Le tribolazioni del filosofare
Saggistica
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Un grande esercizio di stile filosofico
"L'amor è il primo mobile, il principio a penetrar le cose, la lor trama, la lor natura, il fine, il loro incipio". Con questo verso, che rintraccia l'ispirazione originaria del filosofare nell'amore del sapere e della conoscenza, inizia la Comedia Metaphysica. Si tratta di un testo in versi, incompleto e di autore ignoto, pervenuto misteriosamente tra le mani dei curatori che hanno provveduto a pubblicarlo in forma di commentario, integrando la trascrizione dell'originale manoscritto con note esplicative. Il titolo "Comedia" rimanda immediatamente al capolavoro dantesco e, in effetti, le affinità tra i due poemi sono molteplici. In primo luogo, la struttura generale e lo stile letterario e linguistico. Ma vi è di più: la stessa vicenda appare come l'analogo filosofico del percorso seguito da Dante attraverso l'inferno e il purgatorio per raggiungere il paradiso. Trattandosi, in questo caso, di un percorso filosofico, ad accompagnare il poeta non è Virgilio ma Socrate ed i gironi non sono popolati da peccatori ma da filosofi (o presunti tali), rei di aver commesso gravi errori -metodologici e non- nel tentativo di perseguire la conoscenza. La pena a cui essi sono condannati segue il principio del contrappasso. Vi sono gli scettici, che avendo in vita messo in dubbio ogni cosa, si trovano costretti ad aggrapparsi invano a rocce instabili che si sgretolano lasciandoli continuamente cadere nella melma. Oppure i realisti, rei di aver ipostatizzato inutilmente le entità astratte, costretti a vivere in un giardino incredibilmente rigoglioso ma assumendo la forma spettri incorporei, senza perciò avere la possibilità di interagire con ciò che li circonda. Di anime filosofiche costrette a scontare il loro giusto castigo, i due viaggiatori ne incontrano un'infinità: gli ingenui fedeli ai sensi o al linguaggio, i nichilisti, i dualisti, i relativisti e, soprattutto, coloro che credono che la realtà possieda una qualche struttura robusta indipendente dalla mente. Ma, come il viaggio di Dante tra i peccatori ha come risultato un profondo insegnamento morale, così avviene per i due protagonisti di questa Comedia. Passando attraverso gli errori compiuti dai filosofi, infatti, si scopre via via la vera essenza metafisica del reale che consiste in un deserto illuminato, privo sì di orpelli ontologici ma non per questo totalmente (o relativisticamente) indeterminato.
Ovviamente non esiste alcuna Comedia Metaphysica. O meglio: esiste, ma non è affatto un poema anonimo il cui manoscritto è stato fortunosamente ritrovato e pubblicato. I versi in favella antica di cui è composto il libro sono opera originale dei due autori, Achille C. Varzi e Claudio Calosi, che attorno a tale finzione hanno organizzato un percorso di ricerca filosofico di carattere sostanzialmente divulgativo. Il primo autore non è nuovo a operazioni del genere. Sebbene sia un affermato filosofo con alle spalle moltissime pubblicazioni specialistiche di alto livello, Varzi ha sempre coniugato il rigore della ricerca accademica con la volontà di divulgare la filosofia "con stile", senza che ciò si sia mai tramutato in una rinuncia alla serietà teorica. Suoi, infatti, lo stupendo Il mondo messo a fuoco, profondo testo filosofico in forma epistolare, e le fiabe illustrate de Il pianeta dove scomparivano le cose. In questo caso, il motivo che fa da guida allo svolgimento dell'intero lavoro è un componimento poetico che richiama il volgare fiorentino con cui Dante compose la sua commedia e che affronta i molti nodi cruciali su cui si sono arrovellate le menti dei filosofi fino ai giorni nostri. La parte davvero argomentativa, però, è svolta dalla mole enorme di note a piè di pagina che costituiscono la necessaria integrazione teorica e bibliografica dell'argomento filosofico che viene evocato in modo spesso criptico nei versi. I rimandi, le citazioni e, in qualche modo, lo stesso componimento poetico sono di tutto rispetto. Per ogni tesi filosofica esaminata vengono indicati gli autori che si sono fatti portavoce di argomenti pro o contro di essa, sia per quanto riguarda l'antichità che per quanto riguarda il dibattito contemporaneo: dai classici Platone, Aristotele, Agostino fino ai contemporanei e meno noti Lowe e Sider. Ma non solo filosofi popolano il testo: nelle note si fa spesso riferimento all'arte, alla letteratura, alla musica. Abbondano, inoltre, le considerazioni di carattere decisamente colto riguardo le analogie sia formali che sostanziali tra la Comedia e il testo dantesco.
L'idea è certamente curiosa ed originale. Bisogna però notare che la scelta di basare lo svolgimento su questo complicato sistema di glosse costringe il lettore a continui salti all'interno della pagina, rendendo così la lettura tutt'altro che scorrevole. Più in generale, nonostante il lavoro svolto dagli autori sia -come già detto- di alto livello, rimane il dubbio di aver a che fare con un puro e semplice, e forse per questo un po' sterile, esercizio di stile. Che farne? Sarà forse un giudizio dettato dallo sconcerto di trovarsi di fronte ad un'opera così insolita da essere difficilmente catalogabile, ma il contrasto è tristemente significativo: un libro così profondo e sofisticato che, purtroppo, sembra destinato ad un futuro polveroso sulla libreria, senza possibilità alcuna che si trovi un motivo per riprenderlo in mano una seconda volta.