Saggistica Storia e biografie Gli anni della peggio gioventù
 

Gli anni della peggio gioventù Gli anni della peggio gioventù

Gli anni della peggio gioventù

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Al termine di un drammatico iter processuale durato dal 1988 al 2003, i giudici italiani hanno considerato pienamente attendibile la versione offerta dal "pentito" di Lotta continua Leonardo Marino su chi e come avesse ucciso il commissario Luigi Calabresi, la mattina del 17 maggio 1972 a Milano. Hanno ritenuto che Marino avesse guidato l'auto che portò l'assassino sul luogo dell'agguato, che Ovidio Bompressi avesse premuto due volte il grilletto alle spalle del commissario, che Giorgio Pietrostefani fosse stato il padrino politico dell'azione e, infine, che Adriano Sofri avesse dato il via definitivo all'operazione. Da quei processi è venuta una condanna a ventidue anni per i tre ex compagni di Marino. Nel frattempo Bompressi è stato graziato dal presidente della Repubblica, Pietrostefani s'è dato latitante (indisturbato) in Francia, Sofri è agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Eppure in Italia una parte larga e talvolta autorevole dell'opinione pubblica continua a credere nell'estraneità totale di Lc a quel delitto. Di tutti gli atti del terrorismo anni Settanta, questo sarebbe l'unico irrisolto e misterioso, compiuto da gente venuta dal nulla e tornata nel nulla senza lasciare traccia. Secondo i sostenitori più accaniti della tesi innocentista, Marino è soltanto un bugiardo che s'è inventato tutto e al quale i giudici hanno creduto in ragione della loro ostilità preconcetta nei confronti di Lc. Ventimila pagine di atti processuali documentano un'altra storia, un'azione che per Giampiero Mughini è nata "dalle viscere di Lotta continua", a cominciare dalla campagna implacabile condotta contro Calabresi, indicato senza alcuna verità come capro espiatorio della tragedia di piazza Fontana. Fondatore e direttore di "Giovane critica", una delle riviste che hanno modellato l'anima del Sessantotto, ex direttore responsabile di giornali provenienti dall'area di Lotta continua, a lungo lui stesso un innocentista, Mughini non prende per oro colato tutta la "confessione" di Marino (ad esempio non è convinto affatto che Sofri abbia dato il via libera definitivo), ma ne ritiene assolutamente veridico il corpo centrale e bolla come inumana panzana quella di attribuire ai giudici un odio preconcetto per gli ex militanti di Lc, gente di cui nessuno più si ricordava nel luglio 1988, l'anno della testimonianza autoaccusatoria di Marino. Quello percorso da Mughini è un itinerario doloroso compiuto in nome della "verità" e del bilancio ideale della sua generazione.



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Gli anni della peggio gioventù 2010-09-06 08:03:07 beppe64
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beppe64 Opinione inserita da beppe64    06 Settembre, 2010
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il peso tremendo del passato

Lettura piacevole e scorrevole, pur nella sua drammaticità. Un viaggio negli inferi, un passaggio crudele ma necessario per quelli che avevano vent'anni in quel periodo. Mi piace Mughini per la sua estrema onestà di pensiero , dove riconosce tutte le porcherie intellettuali e morali che emersero in quegli anni. Da leggere, da studiare, per conoscere una delle pagine buie della nostra storia. E riflettere, perchè la storia ha il vizio di ripetersi...

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Spingendo la notte più in la.
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Gli anni della peggio gioventù 2010-07-22 09:20:52 fabiomic75
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fabiomic75 Opinione inserita da fabiomic75    22 Luglio, 2010
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Gli anni della peggio gioventù

La confessione di Leonardo Marino è veritiera? Di certo per buona parte. A sparare al commissario Calabresi è stato Ovidio Bompressi? Molto probabile. Il mandante dell'omicidio è stato Pietrostefani? Probabile. Adriano Sofri è a conoscenza dei nomi e delle dinamiche dell'operazione? Ancora probabile. Fu lui a dare il via definitivo in una piazza di Pisa come sostiene Marino? Difficile da credere.
Analizzando a fondo le carte processuali Giampiero Mughini (uno dei direttori dei giornali di Lotta continua) trae le proprie conclusioni su una delle vicende più nere della storia italiana, quella dell'assassinio del commissario Calabresi, reo secondo i militanti di Lotta Continua (e non solo) di aver torturato ed ucciso l'anarchico Giuseppe Pinelli a sua volta accusato (ingiustamente) di essere uno degli esecutori dell'attentato a Piazza Fontana. Quello che emerge dal libro di Mughini è un manifesto spietato degli anni '70, anni in cui la politica e gli ideali probabilmente distorti hanno condizionato la vita di molti giovani e sono sfociati nei peggiori atti criminali che il nostro paese possa ricordare. Mughini riconosce col senno di poi tutti i torti della propria generazione pur essendo assolutamente d'accordo con la concessione della grazia ai protagonisti dell'omicidio Calabresi, uomini che, un pò come lui, sono profondamente cambiati negli ultimi trent'anni e che comunque hanno abbondantemente espiato la propria pena, Sofri su tutti.
Consigliato.

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"La notte che Pinelli" di Adriano Sofri
"Spingendo la notte più in là" di Mario Calabresi
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