Un paradiso abitato da diavoli
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Don Benedetto, "diavolo" e "bibliofilo"
Benedetto Croce: filosofia e bibliofilia
Il bibliopola napoletano Raimondo Di Maio, con bottega in Donnalbina a Napoli, il 28 maggio del 1989 festeggiò i primi 365 giorni del figlio Giancarlo, stampando un interessante, ed oggi introvabile, opuscolo-plaquette sulla bibliofilia di Benedetto Croce, scritto dalla sua fedele bibliotecaria Dora Marra. Una biblioteca costituita da oltre centomila volumi che è un vero e proprio monumento letterario oltre che umano e scientifico. I caratteri pratici ed etici del modo di essere bibliofilo ci interessano particolarmente in questo intervento che è centrato sull’amore per i libri e che, come si sa, Croce portò con sé per tutta la vita.
Benedetto Croce non fu un maniaco raccoglitore di libri, opuscoli e manoscritti, né solo un abile cercatore di edizioni rare, né tanto meno un frenetico collezionista di cimeli e trofei tipografici. Tutta la sua ricerca e il suo amore per i libri erano subordinati alla sistemazione dell’edificio filosofico e letterario dove egli costruiva e rifondava il suo sapere in maniera chiaramente concentrica e significativa. Eppure, “Don Benedetto” fu anche un amante del libro nella sua fisicità e perciò stesso disposto ad una relazione per niente esteriore e fittizia con le lusinghe e gli intrighi che caratterizzano la bibliofilia.
Dora Marra ricorda dei suoi anni vissuti accanto a lui il suo voler andare in giro per le botteghe piccole e grandi dei librai antiquari napoletani, e no solo a Napoli. Era solito soffermarsi ad ogni banco e dare uno sguardo rapido ai titoli, poi la mano si stendeva a prendere con decisione il testo o l’opuscolo per infilarlo nella tasca del cappotto riservandosi poi più tardi il gusto di studiarselo a fondo, Era come l’attesa di un evento che aveva nell’attesa, appunto, la sua parte migliore. Una volta a casa si apprestava a fare una scheda scritta, in una calligrafia minuta, su di un foglio o addirittura sul risvolto del libro, una nota descrittiva. Si stendeva, così facendo, la storia intima della sua bibliofilia strettamente legata alla sua formazione spirituale, alla sua visione del mondo, ed alla sua personalità di filosofo, letterato e storico.
Ogni volume, ogni opuscolo, ogni testo concorreva, e lo verifichiamo ancora oggi, a tessere il filo conduttore di una storia intima, un ricordo storico o letterario, uno spunto umano e sentimentale di un futuro lavoro, oppure un documento nuovo di un tema già svolto o da approfondire. Quelle note diventavano notizie bibliografiche che potevano essere sviluppate poi in articoli che concorrevano a tenere vivi i suoi interessi ea conservare la sua memoria.
Amatore di libri, dice Dora Marra, Benedetto Croce lo fu sin dalla nascita, se possibile. Nel suo libro “Contributo alla critica di me stesso” egli ricorda quando, accanto alla madre, donna dotata di fine gusto artistico, di appena sei-sette anni, coltivava l’affetto per i libri nella loro materialità, “l’odore della carta stampata gli dava una dolce voluttà”. Un piacere che con gli anni si andò intensificando, diventando erudizione. La sua grande biblioteca venne formandosi spontaneamente, senza alcuna programmazione o intento, in una crescita costante ed inarrestabile, come un fiume che alimentava la sua conoscenza e che si concretizzava in una profonda cultura che spaziava da un ramo all’altro della conoscenza. Nel periodo in cui fu ministro della P. I. i suoi interessi si rivolsero alla rivoluzione napoletana del 1799. La storia e la politica si intrecciano e si intersecano nella importantissima collezione degli scrittori del seicento, ricca di edizioni rare ed esemplari classici dedicati, per esempio, ai poeti minori del quattro e cinquecento dell’Italia meridionale.
Accanto ai libri, alla documentazione a schede ed agli articoli, va messa la collezione di importanti manoscritti come ad esempio la “collectio viciana”, vale a dire la più completa raccolta di esemplari delle opere di Gianbattista Vico molto rare, e a volte unici, con correzioni autografe. Tutto amorosamente custodito, collezionato e studiato come si può leggere dalla introduzione al suo saggio sull’Estetica del Baumgarten, nella quale scrive:
“Da più decenni cercavo, invano, in cataloghi e presso librai antiquari, una copia della rarissima “Aestetica” del Baumgarten, da me letta e studiata a suo tempo per prestito ottenutone da una biblioteca tedesca, ma che avevo vaghezza di possedere come primo libro recante il titolo di una scienza alla quale molta parte della mia vita intellettuale è legata. E, quando non ci pensavo più, o quando meno ci pensavo, or’è qualche settimana, uno dei librai, che tenevano in nota la mia richiesta, mi annunciò di mettere a mia disposizione, per tanti e tanti franchi svizzeri, un bell’esemplare delle due parti, che difficilmente si trovano insieme, di quell’opera. Mi affrettai a scrivere che accettavo l’offerta; e per alcuni giorni stetti come chi “teme di qualche impedimento spesso, che tra il frutto e la man non gli sia messo”. Ma il libro giunse, l’esemplare era veramente bello, freschissimo, due volumetti in dodicesimo con graziosa legatura settecentesca di tutta pergamena bianca dai tasselli di pallido rosa ed impressi caratteri d’oro; e io li voltai tra le mani e li contemplai con gioiosa soddisfazione”.
Una lettura attenta del testo ci porta facilmente a scoprire quanto grande fosse da parte di Croce la passione, l’amore, si direbbe , il rispetto e la reverenza, per i libri, il libro in quanto tale. Sentimenti coi quali si manifestava anche l’ordine che regnava nella sua biblioteca, la cura con la quale preparava le note e le indicazioni sui libri che dovevano essere rilegati, per le incisioni, i vari allestimenti, per la conservazione e la classificazione. Il suo amore per i libri era un vigile amore per tutte le cose del passato che si estendeva dai libri ai quadri, alle stampe, agli oggetti curiosi, insomma a tutto ciò che dà forma ai ricordi che ruotano intorno ai libri, il mondo al quale i libri si sono rivolti, chi li ha scritti, in una sorta di serie infinita in forma di anelli che formano la personalità dello scrittore, che viene così alla luce nella sua vera identità di scrittore, politico, filosofo, letterato, pensatore. Il vero Bibliofilo, insomma.