Saggistica Storia e biografie All'apparir del vero
 

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Ci sono tanti enigmi che avvolgono la morte del grande poeta di Recanati: il mistero della conversione al cattolicesimo negli ultimi giorni della malattia, la sparizione di alcuni scritti autografi che lo attesterebbero, il giallo delle esequie e della tomba. Leopardi morì all'età di 39 anni, in un periodo in cui il colera stava devastando la città di Napoli. Il referto medico parlava in realtà di pericardite acuta. Grazie ad Antonio Ranieri, che fece interessare della questione il ministro di Polizia, le spoglie - così pare non furono gettate in una fossa comune, come le severe norme igieniche richiedevano, ma inumate nell'atrio della chiesa di San Vitale, sulla via di Pozzuoli presso Fuorigrotta. Nel 1939 la tomba, spostata al Parco Vergiliano a Piedigrotta (altrimenti detto Parco della tomba di Virgilio) nel quartiere Mergellina, fu dichiarata monumento nazionale. Questa la versione ufficiale. Marcello D'Orta, in un'indagine documentata, confuta la versione ufficiale e apre ai lettori una diversa prospettiva.



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All'apparir del vero 2017-11-08 10:05:17 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    08 Novembre, 2017
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Doppio giallo sulla fine di Leoprdi

Scorrevole libro d'indagine ben documentata sulla morte e sepoltura di Leopardi a Napoli, dov'era ospite di Antonio Ranieri.
Ranieri, intellettuale laico e liberale, esiliato e ritornato in seguito a un indulto, portò con sé l'amico Giacomo Leopardi, che per sette anni visse fra Napoli e 'Villa delle Ginestre' alle falde del Vesuvio.

Ranieri scrisse, in vecchiaia decenni dopo l'accaduto, che il Poeta morì per presunta indigestione, quasi improvvisamente tanto che il frate, convocato per amministrargli i Sacramenti, giunse proprio al momento del decesso.
Per evitare la fossa comune alla salma (si era in tempo di colera) venne escogitata una macchinosa traslazione notturna per la sepoltura in una chiesa.

I dubbi riguardanti l'eventuale conversione di Leopardi e la sua sepoltura rimangono aperti.
Quando, vari anni dopo, per una ricognizione sui resti del celebre defunto, ci fu una rilevante sorpresa : la bara conteneva solo alcune ossa in un ammasso di terriccio, e non vi era alcuna traccia del cranio. A chi appartenevano tali resti?

Sull'aspetto religioso, D'Orta ha esaminato le due lettere che Ranieri scrisse al padre del Poeta nei giorni successivi al decesso, in cui si afferma "...non senza essere munito, e antecedentemente e allora stesso, dei più dolci conforti della nostra santa religione".
Poco dopo, la famiglia Leopardi chiese ragguagli alla contessa I. M. , loro parente che si rivolse alla Nunziatura di Napoli, di cui era segretario un Recanatese, il quale scrisse alla nobildonna che il Poeta era morto "assistito e consolato dalla Religione".
Abbiamo inoltre l'ultima lettera che Giacomo scrisse al padre, in cui varie volte si fa riferimento a Dio.
Il frate, convocato al capezzale di Leopardi, quando giunse dunque?

Chi ora a Napoli passeggia nel Parco Virgiliano, faccia una sosta alla tomba che attualmente conserva i presunti (?) resti dello Scrittore di Recanati, tomba non distante da quella di Virgilio che, dell'autore dell' "Eneide", è quasi certo non contenga proprio nulla.

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G. Leopardi
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