L'Italia invasa
Saggistica
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La Campagna d’Italia degli Anglo-americani
Nel corso della seconda guerra mondiale gli alleati sbarcarono in Sicilia il 10 luglio 1943, prima indispensabile fase dell’operazione Husky e che segnò l’inizio della Campagna d’Italia, una vera e propria invasione che avrebbe portato gli angloamericani, risalendo la penisola, alla completa conquista del nostro paese, con la resa delle truppe tedesche avvenuta formalmente il 29 aprile 1945. Si trattò quindi di ben ventidue mesi di battaglie cruente con inevitabili ripercussioni sulla popolazione civile, già stremata da una guerra che ci aveva visto sempre in estrema difficoltà. Peraltro, ad aggravare situazione, dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943 ci fu la pesante occupazione tedesca e la nascita della Repubblica Sociale Italiana che diede l’avvio a una crudele e sanguinosa guerra civile. Se è indubbio che il fronte italico era da considerarsi secondario nell’ottica del grande sbarco preparato e poi realizzato in Normandia, e che quindi le truppe alleate impegnate nello stivale non erano né particolarmente consistenti, né di rilevante qualità, fatte salve alcune divisioni, non si trovano giustificazioni logiche per un così lungo periodo di combattimenti, se non in due aspetti che possono ben spiegare la circostanza: il comandante tedesco, il maresciallo Albert Kesserling, riuscì, con notevole abilità, a ritardare l’avanzata alleata, nonché a contrastare efficacemente le due operazioni di sbarco, la prima nel golfo di Salerno, la seconda ad Anzio; contro un simile avversario i comandanti dei corpi di spedizione americano e inglese, rispettivamente i generali Mark Ckark e Harold Alexander (quest’ultimo responsabile delle operazioni), pur di capacità non inferiori e con mezzi senz’altro superiori, mostrarono ampie carenze dovute soprattutto alla rivalità esistente fra di loro. Per spiegare quanto di negativo abbia comportato la litigiosità fra i comandanti alleati basta ricordare che Clark venne meno all’incarico ricevuto nell’ambito del grande attacco alle linee tedesche imperniate su Cassino solo per arrivare primo a Roma, impedendo così l’accerchiamento di una rilevante entità delle forze nemiche. Comunque vi furono anche errori involontari, ma indubbiamente assai perniciosi, come quello, una volta sbarcati ad Anzio, di non procedere celermente verso l’interno, attesa l’assenza di tedeschi, ai quali fu lasciato tutto il tempo necessario per organizzarsi e intervenire.
Purtroppo, la guerra, che è già un’orrenda realtà, è fatta dagli uomini e quando i capi di questi non sono adeguati, oppure non vanno d’accordo, inevitabilmente se ne pagano le conseguenze, conseguenze che si tradussero in grosse perdite degli alleati e nelle migliaia di vittime della popolazione civile.
Il saggio storico di Gianni Rocca parla appunto di questa invasione, del lento progredire dell’avanzata alleata, delle sofferenze degli italiani che si accentuarono indicando eventi, personaggi, cause, conseguenze. Si tratta di uno dei periodi più tragici della nostra storia che i giovani oggi sovente non conoscono e di cui invece dovrebbero essere resi edotti, perché il nostro cammino verso la libertà non fu una passeggiata, fu un percorso di lacrime e sangue.