Freya e Vera. La forza delle donne
Saggistica
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Freya e Vera, la forza delle donne
Nel diluvio di pubblicazioni uscite per il centenario, finirà per risultare ancor più invisibile questo piccolo libro che – scritto da appassionati e pubblicato da una minuscola casa editrice – guarda alla prima guerra mondiale da una prospettiva diversa e tutta femminile. Sono due donne, infatti, le protagoniste che si spartiscono queste pagine: gli autori hanno ricostruito la loro esperienza bellica basandola sui documenti storici e dando al racconto un tono di addolorata partecipazione che non lascia indifferenti. L’italo-inglese Freya Stark opera come crocerossina sul fronte friulano, curando i feriti che arrivano a ondate specie quando sono lanciate le numerose, insensate offensive: i giorni passati a curare menomazioni dolorose anche per chi le assiste sono temperati da sporadiche uscite a contatto con la natura o nelle località vicine. Quando arriva Caporetto, tutto crolla rovinosamente e Freya, assieme al personale dell’ospedale, è costretta ad affrontare la ritirata con una piccola epopea sotto la pioggia percorsa per buona parte a piedi in mezzo al fango. Gli orrori della guerra e le poche parentesi per rifiatare sono raccontate seguendo il filo narrativo del diario della protagonista, in seguito divenuta famosa come esploratrice soprattutto in Medio Oriente. Se, alla fine della ritirata, Freya ritrova vivi coloro che hanno condiviso con lei l’esperienza della guerra, più crudele si rivela il destino di Vera Brittain, alla quale il conflitto porta via il fidanzato (quasi subito, per mano di un cecchino sul fronte occidentale), alcuni amici e, infine, il fratello a cui è legatissima (sull’Altopiano di Asiago a nemmeno cinque mesi dall’armistizio): in un piccolo microcosmo si vede così riflesso l’effetto di una tragedia che ha davvero spazzato via una generazione d’europei. Nella più breve parte a lei dedicata, la futura pacifista è immaginata alcuni anni dopo la fine dei combattimenti, quando è in bilico tra il farsi sopraffare dal ricordo delle tragedie e il trovare in se stessa la forza di superarle. I ricordi del passato, basati sull’epistolario, vengono raccontati in una serie di flashback che rievocano i vecchi sentimenti che i lutti hanno troncato, mentre l’apertura di credito verso il futuro arriva con la decisione, supportata dall’amica Winifred Holtby, di visitare la tomba del fratello a Granezza. In tutto il libro si spande un tono di profonda tristezza, anche se gli autori riescono con delicatezza a evitare la trappola del piagnisteo (‘keep a stiff upper lip’, visto che di inglesi parliamo): tono a cui contribuiscono anche le numerose fotografie che ci restituiscono la giovanissima età di tutti i protagonisti (che avrebbero fatto volentieri a meno di essere tali).