16 marzo 1978
Saggistica
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. . . niente di nuovo
Ero adolescente e abitavo in zona il 16 marzo 1978, e ricordo perfettamente quel giorno e i successivi 55, un mio compagno di classe abitava proprio nel palazzo all’angolo sotto al quale avvenne l’eccidio.
Non sono dietrologo né complottista, ritenendo che le cose a volte sono molto più semplici di come sembrano. Il cercare sempre una ulteriore verità, un qualcosa in più rispetto a quello che si sa, è una tendenza innata nell’uomo, la stessa che lo ha fatto progredire nel corso dei millenni.
Penso che riguardo al caso Moro esistano due tipi di verità quella puramente operativa, e quella politica.
Rapito dalle BR puntando sull’effetto sorpresa, in una tranquilla periferica e residenziale strada di Roma, viene tenuto 55 giorni in una prigione del popolo nella periferia della città. Le istituzioni non hanno fatto passi indietro, ed il 9 maggio c’è stato l’epilogo che si presagiva. Era in atto una guerra fra le tante piccole guerre che si verificarono in quel periodo chiamato “Anni di Piombo” che ha fatto 455 morti ed oltre 2000 feriti. Moro è una delle vittime.
Nel corso degli anni sono stati coinvolti i Servizi Segreti, la Cia, il KBG, la Camorra, la Mafia, la banda della Magliana, i Palestinesi il Mossad, la Stasi, il Vaticano, la P2, supporre l’esistenza di ulteriori verità occulte è anche un po’ una trovata editoriale, il “complottismo” ha il suo fascino visto che periodicamente esce sempre un trattato sull’argomento che propone nuove clamorose rivelazioni. Complicare le cose a volte ha il suo fascino ed è anche abbastanza redditizio
Sulla dinamica dell’azione non penso ci sia molto altro da dire, e che non si sarebbe trattato con i terroristi è apparso chiaro fin dall’ inizio.
Ho apprezzato molto, altre opere di Bianconi, ma questo libro non aggiunge molto, anzi quasi nulla rispetto a quello che la sterminata bibliografia sull’argomento ha già proposto.
Il libro è la cronaca politica di quel giorno e di quelli a seguire, con tanti “già visti”, “già letti”, “già sentiti”.