Saggistica Storia e biografie Grande guerra, piccoli generali
 

Grande guerra, piccoli generali Grande guerra, piccoli generali

Grande guerra, piccoli generali

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Grande guerra, piccoli generali; riportiamo una breve presentazione del saggio. Alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale, i più immorali pensavano soltanto di ricavare dei guadagni per potersi adeguatamente arricchire. Gli idealisti, invece, credevano di offrire all'Italia l'opportunità di conquistare peso e prestigio internazionale, in modo da restituirle quel ruolo che vagheggiavano ma che, dopo i fasti della Roma dei Cesari, era rimasto incartato nei libri della storia classica. Negli ultimi dieci anni, prima di quel 1914, i soldati erano cresciuti alle direttive del generale Paolo Spingardi, ottimo oratore parlamentare e del generale Alberto Pollio, ottimo scrittore. L'uno e l'altro - con tutto lo stato maggiore - coltivavano il mito di Napoleone del quale leggevano con avidità biografie, recensioni, commenti strategici e valutazioni tattiche. Anche culturalmente, gli ufficiali erano rimasti con i piedi e con la testa nelle pastoie del secolo precedente. Come se il tempo fosse trascorso senza lasciare traccia. Al momento dell'entrata in guerra, l'esercito italiano venne affidato a Luigi Cadorna che, se avesse ottenuto risultati proporzionali alla sua presunzione, avrebbe conquistato il globo terracqueo. I guai maggiori di chi combatteva per l'Italia vennero dagli stessi italiani -che dimostrarono di non aver maturato alcuna idea e che, tuttavia, a quel nulla, si aggrapparono con convinzioni incrollabili. Si armarono di ordini assurdi. Pretesero di mandare le truppe all'assalto anche quando ogni logica l'avrebbe sconsigliato. Insistettero nello sfidare le leggi della fisica per fortificare posizioni insostenibili. Per ottenere un'obbedienza supina, fucilarono quelli che apparvero più riottosi o anche solo meno pronti a sacrificarsi. Instaurarono un regime di oppressione che sarebbe risultato odioso per una qualunque dittatura, pur spietata. E provocarono la morte di un numero imprecisato di loro uomini, piazzando le mitragliatrici dei carabinieri dietro le file destinate all'assalto con la disposizione di aprire il fuoco alla schiena dei soldati, se avessero appena ritardato a lanciarsi fuori dalle trincee.


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Grande guerra, piccoli generali 2014-08-12 15:14:15 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    12 Agosto, 2014
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Nel primo centenario

Quest’anno si commemora il primo centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, più conosciuta anche come Grande Guerra, grande per il numero delle nazioni partecipanti e grande anche per il numero delle perdite (all’incirca ben 24 milioni). Il tutto cominciò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’impero austro-ungarico al regno di Serbia; a ruota, per il gioco delle alleanze, presero le armi la Francia, il Regno Unito, la Russia, la Germania e l’impero ottomano e negli anni successivi l’Italia, la Bulgaria, la Romania e gli Stati Uniti (solo per citare i più noti). All’epoca eravamo vincolati alla Triplice Alleanza, costituita appunto da noi, dalla Germania e dall’Austria, ma, con il nostro consueto voltagabbana, dopo segrete trattative, passammo di campo e fu così che il 24 maggio 1915 dichiarammo guerra alla sola Austria. Come al solito il nostro esercito non era pronto, né per i mezzi, spesso obsoleti e addirittura mancanti, né, soprattutto, per l’impreparazione dei comandanti, gente che ragionava ancora come se si trovasse non nel XX secolo, ma in epoca romana. La mobilitazione avvenne con estrema lentezza, non c’era e non ci fu mai un piano strategico, i tentennamenti erano all’ordine del giorno e fu così che perdemmo un’occasione d’oro nel primo mese di belligeranza, perché una decisa nostra puntata verso Dobbiaco non avrebbe potuto essere fermata, stante il velo di truppe austriache presenti, mentre il grosso dell’esercito imperiale era impegnato contro la Russia.
Il libro di Lorenzo Del Boca ripercorre il tragitto di un conflitto orribile, impietoso, in cui i nostri soldati, pur distinguendosi per alto senso del dovere e facendosi in pratica massacrare, si presero costantemente le colpe delle sconfitte, colpe che invece erano dei Comandi Superiori e in primis del Comandante in capo Luigi Cadorna, capace di dissanguare un paese nelle tante battaglie dell’Isonzo adottando la medesima tattica dell’attacco frontale. Lui, inoltre, insieme a Badoglio e a qualcun altro, è l’unico responsabile della disfatta di Caporetto, che volle tuttavia imputare alla vigliaccheria dei soldati.
Ci sono pagine e pagine che parlano della vita in trincea, dell’assenza della benché minima visione strategica e tattica, delle punizioni, spesso immotivate, dei poveri fantaccini, delle fucilazioni gratuite, delle decimazioni, tanto che verrebbe da pensare che il nemico non era quello che ci fronteggiava, bensì chi decideva scelleratamente nelle retrovie. A Cadorna, poi rimosso dall’incarico su pressioni degli alleati e sostituito dal generale Diaz, intitolarono vie e piazze, e ancora ce n’è qualcuna che porta il suo nome; dico solo che a lasciare intestato qualche cosa a questo sciagurato è criminale, perché era meritevole di un solo trattamento: degradazione pubblica e fucilazione alla schiena.
Insomma, la nostra tradizione che dall’Unità d’Italia ci vede sconfitti in una guerra sembrava confermata anche nella Prima Guerra Mondiale senza una battaglia vinta, a meno che non si voglia considerare una vittoria la nostra eroica resistenza sul Piave, mirabile esempio di sacrificio di quegli stessi soldati che Cadorna aveva tacciato di vigliaccheria. Poi venne Vittorio Veneto, ma più che una battaglia fu l’inseguimento delle truppe nemiche, che stremate e consunte, si ritiravano sulle originarie posizioni.
Si dice che la storia insegna e forse è vero, ma si vede che l’Italia è una cattiva scolara, perché altrimenti non vi sarebbe stata la nostra sciagurata partecipazione alla seconda guerra mondiale.
Non siamo un popolo di guerrieri (per fortuna), ma sappiamo fare il nostro dovere; quello che ci manca sono dei capi capaci e onesti, senza i quali continueremo a essere, nel contesto mondiale degli stati, o gli ultimi dei primi, o i primi degli ultimi, insomma di una mediocrità che non riusciamo a toglierci di dosso.
Da leggere.

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Grande guerra, piccoli generali 2010-12-30 10:38:52 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    30 Dicembre, 2010
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Immensamente banalizzante.

Lo stereotipo dell'italiano "che pareggia la guerra" ha un'origine antica quanto la guerra stessa.
Alludo al primo conflitto mondiale che Lorenzo Del Boca, in maniera davvero insufficiente, tenta di disegnare in queste poche pagine a riguardo del popolo italiano.
Il titolo sembrerebbe un felice esordio, ma siamo nel mondo del condizionale.
In realtà Del Boca, tutto intento a demitizzare (che è assai diverso dal revisionare), si dimentica di sacrifici come quello subito con la Strafexpedition dal Corpo d'armata italiano...e si perde in mutandismi e aneddoti di dubbio gusto.
Ridicola la bibliografia.
Con diverso umore e molto più rispetto, soprattutto storico, gli italiani vengono descritti nella "Grande Guerra" dagli storici austriaci.

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Grande guerra, piccoli generali 2008-02-12 03:58:11 Riki Delo
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Opinione inserita da Riki Delo    12 Febbraio, 2008

Dove cominciarono i guai!!

DOVE COMINCIARONO I GUAI!!

A volte noncapisci perchèl'Italia è fatta così...basta leggere illibro di Del Boca per capireche i guai vengonodamoltolontano...

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Loconsiglio a chisi interesse di questioni storiche contemporanee...<br />
"Grande guerra piccoli generali" è unalettura che ti coinvolge
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Grande guerra, piccoli generali 2008-01-31 12:48:46 Marta Riccardi
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Opinione inserita da Marta Riccardi    31 Gennaio, 2008

Bello!!

E' un libro che fa male...perchè rovista nelle nostre ferite e nella nostra cattiva coscienza

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Grande guerra, piccoli generali 2008-01-08 03:13:14 Manuela Ratti
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Opinione inserita da Manuela Ratti    08 Gennaio, 2008

Grande guerra piccoli generali

Poveri ragazzi...mandati a morire senza sapere perchè. La storia ha con loro un debito di riconoscenza che, prima o poi, dovremo deciderci di pagare!

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