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Di questo amore non si deve sapere

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Donna attraente e appassionata, magnetica e vitale, pianista eccellente, poliglotta, rivoluzionaria, impegnata nella lotta per i diritti delle donne, sostenitrice del libero amore, madre di cinque figli e moglie di un ricchissimo industriale russo: è Inessa Armand, votata anima e corpo alla causa bolscevica. Anche se per molto tempo il regime sovietico ha fatto di tutto per tenerlo segreto, fu il grande amore di Lenin, oltre che la sua più fidata collaboratrice. Si conobbero a Parigi nel 1909. Inessa è sepolta per volere di Lenin davanti alle mura del Cremlino vicino a John Reed, ma è stata cancellata dai libri di Storia. Il capo della Rivoluzione non poteva essere macchiato dalla meschinità di un adulterio borghese. Ritanna Armeni ci restituisce il ritratto fremente, dolce e indomabile di una donna che più che al passato sembra appartenere al nostro futuro.



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Di questo amore non si deve sapere 2016-01-25 05:51:47 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    25 Gennaio, 2016
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Inessa e Vladimir Il’i?

La storia delle donne nella Storia è giudicata, ancora, inopportuna e stravagante.

Sono contenta di vivere questo mio tempo ristretto e curioso in cui, infine, è possibile rileggere i fatti della rivoluzione bolscevica attraverso il libro , primo nella mia classifica di letture, della giornalista Ritanna Armeni che compie, con un impegno appassionato, per tutte, una ricerca puntuale e precisa, anche negli archivi russi, aperti nel 1992.

La vita di Inessa appartiene alla rivoluzione comunista e alla nascita dello Stato Sovietico, come le vite di Alexandra Kollontaj, Clara Zetkin, Rosa Luxemburg: il libro è un dono, un risarcimento a Inessa e a tutte le donne che i testi di storia continuano a mortificare, ignorarandole.

Inessa Armand, autonomamente moglie di un industriale tessile, parla quattro lingue, suona il pianoforte, eredita la libertà dei genitori artisti in un ambiente bohémien, preferisce Dostoevskij a ?ernyševskij e Tolstoj a Nekrason. E’ colpita “come da una frustata” quando, in Guerra e pace, legge di Nataša riconosciuta samka, femmina, solo dopo il matrimonio.

Nel 1909, nel parigino Café des Manilleurs, Inessa ha 35 anni, sposata e madre di cinque figli, e rimane rapita dai discorsi del quarantenne Vladimir Il’i? Ul’janov che puntano a rovesciare il sistema zarista. Lenin e la compagna Armand decidono di divenire guide l’una dell’altro e, assieme, provano a convincere la leadership bolscevica dell’importanza delle donne lavoratrici in Russia. Ma Lenin, un po’ per volta, blocca le ambizioni di Inessa e boccia i testi che scrive sulle agitazioni in Irlanda e sul movimento operaio inglese.

E’ bella, Inessa, anche dopo il carcere e i malanni per la tubercolosi; nella foto indossa la kosovorotka, la camicia russa con i bottoni laterali. Ferma e zitta, sconosciuta e a servizio, indispensabile alla causa e silenziosa: prima ancora che culturale e politica, la quaestio è psicologica. Gli uomini e il loro potere non ce la fanno, le rivoluzioni si servono di capipopolo e guardano come secondarie le relazioni e le condizioni del pensiero femminile. Per Lenin, Inessa è Blonina, pratolina, ma rimarrà a riallineare con maniacale precisione, penne e matite sullo scrittoio.

La protagonista apre una libreria, un giornale, una scuola per i figli dei contadini a El’digino, protegge le prostitute e la comunità d’immigrati russi a Parigi, apre una scuola per le donne e a Bologna tiene corsi sulla questione femminile. La sua rivista Rabotnica (Lavoratrice) esce nella giornata della donna del 1914: il tema riguarda l’amore libero e il reddito autonomo, ma chiude contrastata dagli uomini dello stesso partito.

Lenin e Inessa progettano la prima università marxista a Longjumeaux, vicino Parigi, dove lui tiene conferenze di economia politica sulla questione agraria e sul socialismo, mentre lei continua a coltivare divergenze, anche rispetto alla stessa idea di socialismo, espressione di un potere che non sopporta i dissensi.

La compagna Armand sale nella gerarchia del partito, ma scende negli inferi di una Storia che la cancella per decenni. Nella dedizione e nel suo totale impegno pubblico al fianco di Lenin, soffoca perplessità e conflitti. Nel 1918 diviene la donna più potente di Russia, assumendo la direzione dello Žhenotdel, la commissione femminile del Comitato centrale che, nella Russia dei Soviet, pur avendo potere legislativo, è sottovalutata nella sua funzione dalle stesse donne del partito.

Il socialismo e la rivoluzione sono in opposizione agli affetti e al benessere personale, gli interessi della società e della propria vita coincidono, la vita personale è dedicata e immolata all’Utopia. I compagni disapprovano, guardano con imbarazzo i due amanti, rimangono ostili ai diritti delle donne e diffidenti verso il movimento femminile. Lenin continuerà a considerare i sentimenti come una debolezza nell’impegno politico e l’adulterio come pratica borghese: “non si possono avere due passioni” scrive a Inessa.

Vladimir Ill’i?, leader dei bolscevichi, capo dell’Urss, per tutta la vita, si ostina a liquidare la sessualità, l’amore, le relazioni affettive, come stupidaggini, divenendo autoritario e offensivo: per lui, la rivoluzione e la ribellione allo zar hanno bisogno di ben altro. Spaventato dal tradimento del fedele Malinovskij che, in realtà, è una spia della polizia segreta della Russia zarista, Lenin ha contro ormai, in breve tempo, tutti i membri delle varie organizzazioni della socialdemocrazia e muore il 1924, quattro anni dopo Inessa.

Stalin, duramente giudicato da Vladimir Ill’i? nel suo testamento, ricatta Nadja Krupskaja, (moglie di Lenin che ha mantenuto con Inessa un atteggiamento cordiale e sereno e, in apparenza, non ha mai mostrato segni di gelosia e competizione) e la sfida a non pubblicarne il contenuto, altrimenti diventerebbe nota la relazione con Inessa: il patto scellerato dura fino al 1956, anno della pubblicazione del testamento.

Una volta, si chiamavano libri di testo: ricomincio da questo, a riscrivere bibliografie possibili per giovani donne e uomini. Le rivoluzioni devono essere terribili e sanguinose? Il cambiamento di visione antropologica deve prevedere la guerra come necessaria? L’apprendimento sociale di una nuova pluralità è sempre lotta di potere?

La politica come educazione sentimentale: Inessa ci insegna che ogni rivoluzione prevede l’arte e l’attività di coltivare relazioni di éros.

“E’ difficile per uno storico o un accademico, inevitabilmente soggetto a temi maschili, farne il ritratto e orientarsi nella storia e nella psicologia di una donna che riuniva in sé e nella sua vita tante passioni e tante inclinazioni.”p.234


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