Saggistica Storia e biografie Il piccolo caporale
 

Il piccolo caporale Il piccolo caporale

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Due secoli fa, un brillante e giovanissimo generale di origine corsa, scende in Italia attraverso il passo del Moncenisio, accompagnato da una truppa poco numerosa, indisciplinata, male in arnese e priva per la più parte addirittura di un'uniforme. Proprio nel nostro Paese e grazie a quella che entrerà nella storia come la prima Campagna d'Italia, il giovane generale Bonaparte diventerà per tutta l'Europa semplicemente Napoleone: un condottiero e conquistatore quale l'umanità non aveva più visto dai tempi di Alessandro il Macedone o di Cesare.



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Il piccolo caporale 2017-09-29 12:30:32 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    29 Settembre, 2017
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L’ascesa irresistibile di Napoleone

Non c’è che dire: Napoleone Bonaparte deve molto all’Italia, perché se diventò nel bene e nel male quel grandissimo personaggio che è stato molto lo deve al nostro paese, grazie a quelle due campagne di guerra condotte in Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto fra il 1796 e il 1800 che lo consacrarono definitivamente come uno dei più grandi condottieri della storia. Era preparato, era un abile stratega, sapeva avere un alto ascendente sulle truppe, ma, soprattutto, era anche molto fortunato perché una delle sue vittorie più belle, quella ottenuta sugli austriaci il 14 giugno 1800 nelle campagne di Marengo, fu merito di un suo generale, Desaix, che nell’occasione cadde in combattimento e che tramutò in successo una altamente probabile sconfitta dovuta a un madornale errore di valutazione di Napoleone stesso. Ciò nulla toglie alle sue qualità militari, che ben si accompagnavano a quelle politiche, visto che aveva fiutato per tempo la crisi del Direttorio e che anche ricorrendo alla forza lo aveva fatto sostituire con tre consoli, di cui lui era il primo e dotato di pieni poteri.
E’ indubbiamente interessante questo saggio di Gianni Rocca che ripercorre l’ascesa di Napoleone appunto con la conquista dell’Italia, considerato un fronte secondario nella lotta fra la Francia e gli stati monarchici europei, ma che il piccolo corso trasformerà in fronte principale, capace quindi con i suoi risultati di condizionare l’esito dell’intero conflitto. Curioso poi è il modo con cui, secondo criteri strettamente storici, viene svolto il tema, immaginando l’esistenza di un inviato speciale (l’autore stesso) al seguito dell’esercito francese in quelle campagne, un giornalista molto particolare che osserva e annota a fianco del futuro imperatore. In questo modo, senza che si finisca nel romanzo storico, la narrazione diventa molto scorrevole, a tutto vantaggio della gradevolezza della lettura.
Il Napoleone descritto da Rocca è quel genietto che ben conosciamo, vanitoso, mai contento del successo ottenuto, in preda di una fortissima stima di sé che se lo porta a ottenere grandi risultati, talvolta invece lo conduce alla catastrofe, come appunto nel caso di Marengo, evitata per un soffio dall’intuito e dall’eroismo di un suo sottoposto.
Da leggere, ovviamente.



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