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Saggistica
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Journal di Matilde Manzoni
«Mi pare che si possa sopportare ogni cosa senza lamentarsi, quando si ha una madre al proprio fianco! E non c’è al mondo dolore più grave che perderla!»
Matilde nella sua breve vita non conobbe che la sofferenza e la morte. Morì tisica a soli ventisei anni fra atroci sofferenze, ma non smise mai di gioire per il poco che la vita le concesse.
Il dolore più grande che dovette sopportare non fu però quello del corpo, ma quello dell'anima. Infatti, l'esperienza più crudele che segnò la sua breve esistenza fu l'abbandono.
Orfana di madre, invocò e bramò per tutta la vita l’affetto del padre, Alessandro Manzoni. Un padre tanto presente nei suoi pensieri, quanto assente nella realtà. Manzoni si limitò a inviare alla figlia lettere cariche di parole, promesse e preghiere, ma prive di ogni sostanza. Accumulò scuse su scuse, rimandando un viaggio che non si compì mai. Manzoni, infatti, non andò mai al capezzale della figlia, negandole l’unico suo desiderio e l’unico sollievo in una vita di stenti.
La purezza d’animo di Matilde la spinse a credere ciecamente alle vane promesse del padre, a non mettere mai in dubbio la sua parola, addirittura scusandosi continuamente con lui per il suo dolore, la sua malattia e il suo bisogno di affetto paterno.
Questo libro è un affaccio sulla vita breve e dolorosa di una ragazza che nonostante tutto non ha mai smesso di sognare, e mostra il lato privato e meno conosciuto di uno degli interpreti più importanti della letteratura italiana, Alessandro Manzoni.