Il complesso di Telemaco
Saggistica
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Il desiderio del Padre
Il complesso di Telemaco è un libro che spiega la disfunzionalità della nostra società con la mancanza del padre, che è anche mancanza del Padre, dunque mancanza di quel limite posto al godimento sfrenato (cui l’animale uomo tende) sancito dalla legge di castrazione o della parola, cioè dalla consapevolezza dell’esistenza dell’Altro.Il limite autoimposto sottrae parte del piacere ma conferisce umanità. Le conseguenze sociali del fatto che la legge del godimento non sia più controbilanciata dalla legge di castrazione o della parola, sono state illustrate nel film di Pasolini Salò, spesso frainteso come rappresentazione delle personali fantasie morbose dell’autore. Recalcati chiama a volte la legge della parola anche legge del desiderio dove con desiderio intende qualcosa di diverso ovviamente dal godimento, in quanto il desiderio comporta amore e sacrificio, anzi è il Desiderio che vale ogni sacrificio. Credo che il desiderio sia l’amore o il desiderio dell’amore nel senso più puro e assoluto. Ora la società di oggi nega la legge della parola o del desiderio che sia, come nega il fatto che esista qualcosa di così desiderabile da sacrificare ad esso il proprio godimento. Dal punto di vista sociale c’è quindi una rinuncia alla auto-limitazione della libertà di godimento, che porta a una umanità disumanizzata e comporta una forte pulsione di morte in un contesto di apparente libertà. Recacati chiama questa situazione particolare “la festa della notte dei Proci”.
Diventa in questo contesto difficile se non impossibile l’esperienza dell’amore adulto che è sempre un amare l’altro come altro, non come una proprietà. Invece, è difficilmente riconoscibile il male che è qualcosa che sta dentro l’uomo. Il male viene frainteso come qualcosa che viene da fuori, creando impedimento al piacere. Infatti, la perdita della legge della parola fa perdere anche il discernimento su se stessi.
Con la crisi della legge della parola non può non essere in crisi il ruolo del genitore. Se in passato il peggior genitore era quello che pensava di incarnare la legge della parola dicendo l’ultima parola, oggi il peggior genitore è il genitore che si sente figlio, narcisista e infantile. Molto bella l’idea di Recalcati che il genitore debba essere come Abramo quando sacrifica Isacco. Deve saper riconoscere che c’è una legge al di sopra di lui e deve non possedere i figli ma saperli affidare al deserto.
Certo, la condizione di mancanza del padre o di latitanza del Padre può essere una condizione positiva e piena di spinte creative, come lo fu per Leonardo da Vinci, non riconosciuto dal padre e cresciuto da due donne. La condizione di orfano è infatti la vera condizione di erede, di colui che è privo di qualcosa, dunque bisognoso. E comunque in mancanza di un padre, tutti però abbiamo un Padre, materialmente assente la cui presenza e il cui ritorno possiamo desiderare.
Recalcati dice infatti che ora siamo nell’epoca di Telemaco. Io credo che intenda dire che siamo nell’epoca dei Proci, del godimento mortifero e sfrenato ragion per cui chi si levi contro questo modo di vivere ponendosi a difesa della legge della parola diventa come Telemaco. Forse intende persino dire che per rinunciare al godimento mortifero bisogna avere un desiderio più grande che può essere un amore, una fiducia nell’amore che spesso ha una radice religiosa-cristiana di forte attaccamento al Padre. Il padre di Telemaco è una figura cristologica. Telemaco fa esistere il padre lottando per il suo nome, come Cristo fa esistere il Padre dando la vita per il Suo nome, mentre Edipo e Narciso sono due senza nome. Anche la lettura di Ulisse di Recalcati è la più bella che mi sia capitata. Ulisse cede a fondo perduto qualcosa di incomparabile (l’immortalità promessa da Calipso) in nome della legge della parola cioè per il desiderio di riabbracciare la famiglia. Come Ulisse pone a rischio tutto per amore, anche Telemaco per poter ricevere l’eredità paterna deve uscire a cercarlo, desiderare l’incontro con lui e rischiare la vita per quell’incontro. Bisogna saper rinunciare alla sirena del godimento mortale e credere alla possibilità di Altro godimento, di una resurrezione dentro questa stessa vita per diventare eredi di un padre e del Padre. Il pensiero di Recalcati ha una forte matrice cristiana.
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Che fare per ridar speranza a un Telemaco affranto
Il complesso di Telemaco di Massimo Recalcati s’interroga sul significato che assume la figura del padre (“La domanda di padre che oggi attraversa il disagio della giovinezza non è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza”) quando il nostro tempo è paragonabile alla notte dei Proci: perché i giovani sono privi di prospettive e di desiderio (“L’esistenza di un nuovo disagio della Civiltà di cui la diffusione epidemica delle nuove forme del sintomo - tossicomania, panico, depressione, dipendenze patologiche, anoressie, bulimie, ecc. - … mette in evidenza una crisi profonda del processo della filiazione simbolica”), perché l’epoca attuale mortifica gli ideali (“In alternativa all’uomo ideologico del Novecento… ciò che lo muove non sono più le grandi passioni ideali, ma la spinta compulsiva del godimento mortale”), le passioni e i rapporti interpersonali, mentre l’ego assurge a totem (“Nuove etnie monosintomatiche delle anoressiche, dei depressi, dei panicati, dei tossicomani, ciascuna radunata intorno alla propria insegna feticistica”).
È finita l’era del figlio Edipo in conflitto con il padre (“Al centro non è più la lotta tra le generazioni, il conflitto tra la Legge e la sua sovversione trasgressiva, ma la solitudine di una generazione che si sente lasciata cadere, abbandonata, che cerca il conforto con il mondo degli adulti ma non lo trova, che fa fatica a trovare degli adulti coi quali misurare il proprio progetto di mondo”) e deve tramontare anche l’età del figlio Narciso ripiegato su se stesso (“Edipo non riesce a essere figlio e la stessa sorte accade a Narciso”). Il figlio Telemaco può rappresentare uno sbocco efficace (“Egli attende il ritorno di un padre. Il suo desiderio è desiderio di ritorno del padre”), nuova speranza di un rapporto filiale e genitoriale finalmente felice e promettente, da celebrare con i versi di Omero: “E Telemaco, abbracciando il padre glorioso, versava lacrime fitte. Entrambi avevano voglia di piangere, e piangevano forte, gemendo più degli uccelli, più delle aquile o degli avvoltoi dagli artigli ricurvi a cui i contadini rubarono i piccoli prima che avessero messo le ali. Così pietosamente versava lacrime da sotto le ciglia” (Omero, Odissea, canto XVI). Non sono versi bellissimi?
Giudizio finale: mitologico, analitico, propositivo
Bruno Elpis
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Il complesso di Telemaco di Massimo Recalcati
In un tempo in cui l'autorità del padre si è eclissata, a causa di padri che latitano o sono divenuti compagni di giochi dei loro figli - dei Peter Pan che si rifiutano di crescere - Recalcati propone una nuova generazione: quella dei figli Telemaco. Il complesso di Telemaco è il rovesciamento di quello di Edipo: Telemaco cerca il padre, non come un rivale con cui battersi a morte, ma come la possibilità di riportare la Legge della parola nella propria terra. Le nuove generazioni, come Telemaco, sono impegnate a realizzare il movimento di riconquista del proprio avvenire e della propria eredità (non una eredità materiale, ma l'eredità della parola).
Il padre che Telemaco invoca non è un padre-padrone, ma un padre testimone, che gli insegni il senso della vita, attraverso il desiderio. In un tempo in cui la legge che conta è quella del godimento, un imperativo che anziché liberare la vita la opprime rendendola schiava, dobbiamo re-imparare a desiderare un desiderio sano. Perché, al contrario, il desiderio insaziabile genera schiavitù: mentre consuma i suoi oggetti, consuma anche chi li consuma. Per questo Telemaco invoca il ritorno della legge. I giovani di oggi, pur avendo più libertà di qualsiasi generazione precedente sono depressi, perché la loro libertà è un circo di godimento senza avvenire, senza possibilità di lavoro, né di realizzazione. Recalcati nel suo saggio ci parla di quattro tipi diversi di figli: il figlio-Edipo, che sfida le vecchie generazioni per affermare il suo desiderio, quindi sperimenta il padre come un ostacolo alla realizzazione del suo soddisfacimento e nega sia lui che la sua eredità. Al contrario, il figlio anti-Edipo fugge dalla legge, la rifiuta, in nome del proprio Es, che è l'espressione della potenza anarchica del corpo che gode ovunque. Il figlio Narciso, invece, nasce dal padre che gli evita qualsiasi frustrazione e non gli pone nessun limite, trasmettendo nel figlio l'assenza totale del senso di colpa. Il figlio Narciso è senza desiderio, è apatico, perso nel mondo, è un erede che vivacchia. A questi tre tipi di figli Recalcati oppone il figlio Telemaco: colui che guarda l'orizzonte e aspetta il ritorno del padre, della legge, del rispetto. Egli non vive il padre come ostacolo ed è il giusto erede. Egli è alla ricerca del senso umano della legge, non solo di quello giuridico. L'eredità di Telemaco non è un'eredità passiva, ma una riconquista: lui non aspetta che il padre ritorni, ma va alla sua ricerca. Il suo ereditare è la conquista della propria soggettività: lui entra in contatto con il proprio passato, lo accetta e lo supera. Eredita dal padre la possibilità del desiderio e questo perché anche il padre crede nei desideri del proprio figlio e li appoggia, sostenendolo. Il compito del genitore, che è chiamato ad accettare la vita di ognuno dei suoi figli come unica e insostituibile, è quello di saper lasciare andare il proprio figlio al momento giusto e la sua eredità è quella di trasmettere ai figli il desiderio è la testimonianza che che c'è una vita capace di soddisfazione umana.
Mi è piaciuto, come del resto tutti i saggi di Massimo Recalcati, che consiglio a chiunque è che io stessa seguiterò ad approfondire.