I diciotto anni migliori della mia vita
Saggistica
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1592-1610
Nel 1592 a Galileo viene assegnata una cattedra di matematica presso l'attuale Università di Padova, ai tempi nota come Universitas Artistarum dello Studium Patavinum.
Aveva ventotto anni e alle spalle una fama di scienziato, nonostante una vita privata piuttosto dissoluta.
Gli anni trascorsi a Padova divennero ben diciotto, definiti dallo stesso come “li diciotto anni migliori di tutta la mia età”; anni di studio e di frequentazioni fruttuose con Giovanni Sagredo, Paolo Sarpi e di corrispondenze con Giovanni Keplero, fino a diventare un punto di riferimento per la comunità scientifica ed un interlocutore di spicco per i politici della Serenissima.
Non si tratta di una biografia nel senso tecnicamente e stilisticamente inteso, neppure di un romanzo storico, bensì di un saggio che prende vita da una raccolta di missive vergate dalla mano di Galileo oppure da lui ricevute nel lasso di tempo trascorso in terra veneta.
Rarissimi gli interventi di raccordo narrativo posti ad inframezzo, pertanto la lettura assume una valenza in toto documentale, con certune descrizioni minuziose di ricerche tecniche e teoremi, più adatti ad un pubblico di addetti ai lavori.
Lo scritto è frutto dell'idea di un docente di fisica e astrofisica, Alessandro De Angelis, di cui si apprezza la passione per il grande Galilei e la voglia di portare a conoscenza di un'ampia platea l'intenso e produttivo “periodo padovano”, tuttavia l'opera resta fredda e didascalica, assumendo le semplici vesti di una raccolta di lettere poste in ordine cronologico.
Castelvecchi è un editore che dedica ampi spazi alle opere di natura storica e di ricostruzione biografica, quindi è apprezzabile la scelta di pubblicare il testo per la riproduzione di lettere e conversazioni di grande valore storico, tuttavia la sinossi di copertina dovrebbe trasferire con maggior chiarezza il reale contenuto per non generare aspettative poi disattese.