Eredità
Saggistica
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La lettrice distratta
Lili Gruber è una giornalista,da tale scrive libri che sono articoli di giornale,molto pragmatici e,per me che amo i romanzi scorrevoli,non è stato facile leggere questo libro.
La storia di Rosa è una storia molto bella,per quanto possa essere la storia di una donna che cerca di tirare avanti in un paese che vuole togliere tutto,in cui da un giorno all’altro ti trovi a dover fare i conti con la dura realtà.
Questo libro mi ha fatto scoprire una parte di storia a cui non avevo mai dato nessun peso,sapevo i fatti storici perchè il Trentino è stato un territorio sempre in balia degli uomini,ma leggere il punto di vista di donne e uomini che hanno vissuto tutto questo,hanno cercato di difendere la propria tradizione sempre e comunque,nonostante gli italiani,da incivili e sopratutto da irrispettosi,volevano cancellare tutto quello che era tedesco. Ora mi chiedo come questo potesse essere possibile? Eliminare il tedesco da un popolo che lo è stato da praticamente sempre. Ma no,noi dobbiamo sempre farci odiare!
Questo libro è un inno alla forza delle donne,la forza sovrumana che una donna ha dentro di se.
Grazie ai ricordi dell’infanzia della sua famiglia conosciamo una Gruber un pò lontana dalla giornalista,ma c’è sempre un ma….
Come ho già detto prima Lili ha uno stile di scrittura troppo impostato,troppo rigido. Mette dei paletti tra se e il lettore. Il libro ti cattura,ma fino ad un certo punto,non ti trasporta dentro la storia,una storia molto bella,ma scritta non so come definirlo,perchè non è scritta male,ma troppo quadrata,passatemi il termine! La parte interessante del romanzo si concentra,secondo me,nei ricordi della bisnonna,togliendo quelli il libro è quasi un libro di storia e per quanto io ami la storia alcune volte desidererei dell’altro.
Le potenzialità ci sono bisognerebbe sviluppare il libro sotto forma di romanzo,più che articolo di giornale!
Consigliato a chi ama leggere articoli pragmatici.
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Un Tirolo da fiaba
Di Lilli Gruber ho sempre apprezzato le qualità di giornalista e di conduttrice televisiva, ma mi era sconosciuta come narratrice. Incuriosito dall’argomento trattato, ho preso in mano Eredità, che nelle intenzioni dell’autrice è una storia della sua famiglia. Se dopo aver letto le prime 25-30 pagine mi sono entusiasmato, poi proseguendo mi sono emersi dei dubbi, che hanno reso necessarie alcune riflessioni che mi hanno portato a capovolgere l’iniziale giudizio positivo.
Infatti, l’immagine che si ritrae del Sud Tirolo, soprattutto quello agli inizi del secolo scorso, è quasi fiabesca, da cartolina illustrata, un paese compatto, fatto di brave persone, felice, insomma quasi un Shangri-La, non incastonato nel Tibet, ma nelle nostre Dolomiti. L’impressione che si ricava è quella di una narratrice, cresciuta in una famiglia facoltosa e di stretta osservanza cattolica, che non intende vedere più in là di quelle che sono le pareti del suo nido dorato, nido in cui i personaggi suoi ascendenti sono tutti esseri buoni, bravi, intelligenti, insomma quella che si potrebbe definire una stirpe di “Eletti”.
Se mi è lecito dubitare di tutta questa gente così ricca, oltre chi denaro, anche di pregi, ma senza difetti, non mi è possibile credere a un Tirolo Felix, dove tutti sono contenti, stanno economicamente bene, amano il loro imperatore come fossero suoi figli. In effetti le cose non stavano proprio così e le famiglie, almeno buona parte di esse, tiravano avanti come potevano, se non proprio in miseria, comunque senza agi. Basta leggere qualche saggio storico serio per capire come la maggior parte dei tirolesi non vivesse proprio nel migliore dei modi e che lo splendore e l’oro sono solo negli occhi della Gruber. Quanto alla sua famiglia, non posso esprimermi, perché mai ho avuto l’occasione di conoscerne qualche componente; però, è pur lecito dubitare di così tante qualità, anche consentendo all’autrice l’innegabile diritto di amplificarne le doti.
Mi è poi venuto istintivo accostare queste pagine a quelle dei libri scritti da una grande narratrice trentina, Isabella Bossi Fedrigotti, che ci ha fatto conoscere la sua genealogia familiare, ma con ben altri toni, più dimessi, magari cercando di smussare qualche aspetto negativo, senza tuttavia celarlo, e in ogni caso mai assumendo i toni trionfalistici propri dell’autocompiacimento.
Eppure si tratta dello stesso Tirolo, e anche l’epoca è pressoché analoga, e inoltre la famiglia Fedrigotti è pure lei nobile e proprietaria terriera, magari non così facoltosa; resta comunque il fatto che lì c’è una maggiore aderenza alla realtà e anche il tono è compassato, proprio di chi sa vedere oltre le mura del proprio nido.
Quindi, per quanto Eredità sia scritto in un italiano ineccepibile, cosa che ignorano non pochi affermati odierni autori di madrelingua italiana, sono i contenuti che mancano e là dove si pretende che ci siano c’è solo una visione patinata di un mondo che non è mai esistito.
Indicazioni utili
WILLKOMMEN IN SUDTIROL
Poco dopo Trento, un cartello sulla A22 vi dice Willkommen in Sudtirol – Benvenuti in Altoadige: ad accogliervi un paesaggio stupendo, meleti e vigneti talmente perfetti da sembrare quasi finti, castelli arroccati nelle zone più impensabili, che da secoli tengono tutto sotto controllo, boschi di abeti che promettono escursioni di tutti i tipi e per tutti i gusti; si passa infatti dai semplici sentieri naturalistici con cartelli curati nei minimi dettagli che spiegano le specie di flora e fauna presenti in quella zona, a percorsi che si inoltrano nel fitto del bosco per giungere a stupende cascate naturali rinfrescanti, oppure ad altri tragitti un po’ più liberi, in cui a guidare è solo l’istinto e un certo profumino di fungo… ehm … sto dilagando come sempre!!!
Ebbene, il quadretto che vi ho illustrato vi farà sicuramente pensare a una zona stupenda, in cui il contatto con la natura e la cultura è all'ordine del giorno; un paesaggio del genere trasmette un benessere e una pace tali, che non si può non pensare che per secoli questo posto sia stato quasi una riserva di tranquillità e benessere…. niente di più sbagliato.
Qui, proprio in queste zone dove l’aria pure entra in circolo e ti purifica dallo smog della tua città natale, qui, dove le donnole arrivano curiose a strusciarsi ai tuoi piedi come gatti, qui, dove fragoline di bosco e lamponi ti danno il loro benvenuto nei boschi, proprio qui, le due grandi guerre che hanno devastato l’Europa e il mondo nei primi quarantacinque anni del secolo scorso, hanno rivestito un ruolo distruttivo e angosciante nelle vite di coloro che si occupavano quotidianamente e amorevolmente delle loro terre e questo libro è una testimonianza viva di quanto accaduto nell'arco di quel periodo.
Lilli Gruber ci racconta la storia della sua famiglia e della sua terra, grazie alle pagine di un diario redatto niente di meno che dalla sua bisnonna, piccoli frammenti di gioia, dolori, cambiamenti negativi e positivi che hanno disseminato la sua vita e che la sua bisnipote ripercorre e ci regala in questo splendido ritratto, un po’ romanzo, un po’ realtà.
Entrerete nella vita e nella casa di Rosa e di Jakob, scoprirete che a unirli è un amore che durerà e che supererà ostacoli di ogni tipo, soffrirete con loro sia per i problemi che daranno alcuni figli, sia per decisioni ardue che saranno costretti a prendere negli anni della seconda guerra mondiale. Non vi rivelo altro.
Chiuso il libro, ho chiuso gli occhi in preda alla nostalgia di quei luoghi; mi sono ritrovata a passeggiare lungo il Passirio…. ho incrociato una vecchina che mi ha salutato nella sua lingua, ho ricambiato nella mia… mi sembrava un volto familiare…. mi sono girata per rivederla ma non c’era già più… ho alzato lo sguardo al cielo e un’aquila mi ha regalato un battito di ali prima di tornare nella riserva accanto a Castel Tirolo dove ora vive… che fosse Rosa quella vecchina? Chissà…
Buona lettura!!
P.S. Un grazie speciale a Robbie che mi ha regalato questo splendido libro, ben consapevole che l’avrei apprezzato fino all'ultima pagina!