Sguardi sul mondo attuale
Saggistica
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Lo sguardo miope di Valéry
Valéry si definiva uno spirito anarchico e ha sempre rifiutato l'impegno politico, accusando ogni partito di quella propaganda che “combine les sentiments et les syllogismes” laddove c'era invece richiesta di fatti e concretezza. E a questo punto noi ci aspetteremmo che il poeta si dimostri osservatore lucido dei problemi del suo tempo e fermo critico, a tratti profeta. Ma dietro quella prosa salda e virtuosa che stenta a tirar fuori i contenuti, i fatti non si rivelano e le idee del padre di Monsieur Teste si scoprono vuote, banali, tanto inconsistenti che è naturale chiedersi se l'autore non ci stia prendendo in giro. Infatti, il poeta di Sète (città, ricordiamo, di Georges Brassens) era senza dubbio una mente tra le più brillanti: i lunghi discorsi di Monsieur Teste erano tra i più cervellotici della letteratura francese, le poesie, neanche a dirlo, tra le più ardue e raffinate. Non mi capacito della mancanza di lucidità, di approfondimento e, in primo luogo, dell'adesione a luoghi comuni e stereotipi della peggior mente borghese (supera di gran lunga De Gaulle!) per quel che riguarda le pecurialità dei francesi, false e banali e leggermente nazionaliste. Non mi resta che fingere che il Valéry saggista non sia mai esistito.