Mio caro Neandertal
Saggistica
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Un cugino che ci è quasi fratello
Quando oltre cento cinquant'anni fa furono scoperti i primi resti di quello che fu chiamato Homo neanderthalensis la letteratura cominciò a descrivere questo nostro antenato come uno stolido, brutale uomo-scimmia: un essere primordiale, privo di capacità raziocinanti, poco più che uno scimpanzé che camminava su due gambe. Dare a qualcuno del neandetaliano era come definirlo sub-umano.
Ora, dopo un secolo e mezzo di studi, ricerche, scavi, la sua figura è stata completamente rivisitata. Abbiamo scoperto che i Neandertal sono stati una specie altamente evoluta, che è riuscita a sopravvivere per oltre 300.000 anni in condizioni climatiche impervie, evolvendosi e sviluppando una forma di cultura che li portò, alla fine, a prendersi cura di malati e infermi, ad assicurare un decoroso trattamento per i defunti e, forse, ad apprezzare pure l’arte.
Questo interessantissimo volume scritto da un abile divulgatore scientifico in collaborazione con un’antropologa esperta della materia, ci conduce in questo lungo viaggio di riscoperta. I capitoli, senza risultare appesantiti da un criptico linguaggio scientifico, ci descrivono, con agile freschezza, quella che, in base ai risultati degli scavi, doveva essere l’esistenza dei questi uomini del passato, sempre in guerra con un clima impietoso e la scarsità di cibo. Distribuiti in popolazioni esigue su un territorio immenso che andava dalla penisola iberica sino alle steppe ai piedi degli Urali e alle pianure del Vicino Oriente seppero far fronte alle calamità con industriosità e tenacia.
Il libro tenta pure di fornire una risposta al quesito più angoscioso che riguarda i Neandertal: perché essi si estinsero? Spazzata via la tesi, piuttosto semplicistica, dello sterminio dei Neandertal a opera dei più aggressivi e sanguinari Sapiens, suggerisce un’ipotesi affascinante che negli ultimi anni va prendendo sempre più corpo. I Neandertal non si sono estinti, ma si sono fusi con noi e in molti di noi, soprattutto in noi europei, sopravvivono geni tipici dell’Homo neanderthalensis. In effetti è stato ritrovato sino al 3% del loro DNA in ciascun individuo e, complessivamente, pare che almeno il 20% del loro genoma sia sopravvissuto e salvato nel nostro patrimonio genetico.
Quindi non dobbiamo più considerarlo un cugino degenere di cui vergognarci, ma un fratello che, forse, ci ha lasciato in eredità alcuni caratteri che tutt'oggi sfruttiamo a nostro vantaggio.
In conclusione "Mio caro Neandertal" è un libro che offre una lettura assai piacevole e istruttiva e che lascia il lettore con la curiosità di saperne ancora di più sulla storia del nostro lontano passato ancora per lo più oscuro.