Ecce homo
Saggistica
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Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Röcken, in Germania, nel 1844, e morì a Weimar nel 1900. Appassionato di musica, compì i suoi primi studi nel campo della filologia classica, pubblicando nel 1872 La nascita della tragedia dallo spirito della musica. Le sue opere esercitano ancora oggi una profonda influenza sul pensiero filosofico occidentale. La Newton Compton ha pubblicato Aurora, Genealogia della morale, e i volumi Le grandi opere e Umano troppo umano, Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male, Crepuscolo degli idoli, L’Anticristo e Ecce Homo.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
delirante
Nietzche che dice boh!! Diceva una celebre canzone di Zucchero. In effetti i testi del filosofo tedesco sono abbastanza ermetici e non si prestano ad una lettura superficiale.
Dissacratoria opera autobiografica, uscita nel 1888 fu molto apprezzata dal prof Freud, ma in seguito considerata dai più opera di un folle.
Non si tratta di una autobiografia classica: Nietzsche gioca con la propria vita psichica, la disseziona, la analizza per cercare di comprendere “come si diventa ciò che si è”.
Il fine ultimo si gioca tutto sulla contrapposizione di Dioniso con Cristo. Deve essere superata la visione della vita come una colpa da espiare anzi, la vita deve essere vissuta nella pienezza del suo divenire e chi meglio di Dioniso esprime il continuo mutare degli impulsi e degli eventi in una estasi che conduce alla liberazione dei sensi dai vincoli e dalle regole?
Riuscendo in questa impresa Nietzsche diviene ai propri occhi “il primo uomo come si deve”: Ecce Homo, ecco l’uomo Nietzsche, il prototipo di come si dovrebbe essere (secondo lui).
Il testo è per lo meno farneticante: un delirio continuo di pensieri che si accavallano, si mescolano in un serpeggiare spesso inestricabile con un lessico che agevola l’incomprensione e lo smarrimento. Pensieri, esempi contorti, spiragli di luce. E poi ancora parole a mitraglia collegate tra loro con la saliva ed esempi che confondono ulteriormente le idee. Alla fine però, nonostante tutto, l’uomo Nietsche ci compare di fronte in tutta la sia personalità: non abbiamo capito quasi niente, ma lui è lì davanti a noi che ammira se stesso in tutta la sua sfavillante schizofrenia.. Allucinante.