Che. Una vita rivoluzionaria
Saggistica
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Una vita rivoluzionaria
Al termine della sbrigativa riunione dello stato maggiore rivoluzionario in cui viene nominato Ministro dell'economia cubana – carica mantenuta sino a quando non proverà ad “esportare” la rivoluzione fuori dal paese centroamericano – il medico e guerrigliero argentino Ernesto Guevara de la Serna, detto “Che”, viene avvicinato da Fidel Castro, che lo prende in disparte:
-Perchè, quando ho chiesto se c'era un economista in sala, hai alzato la mano?-
-Avevo capito “comunista”.-
Quella di Jon Lee Anderson – giornalista, reporter, corrispondente di guerra statunitense – tra le tante è ritenuta la migliore biografia sinora scritta su Ernesto Guevara.
Merito – oltre che di un lavoro di documentazione durato cinque anni e condotto sui luoghi dove il Che ha vissuto e combattuto – di una felicissima combinazione che l'autore ha saputo realizzare: un racconto che cerca i fatti e l'oggettività pur riuscendo a tenere in conto il grande coinvolgimento emotivo che ha suscitato – e suscita tuttora – un personaggio come Che Guevara (non è un caso che Jon Lee Anderson sia stato scelto come principale consulente del progetto cinematografico di Steven Soderbergh sulla figura del Che, interpretato sullo schermo dall'attore Benicio Del Toro).
Il racconto parte dall'infanzia di Ernesto Guevara, per mettere l'accento su quelle circostanze che saranno fondamentali per il suo sviluppo: il forte legame con la figura materna e la costante sofferenza dovuta all'asma bronchiale, malattia dalla quale fu afflitto fino alla fine dei suoi giorni. Ernesto ragazzo reagisce a questo handicap con una determinazione non comune: porta ai limiti il suo fisico – e il malandato apparato respiratorio – attraverso varie pratiche sportive (si dimostrerà un ottimo giocatore di rugby).
Poco prima di arrivare a conclusione dei suoi studi da medico, partirà su una vecchia e scassata motocicletta per il famoso viaggio attraverso il Sudamerica che cambierà la sua vita: quando nessun altro a parte lui può immaginarlo, il contatto con la miseria e lo sfruttamento avranno già dato il via alla “trasformazione” da aspirante medico al rivoluzionario “Che” (chi desidera capire questa decisiva maturazione non può mancare la lettura dello scritto autobiografico “Latinoamericana”, da cui è stato tratto il film “I diari della motocicletta”).
Dopo questa tappa fondamentale, per Ernesto Guevara ci sarà solo l'ideale della rivoluzione anticapitalista – portato avanti in ogni aspetto della propria vita e in ogni paese giudicato adatto a riceverlo – e di una vera giustizia degli uomini (“Non credo che siamo stretti parenti, ma se Lei è capace di tremare d'indignazione ogniqualvolta si commette un'ingiustizia nel mondo, siamo compagni, il che è più importante”).
Anderson traccia a 360 gradi la figura del rivoluzionario più conosciuto al mondo. Decide di ignorare un giudizio storico piuttosto condiviso – che attribuisce al Che una teorizzazione politica di medio livello (a differenza di un'abilità strategico-militare davvero superiore) – e si sofferma ampiamente sull'idea di “uomo nuovo” portata avanti dal comandante argentino (l'unico comandante straniero nell'esercito cubano di rivoluzione): spiegando come la vita del Che sia stata guidata proprio dalla speranza di cambiamento degli individui, Anderson pare aver trovato, più di ogni altro, la chiave di lettura delle azioni di questa figura consacrata, con la sua morte in battaglia, a mito.