Casanova
Saggistica
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Originale biografia
Perché nel 1928 Zweig si dedicò alla scrittura della biografia di Casanova?
La domanda sorge spontanea dopo la lettura delle prime pagine di questo scritto che è ben lontano dalla classica biografia.
Perché dedicarsi a un “ciarlatano famoso” dalla “nobiltà poetica discutibile”? Perché contribuire a fissare il ricordo di uno fra i tanti che, senza volerlo, è assurto a gloria imperitura?
Forse l’ intima consapevolezza che la vita vera gli è sfuggita o il rammarico per una mancata aderenza del suo intimo sentire al tempo da lui vissuto? O ancora l’amara riflessione sul corso della storia? Non so, quanto è profondo Zweig tanto è etereo Casanova. Assistiamo al loro incontro, dunque.
Se è vero che “ un artista di solito dà forma a ciò che ha trascurato nella vita”, risulta chiaro che qui si è agli antipodi: secondo l’austriaco, nel caso del veneziano , l’opera d’arte è la sua vita. Non che egli abbia un alto concetto delle Memorie di Casanova, anzi ricorda che ai suoi tempi se ne leggeva un’edizione rimaneggiata e opportunamente ripulita e ci racconta anche la strana storia editoriale dello scritto. Tuttavia lo sguardo lungo dello storico ne legittima l’esistenza perché l’opera ha il pregio di consegnare il ritratto di un’epoca,veritiero come mai nessun storico o biografo poté fare; lo sguardo onesto del narratore di più ne riconosce la statura del contenuto: dalla morte di Casanova “il mondo non ha inventato (...) un racconto più romantico della sua vita e nessun personaggio più fantastico di Casanova”.
Insomma severità di giudizio e ammirazione convivono amabilmente nei primi due capitoli: “Giacomo Casanova” e “Ritratto del giovane Casanova”. Imperdibile il ritratto del quadro politico e sociale del Settecento, consegnato nel terzo capitolo e tutto dedicato agli avventurieri; l’ironia raggiunge vette godibilissime e passando per Cagliostro e Casanova e altri “impostori sublimi e ladri” si giunge all’apice rappresentato da Napoleone “il genio fra tutti questi talenti”. Attraverso i capitoli “Istruzione e talento” e “Filosofia della superficialità” ( le ultime parole di Casanova furono appunto: “Ho vissuto da filosofo”), si arriva al cuore della trattazione, alla natura del soggetto, alla sua intima essenza “Homo eroticus”. La genialità di Zweig riduce il grande seduttore a un uomo schiavo del suo impulso maniacale ma gli riconosce, proprio in questo versante, e solo in questo, l’unica scintilla di onestà. A riprova di questa tesi offre un interessante paragone con l’hidalgo Don Juan Tenorio, Don Giovanni appunto, e Casanova ne esce trionfale. Se una pecca si vuole riconoscere a tale stile di vita, questa è riconducibile al non aver annoverato la vecchiaia e allora “se lo si è invidiato fino al quarantesimo anno di età, lo si compiange dai quaranta in poi”. Fedele al criterio cronologico, Zweig dedica gli ultimi capitoli agli “Anni nel buio” e al “Ritratto del vecchio Casanova”. Sigla il lavoro il giusto riconoscimento al “Genio autobiografico”.
Da leggere sicuramente , consapevoli di avere tra le mani l’originale biografia di una geniale autobiografia.