I tabù del mondo
Saggistica
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Proibizione, trasgressione e colpa
I tabù del mondo di Massimo Recalcati propone una chiave di lettura della realtà dissipando le ombra dei tabù: “Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”.
I tabù e l’indagine degli effetti indotti dalla proibizione consentono di leggere fenomeni sociali (il tabù dello straniero) e individuali (il corpo nudo: nudità ed erotismo) mettendo in relazione la sfera privata con quella sociale (l’esibizionismo e la chirurgia estetica:“Non si tratta di godere nell’esporsi ma nello sconcertare chi osserva la scena, nell’infrangere non il proprio tabù ma quello dell’Altro”).
La rassegna è ricca: Narciso (“L’illusione narcisistica vorrebbe cancellare il tabù della dipendenza dell’uomo dall’altro”), Antigone (“La condanna a essere sepolta viva… ella si spinge a spezzare il tabù della morte”), il complesso di Priapo, il tabù della verginità, la mantide religiosa, Don Giovanni e il tabù della donna (“Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”), sino al tabù della morte e dell’eutanasia.
Si chiude con un paradosso (l’elogio di un nuovo tabù: la gratitudine) e con una domanda: pregare è diventato un tabù?
Bruno Elpis
Indicazioni utili
Tabù, vita, desiderio e mistero dell' esistenza
“ Tutti i tabù del mondo “ pone al centro della riflessione il comportamento umano e la sua ricerca di un senso compiuto rigettando nel tempo tutti quei “ tabù “ posti a confine e limite dell’ esistenza, retaggio culturale di un’ ancestralita’ che viveva ed imponeva rigidi vincoli oppressivi e dogmatici e, per contro, analisi e critica di un presente che si nutre di “ libertà “ illimitata, incurante di limitazioni e barriere pregresse.
Massimo Recalcati, in questa raccolta di articoli apparsi sul quotidiano Repubblica, si interroga su quanto i tabù nel corso della storia abbiano condizionato e limitato l’ espressione umana e quanto invece la progressiva assenza ed aspra critica degli stessi abbia contribuito oggi a generare e costruire una neo dimensione del se’ e della propria rappresentazione nel mondo.
Come sempre, la verità sta nel mezzo. L’ eccesso dei tabù ha soffocato per secoli l’ individuo in una Legge patriarcale e millenaria, su sfondo dogmatico, limitando la conoscenza ed il desiderio di conoscenza ( Ulisse ha violato per primo questo tabù ) ma l’ eccessiva libertà personale, figlia del nostro tempo, degenera in una assenza della “ Legge “ stessa che inevitabilmente sfocia nella privazione del " desiderio “, smarrimento, confusione, narcisismo, quindi in una neo- schiavitu’ artefatta che soffre di panico, di quella che già Pasolini definiva in modo lungimirante “ la libertà offerta dal politeismo della società dei consumi e’ in realtà una forma inedita di schiavitu’ “.
Ed allora ci si interroga su vincoli e libertà , e sul reale significato attribuibile al termine tabù. Perché esso non possiede semplicemente un’ accezione negativa, restringente, superstiziosa, ma pone l’ uomo di fronte ad un neo-significato del se’, in una dimensione che ci permetta di riappropriarci di un senso di limitatezza umana legata al mistero della vita stessa e la cui violazione ci porti a riscoprirne senso e significato profondo.
Ecco che in una rivisitazione globale di figure mitologiche, personaggi letterari, attingendo a filosofi, pensatori, psicoanalisti, in una caleidoscopica giostra di esperienze e sentimenti della vita e della forza da essa espressa, ci affacciamo in un mondo, il nostro, che sembra avere cancellato ogni forma di tabù.
Si affronta lo spettro narcisistico, che nega ogni dipendenza dal’ altro per restare prigionieri di se stessi, si parla di avarizia, che mette la vita in una cassaforte al riparo dalla vita stessa, di idolatria feticista, in cui il rapporto disumanizzato diviene soggetto-oggetto, di perversione, in cui si cerca di affermare in toto la Legge di natura contro la Legge degli uomini, di fedeltà, oggi si vive di poliamore ed amore “ narcisistico “, una contraddizione in termini, di educazione, libertaria e senza più vincoli, ne’ senso del limite, di follia, allontanata e respinta nel regno della ragione, di esibizionismo, che porta a volere fare abbassare lo sguardo dell’ altro generando angoscia, di verginità, che non definisce il corpo incontaminato del sesso ma la possibilità di rinnovare sempre il nostro rapporto con le cose e le persone, di superbia ed invidia per l’ essenza e la vita dell’ altro, di anoressia e collezionismo.
Ma si guarda anche alla “ hybris “ di grandi figure mitologiche e letterarie, ad Antigone, Ulisse, Medea, Edipo, Isacco, Caino, Amleto, Don Giovanni, per sconfinare nel pensiero e nella poesia, oggi tralasciati per privilegiare un mondo di oggetti, nell’ etica del lavoro, nella nascita e nel tabù della morte, di eutanasia, in cui il senso della resa rende la nostra vita profondamente umana, di religione, follia, alterita’, gratitudine, in cui semplicemente si ringrazia dell’ esistenza dell’ altro, di tutta quella serie di tabù esistiti e violati che accolgono la vita umana nella propria complessità e globalita’.
Questa raccolta è un sunto delle sconfinate tematiche affrontate dall’ autore negli ultimi anni, in ottica prevalentemente psicoanalitica, ma anche letterario-filosofica, storica e sociologica oltre che vividamente umana, riflettendo con profondità ed intelligenza su passato e contemporaneità.
Tre concetti, a questo proposito, assurgono a sintesi e credo dovremmo fare nostri.
Il tema del “ desiderio “, che ha origine da un senso del limite e che sarebbe soffocato dalla sola soddisfazione dei propri bisogni e del se’; il legame indissolubile nascita-morte ( non la sua contrapposizione o scissione ) che da’ un senso alla vita stessa nella sua limitatezza ma che contribuisce ad allargarne il significato all’ intera esistenza; la somma importanza del termine “ mistero “ della vita, che racchiude essenza ed unicità della umana specie, oltre una pura istintualità prettamente animale, ricordandoci che l’ accesso alla nostra esistenza non sta nell’ affermazione antropocentrica ed egoistica della singola vita, ma nell’ abbracciare un senso più ampio, in primis nel riconoscere ed accogliere quell’ alterita’ che è parte di noi, affermando una Legge più grande, quella dell’ amore e del desiderio ( di cui Antigone e’ espressione massima, scansando ogni idea utilitaristica dell’ esistenza, oltrepassando il tabù della morte ed affermando che la vita in se’, privata della dignità umana, non vale la pena di essere vissuta).