Eleonora d'Aquitania
Saggistica
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Due volte regina
Régine Pernoud ci offre un approfondito racconto della vita di un personaggio storico dai tratti sicuramente eccezionali, Eleonora d’Aquitania.
L’autrice vuole restituire questa donna straordinaria alla conoscenza veicolata dalle fonti storiche e non a leggendari pettegolezzi che spesso hanno alterato la realtà dei fatti. Certamente una figura particolare, regina di Francia prima e successivamente regina d’Inghilterra, madre e nonna di sovrani in svariate parti d’Europa, Eleonora ha senza dubbio attirato, durante la sua lunghissima vita, anche maldicenze e cattiverie. Régine Pernoud invece ce la consegna illuminata dalla luce dell’obiettività storica e emerge così il ritratto di una donna di potere: bellissima e un po’ frivola durante la giovinezza, era una ragazza appassionata, che si lasciava coinvolgere dall’amore per un uomo, per la Letteratura e per la sua terra; indomita e volitiva, aveva l’obiettivo di governare e mal sopportava di essere messa in un angolo. Non era per niente il tipo che si accontenta: dopo aver sposato il re di Francia Luigi VII, che pure era innamorato di lei, non sentendosi pienamente appagata e soddisfatta del suo ruolo di moglie e di regina, chiede l’annullamento del matrimonio e si sposa con Enrico Plantageneto, che in breve tempo diventa re d’Inghilterra e con cui avrà otto figli, fra i quali i leggendari Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra.
Era una donna piena di energia e risolutezza, che nel XII secolo arriva alla non trascurabile età di circa ottant’anni e che soprattutto, fino agli ultimi mesi di vita, non si ferma ma continua a compiere missioni da svolgere per il suo ruolo di regina, anche pericolose, viaggiando da una parte all’altra dell’Europa.
Si tratta quindi di una lettura molto interessante che va al di là della biografia di Eleonora d’Aquitania, siamo di fronte all’appassionante racconto delle vicende politiche e sociali della Francia e dell’Inghilterra del XII secolo, che possiamo goderci accompagnati da una grande medievista.
Un unico appunto, l’autrice ha volutamente non inserito le note in questo testo per rendere la lettura più scorrevole; sinceramente non so quanto questa scelta possa essere condivisibile, infatti, pur essendo chiara l’approfondita conoscenza delle fonti da parte dell’autrice, perché privare il saggio della sua connotazione rigorosamente storica?