L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani
Saggistica
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 5
Inquietante ma pur sempre ospite…
Chi (cosa) è L’ospite inquietante di Umberto Galimberti?
È il nichilismo, una terribile realtà, già denunciata dalla filosofia di Nietzsche (“Qui si esprime il fondamentale dato di fatto dell’umano volere, il suo horror vacui. Quel volere ha bisogno di una meta. E preferisce volere il nulla, piuttosto che non volere” - F. Nietzsche, Genealogia della morale), che oggi alberga in pianta stabile negli adolescenti e nei giovani dei giorni nostri.
Sarebbe forse più facile contrastarla se si trattasse di un problema psicologico: ma purtroppo il nichilismo patisce una circostanza aggravante, perché è una condizione culturale, quindi non individuale, bensì strutturale.
L’opera si snoda nell’analisi delle cause, delle modalità e degli effetti di questo pericolo immanente nell’odierna civiltà con interessanti spunti sul desiderio (“Il desiderio rimanda alle stelle: de-sidera”), la forza d’animo (“Oggi la si chiama resilienza, una volta la si chiamava forza d’animo, Platone la nominava thymoeidés e indicava la sua sede nel cuore”) contrapposta all’indifferenza, le sostanze psicotrope e i santuari delle inquietudini giovanili, il potere simbolico della techno-danza. Scattando efficaci fotografie ai fenomeni del gregarismo contemporaneo: la generazione q dal basso quoziente intellettivo ed emotivo, il silenzio degli squatter, i ragazzi dello stadio e la violenza nichilista…
Possibile che il principale rimedio sia quello indicato da chi ha per primo ha smascherato il nichilismo della società occidentale (“Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte, scrive Nietzsche”)?
Giudizio finale: analitico, ospitale e inquietante al tempo stesso.
Bruno Elpis
Indicazioni utili
Insegnare ai giovani l'amore per la vita....
Un saggio interessante sia per l'argomento che tratta (nichilismo filosofico, negazione della realtà sociale, malessere giovanile) che per i risvolti legati a una crisi nell'universo giovanile che purtroppo è presente e talvolta con tragiche conseguenze.
Si assiste a un abbassamento dei valori, per cui molti giovani sprofondati nella noia quotidiana si abbandonano ad atti di violenza gratuita....solo per "ammazzare" il tempo...
Si assiste così a fatti di cronaca che fanno inorridire gli adulti pur senza indurre a una doverosa riflessione: cosa facciamo noi genitori per scongiurare questi effetti deleteri sui nostri figli?
Se non insegnamo il rispetto verso gli altri, l'amore per al vita e il valore per la famiglia, cos'altro possiamo offrire ai nostri figli?
Allora dobbiamo assistere a ragazzi sbandati che aggrediscono i passanti, ad adolescenti che uccidono i loro genitori convinti di farsi giustizia per la loro vera o presunta vacuità morale, ad altri che gettano massi dal cavalcavia delle autostrade per vincere la noia quotidiana, a mini-delinquienti che picchiano gli ignari passanti....caricati da turbe psicologiche molto gravi...
In questo marasma di follia collettiva giovanile che racchiude il nulla, possiamo solo sperare che le nuove generazioni, guidate da educatori capaci di dissipare la nebbia dell'incoscienza, sappiano ritrovare la luce di una strada verso un futuro più promettente...
Che l'ospite inquietante, il nichlismo possa disperdersi nelle loro coscienze, per fare posto a più rassicuranti certezze.
Cordiali saluti a tutti.
Ginseng666
Indicazioni utili
La Filosofia salverà i giovani?
La tesi di fondo che anima il saggio di Umberto Galimberti, filosofo, è che il mondo di oggi, in particolare quello dei giovani, sia pervaso dall’assenza di valori. Il nichilismo infatti è quell’ospite inquietante, ben descritto da Nietzsche che oggi torna ad aggirarsi nella vita dei ragazzi, cancellando prospettive e orizzonti, intristendone le passioni. In un mondo che funziona esclusivamente secondo le leggi del mercato, i giovani si sentono sfiduciati, si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi dentro. Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove però – avverte Galimberti – “ciò che si consuma è la loro stessa vita.
Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino mentre risultano inefficaci i rimedi elaborati dalla cultura laica e dalla religione , perché “Dio è davvero morto”? Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono secondo Galimberti i fenomeni di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo, le violenze degli ultrà negli stadi, l’ecstasy , i sassi gettati dal cavalcavia,i casi di omicidio e di suicidio.
Ma come uscire da questo cupo scenario, che è per Galimberti innanzi tutto un problema culturale, e non psicologico e sociale? Come andare oltre il nichilismo? La soluzione c’è, passa, manco a dirlo, ancora per Nietsche, quando ne La gaia scienza il grande filosofo tedesco scriveva: “La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca, più desiderabile e più misteriosa (…) La vita come mezzo di conoscenza. Con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente vivere e gioiosamente ridere”.
Indicazioni utili
Una finestra aperta sui giovani d'oggi
Questo saggio breve di Galimberti vuole focalizzare la nostra attenzione sul rapporto fra il nichilismo e le nuove generazioni.
Ripartendo dall'infarinatura filosofica inculcataci da Nietzsche, Galimberti punta il dito verso il consumismo e l'edonismo che stanno sempre più diffondendosi (quanto subdolamente?) su larga scala nella società odierna. E il nichilismo li segue tanto, troppo da vicino.
I giovani non hanno alle spalle una solida preparazione socio-psico-culturale e si ritrovano spaesati e "schiacciati" sul presente una volta compiuto il salto dal mondo pueril-adolescenziale a quello adulto. Di conseguenza, si tende a ricercare la felicità immediata (ma anche provvisoria ed effimera) proprio perché il nichilismo preclude sbocchi e prospettive a lungo termine: il bullismo, l'analfabetismo emotivo, le droghe e la ribellione ne sono le conseguenze più evidenti.
Non manca una velata critica ai genitori, colpevoli di non possedere la giusta educazione emotiva e di non spendere tempo "qualitativo" a sufficienza con i figli. E sono proprio loro a essere additati come ulteriore concausa del degrado giovanile, anche se questa non può e non deve essere una valida giustificazione perché un giovane dilapidi così la propria esistenza.
La parte centrale del saggio analizza ad ampio raggio le varie "malattie" dei giovani, divisi nelle generazioni 'del cavalcavia', 'del pugno chiuso', 'x', 'q', 'dello stadio' e 'squatter', ciascuna con particolari sfumature comportamentali.
Infine, la parte conclusiva offre tre principali vie di superamento del nichilismo, anche se personalmente ritengo che due di esse siano aleatorie ed eccessivamente "molli" se rapportate a un "annichilire il nichilismo" - scusate il gioco di parole - pragmatico. L'ultima delle tre è forse l'unica realizzabile, e con buone possibilità di successo.
Per quanto concerne stile e lessico, siamo lontani dalla saggistica tradizionale: Galimberti non si perde nei dettagli statici e ne deriva una lettura fluida, coinvolgente e abbastanza scorrevole. Motivo in più per includerlo nelle librerie delle nostre abitazioni.
L'inquietante Galimberti
“Un libro sui giovani, perché i giovani, anche se non sempre lo sanno, stanno male.” Già da questa frase il libro mi aveva dato una cattiva impressione. Che è stata pienamente confermata. E come poteva essere altrimenti? Galimberti, pseudo-filosofo (a me da questo libro appare più un amanuense, il perché basta chiederlo alle 4 o 5 persone che ha copiato) si aggiunge alla inteminabile lista di filosofi, sociologi, psicologi che credono di sapere tutto dei giovani, anche se in realtà non ne sanno niente. La verità è che non si può generalizzare quando si parla di giovani, ognuno è un caso a sé. Inutile cercare 10000 spiegazioni, inutile rifare l’elenco di droga, sesso, scuola che va male, divertimenti pericolosi. Ogni giovane può, secondo me, trovare la giusta strada per conto suo , senza l’aiuto di galimberti e del suo nichilismo, e tutta questa pubblicità sui problemi dei giovani mi pare insensata e controproducente. Davvero Galimberti non sa che ripetendo tante volte a una persona la stessa cosa alla fine quest’ultima si auto-convince? Andando avanti così forse produrremo una nuova generazione di rassegnati, che diranno, oramai convinti dalle continue pressioni: “Mi drogo, perché sono giovane e ho tanti problemi”. Lasciamo la giovinezza ai giovani, senza farci tanti problemi. E soprattutto, caro Galimberti, non generalizziamo. Su come è stato scritto il libro ci sarebbero molte cose da dire, ma mi limito al fatto che le interminabili liste di citazioni lo rendono molto noioso.