste per tutti gli uomini e che trattino il singolo individuo con assoluto rispetto ponendolo al centro della propria azione politica e legislativa.

GAGLIANO GIUSEPPE

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