Il gatto Miton Il gatto Miton

Il gatto Miton

Saggistica

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“Il gatto Miton era figlio della gatta di una portinaia di una casa di Passy. All’età di tre mesi fu donato a Madamigella Dormoy. Appena arrivato fu deposto su un divano. Crebbe come crescono tutti i gatti, scoprendo poco per volta ciò che fa parte dell’ esistenza di un gatto, e ben presto si impadronì dell’ appartamento della sua padrona. Ha avuto, tutto sommato, una vita felice se, in fondo, un gatto può avere una vita felice pur essendo stato liberato chirurgicamente delle occupazioni d’ amore - certo anche dai suoi pericoli - e dalla libertà” Dalla prefazione di Paul Léautaud al diario di Maria Dormoy sulla sua vita col gatto Miton.



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Il gatto Miton 2015-09-05 13:08:52 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    05 Settembre, 2015
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Ronrorante Miton..

Classe 1872 e figlio di Firmin Lèautaud suggeritore alla Comedié Française e dell’attrice sedicenne Jeanne Forestier, i sentimenti furono per Paul un insegnamento da imputare non tanto alla razza umana quanto a quella animale.
Sin dai suoi primi anni di vita quel bimbo solitario crebbe trascinato tra una casa e l’altra, tra prostitute, attrici e ballerine con un unico punto di riferimento; Tabac, l’affettuoso cane che ha rappresentato la sola fonte di tenerezza, di iniziazione alla sfera affettiva, e dunque, maitre ineguagliabile di quella dimensione così sconosciuta quale quella emozionale.
Pur non negandosi ai piaceri carnali Lèautaud non si è mai lasciato andare all'amore, e come biasimarlo d’altra parte; abbandonato dalla madre dopo appena tre giorni dalla nascita, trascurato da un padre distratto che tutto bramava tranne che quel figlio cadutogli tra capo e collo, per lui l’unico affetto meritevole di essere tutelato oltre ogni ragionevole dubbio era quello coltivato per l’universo animale.
Quelle povere bestioline rappresentavano tutto per lo scrittore e mai negherà loro affetto, riparo, protezione. A Paul non importava tanto dell’animale di razza – gatto, cane o scimmia che fosse – essenziale era poter essere d’aiuto a coloro che si trovavano in difficoltà perché maltratti, abbandonati, oggetto di vivisezione ed ogni altra ingiuria.
L’età avanzata rappresenta per il francese la svolta, è infatti in questi anni che grazie alle interviste radiofoniche la sua popolarità crebbe a dismisura e le tirature dei suoi scritti moltiplicarono. Mai aveva cercato la notorietà, ma doveva pensare ai suoi animali, a sfamarli e a non fargli mancare alcunché soprattutto ora che la sua vita era agli sgoccioli. Se non fosse stato per questo non avrebbe mai accettato una intervista lui che per tutta la sua vita le aveva evitate come la peste, queste e tutto ciò che poteva comportare vezzi inutili e superflui.
Per Paul la povertà non era un peso, il suo unico scopo era aiutare gli animali in ogni modo possibile. Non deve stupire dunque che anche il suo giardino crescesse liberamente e come meglio quest’ultimo ritenesse opportuno, perché pure le piante sono esseri viventi meritevoli di rispetto e libertà. Non deve sorprendere se la sua casa era sempre aperta, inverno o estate che fosse, durante la notte o durante il giorno qualche bestiolina bisognosa poteva cercare un luogo di ristoro, un nascondiglio, come negargli aiuto?
Ma per Lèautaud la tarda età ha significato anche la riscoperta del sentimento. Se per ben 18 anni la sua vita è stata caratterizzata dalla Fléau, austera e matura figura femminile dai connotati rigidi e dal caratteraccio, con Marie Dormoy è costretto ad abbandonarsi ad un qualcosa di completamente ignoto e che fortemente teme. Da sempre amante delle brune, adulte e dalle forme prorompenti, egli stesso fatica a capire cosa trova in questa donna di classe, rossa, più giovane di 14 anni e dal poco seno! Inconcepibile!!!
Arguta ed intelligente Marié riuscirà ad entrare nel mondo dello scrittore, inizialmente mossa dalla volontà di salvare il Journal dallo scriteriato autore capace di bruciarlo per scaldare le bestiole che animano la sua vita o di venderlo a prezzi irrisori pur di poter sopperire alla medesima necessità, e di poi sinceramente innamorata di quel burbero e buzzurro uomo imbacuccato di due cappotti e tre berretti, con un paio di scarpe rotte e pantaloni rattoppati.
E quale miglior modo se non un gatto per rompere la barriera di ghiaccio da questo irta? Ma il felino non doveva essere un micio qualunque, doveva rappresentare la temeraria donna e dimostrasi adatto a costituire un punto di incontro con l’uomo. Così fu deciso: il gatto sarebbe stato rosso (come i capelli della femme) e si sarebbe chiamato Miton come il nomignolo della Marié bambina.
E Miton non fallì nel suo compito. Come resistergli d’altra parte.. Intelligentissimo, rispondente a qualsiasi domanda, coccolone e ronrorante, quasi un figlio per la coppia.
Non dimentichiamoci che l’unica prefazione scritta da questo eclettico protagonista è stata proprio quella dedicata all’opera stesa da Marié in onore del piccolo felino nato agli inizi del ’30 e venuto a mancare a soli 16 anni il 14 marzo 1946.
Pacifista, anticonformista, accanito, brutale, tenero, diretto e precursore di quei diritti degli animali e di quella concezione di questi quali esseri senzienti, ancora non esistenti al tempo dei fatti narrati dove altresì i medesimi non erano considerati altro che cose e dunque passabili di ogni genere di tortura, ingiuria, abbandono e dolore, si è spento nel sonno il 22 febbraio 1956 con inconfondibili ultime parole: “E ora, finalmente lasciatemi in pace!”.
Marina Alberghini ha ricostruito con grande precisione la vita di uno dei personaggi più poliedrici del panorama letterario attingendo tra l'altro a stralci di diari dallo stesso tenuto e riuscendo a creare uno scritto soddisfacente sia stilisticamente che contenutivamente.
Un testo da non perdere. Vi lascio con due brevi incipit:

«Signor Léautaud, sono felicissimo di avervi come inquilino, ma dovete sbarazzarvi di quel grosso cane”, e lui rispose:”Sono desolato, ma preferisco sbarazzarmi di voi, piuttosto che del cane!».

«La mia felicità è raddoppiata da quella che ho dato loro. Me ne frego se questo farà ridere qualcuno. Il mio amore per gli animali non è mai stato un affare di piacere. Ma una grande pietà. Quelli che sono indifferenti agli animali, che non ne hanno mai avuti, gli sciocchi che ridono all'idea che si possano amare, non sanno quali meraviglie di bontà, di fedeltà, di affetto, di intelligenza curiosa si trova in loro. E' la compagnia più affascinante se li sappiamo comprendere, e io parlo di tutti gli animali, senza eccezione. Noi non sappiamo niente di loro, nel nostro sciocco modo di guardarli da lontano. Quando si vive con loro, quante cose nuove vi si aprono davanti, quante altre si svegliano se sappiamo meritarci la loro fiducia!»

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Il gatto Miton 2015-07-30 07:35:27 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    30 Luglio, 2015
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Paul Lèautaud

Nato nel 1872 a Parigi, Paul Lèautaud fu un critico teatrale e scrittore il  cui successo esplose solo in eta' avanzata, grazie a delle interviste radiofoniche che lo resero popolare e moltiplicarono la tiratura dei suoi scritti. Della penna caustica e tagliente con cui si descrive la sua critica so ben poco, certo e' che le fotografie di questo vecchietto imbacuccato, intento a scrivere con una penna d'oca e circondato da gatti  hanno catturato la mia attenzione. 
Marina Alberghini con passione ed amore ci propone la biografia di un uomo insolito.
Abbandonato a tre giorni di vita dalla giovanissima madre, mai considerato dal padre, Paul crebbe in totale solitudine, privo di qualsiasi affetto umano ma avvolto dalle attenzioni di un distratto regalo del padre, il cane Tabac. Tabac lo svegliava al mattino, sedeva accanto a lui durante i pasti, lo abbracciava a ogni rientro e di notte gli giaceva accanto. Tabac fu l'unica famiglia del piccolo Paul. 
Paul scettico nei confronti degli uomini, pacifista e antimilitarista, insofferente alla cattiveria umana crebbe solo, isolato, misantropo.  Votato ai piu' deboli ed indifesi, ma soprattutto alll'unico mondo in cui aveva realmente conosciuto l'amore, ossia quello animale.
Accolse durante la sua vita centinaia di randagi che curo' e sfamo' fino allo stremo, si scontro' con coloro che praticavano la vivisezione, indomito contro gli arroganti visse indifferente ai salotti borghesi e al successo, in una casa in affitto dove anche il bel parco fu lasciato libero di essere se stesso. Scrivere. Nel decrepito villino assorto nel giardino selvaggio, in compagnia dei suoi numerosi amici.
Magnifico, tenero, pacifico  e solitario anticonformista, accanito e brutale nella sua ideologia, l'uomo e lo scrittore sono proposti dalla Alberghini in un volume in cui l'autrice riporta numerosi stralci dalla viva penna del Lèautaud, dandoci la sensazione di affrontarlo di petto , senza intermediazione.
Ottima la performance, qualche refuso (perdonabile) in stampa, pienamente nelle mie corde il personaggio, questo piccolo buffo intrattabile acido vecchio bibliofilo mi ha rubato il cuore. 

"Sono tutti gli animali, che amo in te"

Buona lettura

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