L'amante dell'imperatore
Saggistica
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Le grazie della contessa per l’Unità d’Italia
Nelle tormentate e complesse vicende che portarono all’Unità d’Italia è ben chiara la figura di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, all’epoca considerata la più bella donna d’Europa. Infatti, nel complesso progetto di Cavour volto ad assicurare al Piemonte l’alleanza della Francia nella guerra contro l’Austria lei ebbe un ruolo importante, facendo perdere la testa a Napoleone III. É un po’ difficile pensare che la contessa di Castiglione si sia sacrificata per il bene supremo del paese, poiché il provocare l’interesse degli uomini, per poi portarseli a letto, era una sua caratteristica, così come amava anche carpire notizie, segreti, cercando di ritrarre un vantaggio economico personale. É evidente che non ci troviamo di fronte a una novella Giovanna d’Arco, ma a una avventuriera capace di sfruttare ogni occasione, rivelando in ciò un’intelligenza che in genere non è riscontrabile in una donna di facili costumi.
Abile civetta, consapevole che la sua bellezza era tanto più preziosa quando non facilmente accessibile, nei suoi incontri galanti non era mai disinteressata, ma spesso e volentieri riceveva dall’occasionale compagno regali di notevole valore. Questa ampia disponibilità di ricchezze la portava a scialare, senza che tuttavia non le rimanesse in cassa qualcosa per la vecchiaia che impietosa arrivò anche per lei. Vanitosa e narcisista come era deve essere stato un trauma notare la comparsa delle prime rughe, le carni che diventavano meno sode, ma soprattutto il diminuito interesse per lei degli uomini.
Né si può definirla una grande amatrice nel senso più nobile del termine, poiché non ebbe il minimo interesse per un marito che pure si svenò per assicurarle l’agiatezza che lei pretendeva; ancor più desolante era il rapporto con il figlio, da lei mai voluto, in quanto di impedimento alla sua libertà.
Alla fin fine, tirando le somme e pur non disconoscendo i suoi meriti per aver favorito l’alleanza con i francesi, era un personaggio che amava solo se stesso, talmente egoista da risultare spesso antipatico; il libro di Petacco descrive la sua vita con la nota abilità, ma l’autore, senza voler apparire come un moralista, ne parla con distacco, perché con la girandola di amanti che aveva (anche dodici contemporaneamente, ognuno all’insaputa dell’altro) non ci sono parole per descrivere l’immoralità di una donna che fu protagonista del nostro risorgimento.