Il maestro di Regalpetra. Vita di Leonardo Sciascia
Saggistica
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"La memoria, il futuro"
Diciamo subito che questo libro su Sciascia è molto interessante, ma non raggiunge la qualità della biografia di Pirandello, dello stesso biografo Matteo Collura, intitolata "Il gioco delle parti".
Ciò, secondo me, perché sono state qui usate quasi esclusivamente fonti pubbliche, in quanto Sciascia non ha lasciato dietro di sé scritti privati, appunti, diari. Tant'è che l'intera esistenza dello Scrittore ci pare vissuta sotto l'insegna della Ragione, usata come orientamento e forse come riparo.
Fanno eccezione le testimonianze sugli ultimi giorni di vita : davanti allo spettro della morte, la ragione non vuol sentire ragioni.
Se l'aver intaccato la riservatezza di un'agonia ci mette a disagio, occorre però riconoscere che in questo modo ci viene restituita un'immagine umanissima di questo Autore, di cui conosciamo essenzialmente il distacco, almeno apparente, che lo caratterizzava.
In fondo, "la scrittura non è che il trasferimento in letteratura di un modo di essere, di un modo di concepire e vivere la vita". E Sciascia poneva l'impegno civile fra le priorità. Anche per questo ammirava tanto Manzoni : "la scrittura come impegno morale", la profonda conoscenza della Storia, forse il senso religioso non asservito al potere; dimensione, quella religiosa, che il letterato siciliano sempre visse in un ambito interiore e privato.
"I promessi sposi", sosteneva, è un libro che "contiene già tutto quanto noi conosciamo: la mafia, (...) l'ingiustizia, l'emigrazione...". La mafia, appunto. "Questo è un paese di mafia più di atteggiamenti che di fatti; benché i fatti (...) non si può dire che manchino"; e confida: "quando denuncio la mafia, nello stesso tempo soffro poiché in me (...) continuano a essere presenti (...) i residui del sentire mafioso".
Con l'avanzare dell'età e per quanto vedeva intorno, Sciascia diventa sempre più pessimista: "vent'anni fa credevo possibile che il mondo potesse cambiare; oggi non più". Come notava Moravia, i racconti polizieschi del nostro Autore partono spesso dalla chiarezza, ma finiscono nel mistero.
In questo pessimismo, come già avvenne per G. Verga, si fa strada la pietà come valore insostituibile.
Negli ultimi scampoli di vita, emerge uno scrittore che vuole dare un orientamento diverso alla sua produzione: voleva scrivere una storia che fosse un messaggio di speranza, "un atto estremo di ottimismo che dia senso alla sua vita e alla letteratura", dice il biografo. Raccoglieva documenti su una vicenda realmente accaduta nel '45, in cui due uomini di opposta ideologia politica fanno prevalere il sentimento della solidarietà. Il libro che non ci è giunto: non fece in tempo a scriverlo.
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libri di Sciascia
Nanà
La narrazione della vita di Leonardo Sciascia ad opera di Matteo Collura è un fedele ritratto del maestro di Regalpetra, è insieme affettuoso ricordo e prezioso lavoro. Scrivere di questo autore non è facile, farlo rispettandolo, ancora meno. La scelta di Collura è quella vincente, di Sciascia parla attraverso le sue opere e tutti i suoi scritti unendo ad essi testimonianze di prima mano. Il risultato è allora una godibilissima biografia che offre il ritratto dell’ uomo e con esso e in esso quello del letterato.
In Sciascia è preponderante la dimensione umana, la velleità del letterato non gli appartiene né gli appartengono i narcisismi che ne potrebbero derivare. Matteo Collura ci restituisce Nanà, presentandolo da morto per poi immergerci a ritroso, come in una sorta di redenzione, nel suo viaggio della vita.
20 novembre 1989 - 8 gennaio 1921
Scendiamo fino a Racalmuto ed entriamo nella Sicilia della polvere e delle zolfare. Percorriamo un’esistenza dall’era fascista allo sfascio totale degli anni ’80, passando per una repubblica dilaniata e depredata ma ancora madre di uomini generosi il cui destino atroce fu, in coda a tanti prima, segnato negli anni ’90.
Il lavoro è onesto, dice infatti Collura: “Sciascia non è un uomo da santificare. È un uomo, uno scrittore col quale bisognerà sempre fare i conti quando si affonderanno i passaggi più oscuri e inquietanti di trent’anni di vita italiana”.
Il libro pare vivere di un’interna dicotomia, giunto alla narrazione di Sciascia scrittore famoso, Collura decide di raccontare il resto dell’esistenza dell’autore focalizzando l’attenzione sulle “inquietudini”, sulle “tragedie”, sui “drammi esterni”. Lo scrittore diventa personaggio e mentre prosegue nella sua generosa produzione, intesse fitte relazioni che parrebbero ingabbiarlo in un entourage di sinistra ma che in realtà gli offriranno l’ennesima occasione per superare schieramenti e categorie a vantaggio di una spiccata onestà intellettuale. Salteranno grandi amicizie: Calvino e Guttuso, le perdite più sentite.
La politica attiva, la più difficile delle carte da giocare, complica il suo percorso verso la verità, lui che definiva la “complicazione” “la forma moderna della stupidità” e che vedeva in essa la “malafede”.
La storia dell’Italia, quella più triste, costella il resto della sua esistenza: Moro, dalla Chiesa, Tobagi, la nascita del pool antimafia. Tutto gli si rivolta contro: i suoi scritti, le sue presunte veggenze, i suoi candidi ammonimenti. La biografia però regala in parallelo l’universo culturale che lo circonda o meglio di cui si circonda: incontriamo Fellini, Borges, andiamo in Spagna e a Parigi – viaggiamo lenti, in treno-, difendiamo Tortora e ci chiariamo con Borsellino.
Andiamo pure incontro alla morte, a testa alta consapevoli che non ci appartiene più ma preoccupati per il futuro di chi rimane. Abbiamo nel frattempo gustato una presentazione di tutti i suoi scritti, ritrovandoci o chiarendoci le idee su quelli già letti e pregustando il piacere che deriverà dalla conoscenza dei tanti, per fortuna, che ancora ignoriamo. Saremo sicuri che l’opera di Collura ci affiancherà come una insostituibile guida al momento giusto.
Sciascia è onestà e coraggio, verità e sconvenienza, umano sentire e lucida analisi. Per questo lo ammiro, per questo lo leggo.
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Una biografia avvincente come un romanzo
Quando di un autore si è letta la pressoché totalità della sua produzione viene del tutto naturale sapere quanto più possibile di lui, perché è evidente che le sue opere costituiscono, direttamente o indirettamente, un riflesso della sua vita. Se poi questo scrittore si chiama Leonardo Sciascia, la curiosità si accentua, perché in fin dei conti il suo essere borghese e intellettuale a tutto campo, la sua maniacale ricerca della verità e la preveggenza dimostrata in tanti suoi lavori sono dati che connotano un artista di elevato valore riscontrabile in ogni suo libro. L’ideale sarebbe poterlo conoscere direttamente, instaurare con lui un’assidua frequentazione, ma ciò non è quasi mai possibile, e a maggior ragione per Sciascia, da tempo scomparso. Certo, dall’attenta lettura delle sue opere è possibile ritrarre un’immagine di lui, almeno per quanto concerne un suo essere intellettuale del tutto libero e indipendente, impegnato con i suoi lavori e anche direttamente, come testimoniato dal breve periodo di consigliere comunale di Palermo e di quello più ampio come deputato eletto nelle liste del Partito Radicale. Personalmente ho cominciato a interessarmi di questo grande letterato dopo la visione del film Il giorno della civetta, tratto dall’omonimo romanzo. Pagina dopo pagina delle sue opere di narrativa e saggistica si è formata in me un’immagine di Sciascia che tuttavia mancava di un riscontro autorevole ed è perciò con estremo interesse che ho preso in mano Il maestro di Regalpetra, sottotitolato Vita di Leonardo Sciascia, una corposa biografia scritta da Matteo Collura. Trattasi di una lettura che presuppone la conoscenza di almeno quelli che sono i maggiori libri del narratore di Racalmuto (Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Il contesto, Todo Modo, L’affaire Moro e Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia), tutte opere che, per i più diversi motivi, evidenziano la specificità della produzione letteraria di Leonardo Sciascia. E’ evidente che sarebbe meglio aver letto anche i suoi saggi storici, tutti, nessuno escluso, di estremo interesse, ma per poter comprendere il valore di questo artista sono dell’opinione che i libri che ho citato prima possano essere sufficienti.
Matteo Collura mi ha stupito, poiché, abituato a lunghe biografie, sovente grevi e riportanti fatti ed eventi che poco hanno a che fare con la produzione letteraria di un autore, è riuscito nella difficilissima impresa di fornirci un ritratto vivo, anzi direi vitale, di Leonardo Sciascia, riportando tutto quanto – e solo quello – il necessario per avere una completa cognizione di un’esistenza, tutto sommato normale, ma non avulsa da un impegno costante teso alla ricerca della verità.
E se questo libro inizia con lo scrittore, appena morto, ricomposto nel suo letto d’agonia, il che potrebbe far temere una narrazione al passato, invece con questa introduzione si delinea subito il carattere del defunto e nelle pagine successive – e sono molte – lo spazio è dedicato a una figura che già dall’infanzia dimostrava una spiccata propensione per le lettere, pur in un contesto di arretratezza economica, ma non certo culturale. Collura prende per mano Sciascia, quasi fosse presente con lui, e così la biografia diventa avvincente come un romanzo di grande qualità. Sono pagine e pagine di vicende, di riflessioni, spesso sconosciute, con frequenti ricorsi a incisi tratti dalle opere (soprattutto quelle che ho prima citato) in correlazione con i comportamenti civili tenuti da Leonardo Sciascia. Sembra di vederlo, in quella che può essere definita una battaglia, intento a sostenere l’esistenza della mafia, quando ufficialmente la si negava, a indicare in modo inequivocabile la collusione fra questa criminalità e la politica, in particolar modo con la Democrazia Cristiana, vista come un partito di grassatori e corrotti, a richiamare ancora una volta l’attenzione sugli intrecci subdoli e delittuosi che sono alla base del sequestro e del successivo omicidio di Aldo Moro, il segretario di quel partito da lui tanto avversato, ma che ora vittima di qualcosa di potentemente tenebroso gli fa insorgere un senso di autentica pietà. Non è tenero nemmeno con i comunisti, quel partito con cui si realizzerà uno scellerato compromesso storico con i democristiani, compromesso con il potere di turno a cui sarà sempre disponibile, come confermato anche dall’attuale governo, un intreccio fra maggioranza e opposizione che viene a saldarsi in un'unica negativa figura, giacché sarà il segno di una sottomissione volta a beneficiare delle opportunità offerte da una reggenza corrotta e avulsa dalle esigenze dei cittadini.
È possibile inoltre scoprire la religiosità di Sciascia, uno Sciascia notoriamente razionale e seguace degli illuministi, ma che, pur tuttavia, ha un modo suo di credere, di avere un sentore di qualche cosa che regge il mondo come la sua vita. Se sorprende il funerale con rito religioso, vista una sua quasi continua avversione per la Chiesa (ma nei suoi scritti ha parlato anche di ecclesiastici stimabili e meritevoli della massima considerazione), vi è da dire che il tutto rientra in una tipica visione borghese, volta a non allontanarsi in modo drastico dalle consuetudini, più per un riguardo nei confronti dei parenti che rimangono, che per l’effettiva convinzione che un rito religioso debba suggellare la traslazione di una salma da un luogo a un altro, dalla propria casa al camposanto.
Quanto allo Sciascia scrittore emergono le sue caratteristiche peculiari, quali la limpidezza della sua scrittura, la grande capacità di non fermarsi all’apparenza, alla versione ufficiale dei fatti, anzi di diffidarne sempre, la sua analisi attenta e perspicace degli eventi, da cui trarre anche vaticini, preveggenze che poi ebbero sempre puntuale riscontro. Ma questi sono elementi che già ben conoscevo e che hanno trovato puntuale e circostanziato riscontro in questa attenta e ben strutturata biografia.
Si comprende, quindi, perché Leonardo Sciascia sia unico e sia grande, ma grande lo è anche Matteo Collura, con una prosa non enfatica, e nemmeno scarna, con quel che si potrebbe definire il giusto per appassionare il lettore senza frastornarlo e senza stancarlo.
Mi sembra superfluo il mio consiglio di leggere questa biografia, la cui importanza e le cui qualità trovano rari riscontri in campo letterario, tanto sono elevate da poter quasi parlare di un vero e proprio capolavoro.