La battaglia di Stalingrado
Saggistica
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Alfio Caruso, nato a Catania nel 1950, è autore di sette romanzi, thriller politici e di mafia: Tutto a posto (1991), I penitenti (1993), Il gioco grande (1994), Affari riservati (1995), L'uomo senza storia (2006), Willy Melodia (2008), L'arte di una vita inutile (2010) e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Presso Salani è apparso Breve storia d'Italia. A Italiani dovete morire sono stati attribuiti il Premio Hemingway e il Premio Acqui Storia.
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L’inizio della fine del Trezo Reich
In tutte le guerre ci sono battaglie che lasciano il segno negli eventi bellici e influiscono sull’ equilibrio delle forze schierate nel conflitto bellico dai contendenti. La battaglia di Stalingrado è una di quelle battaglie della seconda guerra mondiale che rappresentò la svolta non solo sul fronte orientale ma anche per le sorti generali del conflitto in Europa.
Quella battaglia era di capitale importanza sia per Hitler sia per Stalin non solo per ragioni ideologiche ma anche per questioni strategiche.
La città che portava il nome di Stalin, l’odierna Volgograd, era il passaggio obbligato per le truppe d’invasione nazifasciste per raggiungere non solo i pozzi petroliferi di Baku ma anche per scavalcare il Caucaso è prendere alla spalle le forze britanniche in Medio oriente. In sostanza in Africa si combatteva a El-Alamein per raggiungere il canale di Suez e contemporaneamente sul fronte meridionale sovietico si combatteva per Stalingrado. Una conquista di Stalingrado avrebbe rappresentato per Hitler l’uscita dal vicolo cieco in cui si era trovato dopo la battuta d’arresto alle porte di Mosca e la mancata conquista di Leningrado . Stalin partiva da una posizione ancora critica, ma psicologiacamente favorevale avendo fermato le armate naziste davanti a Mosca e avendo resistito a Leningrado. Perdere Stalingrado avrebbe siglificato par l’Armata Rossa avere il fianco meridionale totalmente scoperto, inoltre essere tagliata fuori dai pozzi petroliferi di Baku.
L’autore di questo libro ci presenta la battaglia di Stalingrado. Dopo un' introduzione purtroppo eccessivamente sintetica degli eventi il lettore viene catapultato direttamente nella battaglia.
Dai titoli dei capitoli il lettore può immaginare il pecorso di lettura, dunque l’impostazione data dall’autre dagli argomenti trattati: la città di cui nessuno si era cursto, i cani si buttano nel Volga, dall’invasione alla sacca, a capo chino dinnanzi alla Madonna,lunga vita al Führer, nota dell’autore.
Il racconto parte dunque da un' introduzione breve e sintetica a nostro avviso non approfondita a sufficienza che avrebbe dovuto avere lo scopo di fornire al lettore tutte le informazioni necessarie per potere poi continuare il suo percorso di lettura entrando nel clima e nella logica della battaglia. Le dinamiche degli eventi sul fronte, la conquista della città da parte della VI° Armata della Wehrmacht, l’accanita resistenza dell’Armata Rossa e la successiva contromossa sovietica ovvero l’accerchiamento dell’armata nazista , vengo descritti dall’autore in modo sintetico con approfondimenti superficiali che lascino in pratica il discorso sospeso a metà. Emblematico è l’esempio della cattura del generale dell’ Armata Rossa Anderj Vasov. La sua cattura e la sua successiva richesta di collabrare con le truppe naziste viene persentata dall’autore in poche righe, troppo poche per una vicenda così complessa ed intricata. Dall’ autore non vengono minimamente chiarite le circostanze personali e belliche che portarono il generale Andrej Vlasov, eroe dell’Unione Sovietica e militare di provata esperinza, a scegliere di passare contro i suoi compatrioti e a combattere a fianco dei nazisti il comunismo staliniano. Anche quando nel libro si affronta il caso di von Paulus e la sua resa, l’argomento , senza dubbio complesso e intricato, non viene affrontato in maniera adeguata. In sostanza il principio del Führerprinzip che potrebbe spiegare la logica della catena di comando nella Wehrmacht , è tralasciato dall’autore. L’ autore fornisce al lettore un notevole dose di dati, anche cifre numeriche, che vengono incastrate nel racconto rendendo a nostro avviso la lettra complicata. Di conseguenza, c’è un netto sbilanciamento nel testo a favore dei dati o delle cifre ed a scapito degli approfondimenti testuali. La mole dei dati in certi punti, corredati anche da mappe delle operazioni belliche, possono stancare il lettore.
Alla fine del libro è riportato con cura l’indice dei nomi menzionti nel libro ma cosa che ci colpisce non viene presetata dall’autore un lista bibliografica delle fonti da lui consultate. In sostanza possiamo chiederci : su quali basi scientifche ha fornito le cifre che sono puntiglise e mirano al dettaglio assoluto?
Il libro si presta in sostanza ad una scorrevole lettura essendo scritto in uno stile più giornalistico e meno letterario scientifico. Di conseguenza risulata chiaro che abbiamo di fronte un tipico testo di divulgazione storica che però non ambisce ad essere un lavoro di saggistica di alto valore scientifico.
In conclusione è un testo adatto ad un lettore senza particolari pretese in curiosito dall’argomento ma non alla ricerca di un testo di saggistica di sicuro valore storico e scientifico.